Marianne Faithfull è scomparsa. C’è qualcosa di poeticamente perfetto nel fatto che se ne sia andata in un grigio gennaio parigino, proprio come quelle volute di fumo che l’hanno accompagnata per tutta la vita. Nel ricordo, Marianne Faithfull resta quella ragazza che ha trasformato ogni sua apparizione in una performance di stile, dove il confine tra il glamour aristocratico delle sue origini e la ribellione rock si fondeva in un’unica, ipnotica danza. L’ abbiamo sempre vista come una duchessa del rock che ha scelto di abdicare al proprio titolo per conquistarne uno tutto suo, trasformando ogni sua caduta in un’ascesa di stile.
Marianne Faithfull: la musa rock che ha reinventato lo stile
Nel guardaroba della storia della moda, Marianne occupa quel prezioso spazio tra l’haute couture e la strada, tra la bambina bene della Swinging London e la dark lady berlinese degli anni più bui. Il suo modo di indossare un abito Ossie Clark come fosse una vestaglia, o di trasformare una giacca vintage in un manifesto di stile, ha ridefinito i codici dell’eleganza ribelle.
La ragazza che vestiva di fumo
Definirla era impossibile: Marianne è stata la quintessenza della metamorfosi nella moda degli anni ’70. La relazione con Mick Jagger ha segnato solo l’inizio di una trasformazione che l’avrebbe vista passare da angelo biondo a dark lady del rock, ma sempre con un tocco di aristocratica nonchalance.
L’inventrice del boho-chic
Nel suo armadio, i maxi dress di Ossie Clark danzavano accanto a giacche di pelle vintage, mentre le bluse vittoriane si mescolavano con pantaloni di velluto a costine. Ha inventato il mix boho-chic prima che diventasse un termine di moda: gonne gitane si alternavano a blazer maschili, stivali consumati si abbinavano a delicati abiti in chiffon.
Le collaborazioni che hanno fatto la storia
La sua collaborazione con Zandra Rhodes ha prodotto alcuni dei look più memorabili del decennio: come dimenticare quel completo in seta dipinta a mano, indossato al Chelsea Arts Club? Le serate negli atelier si trasformavano in sessioni creative dove i vestiti prendevano vita sul suo corpo come sculture in movimento.
La regina strappata: come Marianne Faithfull ha cucito rock e haute couture
Gli anni ’80 l’hanno vista risorgere dalle ceneri del suo passato in una Berlino che sapeva di possibilità e cambiamento. Marianne la Magnifica, come la chiamavano nei club underground della città, ha abbracciato un’estetica dark-romantic che sembrava cucita sulla sua nuova pelle. Il suo stile si è evoluto in qualcosa di più raffinato, ma mai domato. Gli abiti di Ann Demeulemeester e Yohji Yamamoto trovavano posto accanto a pezzi vintage accuratamente selezionati. Come diceva lei stessa:
“Non ho mai seguito le regole della moda, ho solo seguito le mie cicatrici”.
Ricordo Marianne Faitrhfull: l’ultima sigaretta della duchessa del rock
Le nuove generazioni di designer continuano a cercare nei suoi look l’essenza di una ribellione che non passa mai di moda. Saint Laurent ha dedicato un’intera collezione al suo periodo più dark, mentre Kate Moss ha sempre citato le sue apparizioni su Vogue come fonte primaria di ispirazione. Le sue ultime apparizioni pubbliche sono state una masterclass di stile personale, con quei brand che un tempo la vestivano per le copertine ora creando pezzi ispirati al suo guardaroba storico.
Oltre la moda: l’essenza di Marianne
C’è una foto di Marianne, scattatata nei suoi ultimi mesi a Parigi, che racconta tutto: avvolta in un lungo cappotto nero, con gli immancabili occhiali scuri e quella postura inconfondibile: metà aristocratica, metà rocker. E così, in un aprile parigino, la ragazza che vestiva di fumo si è dissolta nell’aria come l’ultima voluta della sua eterna sigaretta, lasciandoci in eredità non solo outfit iconici, ma la prova vivente che la vera eleganza nasce dalle crepe, e che sono proprio quelle crepe a lasciare entrare la luce.