Quando, nel 1971, i Pink Floyd realizzarono le riprese di un concerto in assenza di pubblico nell’Anfiteatro romano di Pompei, non sapevano che stavano scrivendo la storia della musica rock. Anzi, tra i membri della band c’era chi, come David Gilmour, lamentava la mancata possibilità di affrontare le spese di produzione del documentario proprio a causa della rinuncia agli introiti derivanti da un pubblico pagante. Ma Adrian Maben, regista e ideatore dell’impresa, aveva le idee chiare: il silenzio di quel luogo intriso di storia e fascino, avrebbe generato una reazione alchemica combinandosi con la musica trascendentale e lisergica della band britannica.

pink floyd live at pompei Life&people MagazineQuando, l’anno seguente, il film venne pubblicato, fu chiaro a tutti – protagonisti compresi – che non si trattava di un semplice film-concerto. Le immagini del sito archeologico deserto, dei volti rappresentati nei mosaici delle domus, delle fumarole della vicina solfatara dei Campi Flegrei, generavano una sinestesia di irresistibile impatto accostate ai corpi dei musicisti circondati da casse, microfoni e strumenti moderni. E soprattutto alla loro musica ricca allo stesso tempo di reminiscenze antiche e suggestioni futuristiche.

E proprio quell’alchimia senza tempo, conferì ai Pink Floyd,

non ancora incoronati dal successo mondiale di Dark Side of the Moon, quell’aura mitologica che ancora oggi si propaga oltre le mode e le generazioni. Il nuovo capitolo del documentario, ribattezzato Pink Floyd Live at Pompeii – MCMLXXII, vedrà la luce il 24 aprile con la programmazione nei cinema con tecnologia IMAX, prevendite disponibili da ieri 5 marzo. Il 2 maggio sarà pubblicata la versione Blu-ray e per la prima volta anche in doppio vinile e doppio CD. La tracklist contiene brani iconici come “a Saucerful of Secret”, che nella nuova uscita sarà riproposta nei contenuti bonus in versione integrale assieme ad un’inedita take alternativa di “Careful with that Axe, Eugene”. Non mancherà l’epica “Echoes”, che resta ad oggi la composizione più lunga dei Pink Floyd con circa 23 minuti.

Il film è impreziosito da riprese in studio

che testimoniano le sessioni di registrazione del monumentale Dark side of the Moon che avrebbe proiettato i Pink Floyd nell’iperuranio. Chi vide quelle testimonianze video nel 1972, non sapeva che stava assistendo, – quasi come sbirciando dal buco della serratura – alla creazione di uno degli album più longevi e seminali della storia della musica. Chi lo guarda oggi, non può non provare il brivido che solo i filmati storici possono provocare: vedere Roger Waters che smanetta sull’EMS VCS 3, il sintetizzatore analogico all’epoca all’avanguardia, mentre crea il loop che farà da spina dorsale al brano “On The Run”, equivale ad assistere ad uno dei bivi che avrebbero cambiato il corso degli eventi non solo per la band, ma anche per tutto ciò che sarebbe venuto in seguito sulla scena musicale mondiale.

Pink Floyd live at Pompeii – MCMLXXII consegnerà al pubblico

il concerto del 1971 restaurato e rielaborato in 4K partendo dal negativo originale in 35 mm, con un suono curato da Steven Wilson, che ha potuto elaborare i nastri multitraccia originali, e un mix in Stereo, 5.1 e Dolby Atmos che garantiscono un’esperienza immersiva e inedita pur nel rispetto delle sonorità originali.

pink floyd live at pompei Life&people MagazineOltre al valore artistico inestimabile del documentario di Adrian Maben, c’è un altro dato da pelle d’oca: quella dei Pink Floyd del 1971, seppure “a porte chiuse”, fu la prima performance artistica che si tenne nell’anfiteatro pompeiano, scenario di giochi gladiatori e spettacoli teatrali dell’Antica Roma, dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Negli anni a seguire, soprattutto in tempi più recenti, gli scavi archeologici di Pompei sono stati opportunamente adeguati per l’allestimento di spettacoli musicali e teatrali. Lo stesso Gilmour, nel solco della sua lunga carriera da solista, fece ritorno in pompa magna proprio nell’Anfiteatro per due concerti tenutisi il 7 e l’8 luglio 2016.

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