Ti è mai capitato, mentre scorrevi la home di Instagram e Tik Tok, che l’algoritmo proponesse video di influencer che raccontano come un prodotto abbia migliorato la loro vita? Poi ne visualizzi altri due, e senza neanche accorgertene, ti ritrovi catapultato sul profilo di quell’utente, pronto a cliccare “acquista”. Benvenuto nell’era dello scroll shopping, il nuovo rituale digitale in cui l’algoritmo fonde storytelling e desiderio. Ogni contenuto viene trasformato in un prodotto, ogni idea in un’identità da seguire, imitare e comprare. Con l’avvento degli e-commerce e dei social media, oggi per comprare basta “scrollare”!
Emozioni e algoritmi: le chiavi del nuovo acquisto
Niente più pomeriggi trascorsi a girare per negozi, ammirando le vetrine e provando quel senso di soddisfazione che durava fino ai saldi di fine stagione. Con l’avvento della tecnologia, ora sono gli algoritmi a guidare le interazioni e gli acquisti, mostrando post affini alle nostre inclinazioni per trasformare ogni visualizzazione in una conversione. Non si tratta soltanto di shopping impulsivo, ma di un ambiente virtuale progettato per far leva sulle emozioni e sulle esigenze più profonde di ogni utente.
In che modo avviene tutto questo?
I contenuti che vengono proposti, spesso offrono soluzioni alle nostre insicurezze, confermano le nostre convinzioni riguardo uno specifico argomento e – aspetto ancora più incisivo – fanno sentire parte di una narrazione collettiva. In altre parole, nell’epoca odierna, i social media rappresentano veri e propri spazi narrativi condivisi, dove i contenuti proposti sono rapidi e preconfezionati e l’identità prende forma seguendo live, mettendo like e facendo acquisti attraverso uno schermo. Grazie a questo innovativo metodo di comunicazione con il fruitore, l’anno scorso Instagram e Tik Tok hanno superato ogni previsione registrando oltre 30 miliardi di vendite di prodotti. Un dato significativo, che dimostra quanto i nostri gusti e le nostre abitudini vadano di pari passo con lo sviluppo tecnologico e con i più recenti cambiamenti culturali.
Definizione dell’identità: il codice segreto dello scroll shopping
Oggi, le persone non sono più interessate agli oggetti in sé ma al racconto che sta dietro che li contraddistingue. L’acquisto online non mira al possesso di un bene materiale, ma diventa un’esperienza che definisce chi siamo. Ecco che allora oltre gli algoritmi e le storie, l’aspirazione di identità diventa il nuovo codice segreto dello scroll shopping. In particolare per i giovani della Gen Z, scrollare equivale a cercarsi e rispecchiarsi in qualcosa e/o qualcuno.
Ci fidiamo solo di quello che ci somiglia, ecco perché il 72% degli utenti Instagram dà valore ai consigli dei digital creator, ignorando le pubblicità dei brand. Non a caso, i migliori risultati di visualizzazione e vendita li ottengono i cosiddetti micro-influencer, ovvero quegli account che contano meno di 100 mila follower, con cui è più facile instaurare un rapporto diretto poiché appaiono più autentici agli occhi di chi guarda. Basta un like o un messaggio per raggiungere performance di conversione quattro volte maggiori delle campagne tradizionali. Possiamo affermare con certezza, dunque, che le live streaming sono divenute il nuovo palco di vendita e il digital creator è il nuovo brand.
Quanto siamo disposti a lasciarci influenzare?
Oggi le piattaforme sfruttano la fame di narrazione degli utenti trasformandosi in vetrine di emozioni e di identità in vendita. Ogni diretta è una performance, un’occasione di connessione ed identificazione. In questo contesto, lo scroll shopping è destinato a perdurare nel tempo, rivoluzionando sempre più il modo in cui l’essere umano vive il proprio rapporto con i prodotti in vendita ed il concetto di identità. Mentre il confine tra intrattenimento e consumo si fa quasi impercettibile, una buona capacità di storytelling diventa essenziale per rendere efficace questa nuova forma di consumo. L’obiettivo? Generare emozioni con un semplice tocco, vendere per definire identità. La domanda che rimane in sospeso è: fino a che punto saremo disposti a lasciarci travolgere da questo irrefrenabile flusso narrativo?