Eliminare dalla propria alimentazione la carne e tutti gli altri prodotti di origine animale, per 31 giorni consecutivi, è una challenge abbracciata da molte persone. Parliamo del Veganuary, neologismo condiviso a livello globale che è risultato della crasi tra “vegan” e “january”: il mese di gennaio è da sempre protagonista di nuovi inizi, di nuovi propositi e di nuove sfide. Dunque, perché non scegliere questa in particolare? Non si tratta di un gioco temporaneo, bensì del tentativo di espandere gli orizzonti personali, abbattere o eventualmente ridimensionare preconcetti sul veganismo. A trarne beneficio potrebbero essere non solo ambiente e regno animale ma anche la nostra salute psico-fisica. Insomma le parole d’ordine sono consapevolezza, rispetto, salute, una concatenata all’altra.
Stile Veganuary: quali benefici?
Più che di “stile” vegano sarebbe più corretto parlare di “filosofia” vegana: d’altronde si tratta di una scelta di vita che va ben oltre a ciò che prepariamo nel piatto. Il Veganuary può essere l’occasione per imparare a conoscere meglio gli alimenti e i nutrienti, a leggere più attentamente le etichette, a seguire stagionalità e filiera, a variare la propria routine gastronomica. In più, optare per ortaggi, frutta, cereali e proteine di origine vegetale – bilanciando tutto al meglio, e rivolgendosi a uno specialista per avere consigli validi e personalizzati – si rivela spesso toccasana per il metabolismo, radicali e cellule, intestino, prevenzione in caso di diabete e malattie cardiovascolari. A confermare i benefici del Veganuary sono scienza e comunità medica.
Ridurre il consumo di prodotti di origine animale è uno dei gesti più significativi
Mai come negli ultimi anni la comunità medico-scientifica ha collaborato con attivisti e volontari per sensibilizzare la società sull’eccessivo consumo di carne. Il primo punto del dibattito è di natura etica: sono conclusi i tempi in cui il regno animale era necessario per il sostentamento dell’essere umano. Eppure, ne siamo di fatto dipendenti.
Tale dipendenza ha creato un sistema circolare discutibile: allevare quanti più animali possibili, nel minor tempo e spazio possibile, per consentire all’uomo di mangiarne il più possibile. L’allevamento intensivo incide sull’inquinamento ambientale (liquami, medicinali, terreni, co2 emesse nell’aria che respiriamo), si accanisce sulla vita degli animali, propone un prodotto finale di bassa qualità. Il Veganuary è quindi l’occasione per puntare su almeno una di queste tre tematiche, per migliorarle.
Come trasformare il Veganuary in uno stile di vita
Scegliere di rinunciare agli alimenti di origine animale, o di ridurli drasticamente, può condizionare positivamente la giornata. Il Veganuary può diventare uno stile di vita definitivo considerata la somma positiva dei “guadagni”: una cultura del cibo più forte e argomentata, molti più alimenti naturali del piatto, più impegno e fantasia ai fornelli, sapere di aver arricchito il proprio corpo con nutrienti più vari, aver chiesto al mercato un minore sacrificio animale. Ecco dunque come la nostra attenzione possa passare facilmente dall’alimentazione alla salute, sia personale sia dell’ambiente.
La pianificazione gioca un ruolo cruciale nel mantenere una dieta equilibrata e mantenere uno stile di vita sano
Per quanto a parole tutte queste argomentazioni possano apparire idilliache e romantiche, nel pratico le cose cambiano, dopotutto il Veganuary è definito sfida e non gioco. Tra lavoro, famiglia e problematiche di varia natura, l’idea di prestare la massima attenzione e impegno anche ai fornelli può spaventare e scoraggiare. Ecco perché la strategia del Meal Prep, o pianificazione dei pasti, può essere di grande aiuto: significa cercare di prevedere la gran parte dei pasti principali della settimana e concentrarne la preparazione in un unico lasso di tempo.
Decisi tutti i pranzi della settimana, per esempio, la spesa sarà veloce e cucinare più porzioni si rivelerà piuttosto pratico. Con i vantaggi che congelatori, metodo del sottovuoto, e contenitori moderni offrono, anche la conservazione casalinga non è più un ostacolo. Ortaggi e proteine vegetali, da questo punto di vista, reagiscono molto meglio rispetto a carne e pesce.
Vegano non vuol dire noioso
A proposito di preconcetti: quanti immagino l’alimentazione vegana come un piatto con due foglie di lattuga, un pomodoro e semi per condire? Quanti immaginano una persona vegana emaciata o sottopeso, triste e grigia? Dimentichiamoci questi ritratti, in un mese possiamo scoprire che i legumi possono diventare salse, creme, ragù, burger, che le verdure sono tantissime e si prestano ad infiniti metodi di cottura diventando persino croccanti chips, che moltissimi piatti della tradizione nascono privi di carne e pesce (la pizza Margherita, la pasta alla Norma, le melanzane alla parmigiana, la panzanella toscana, la ribollita, la farinata di ceci, la pappa al pomodoro, la pasta e fagioli, la polenta). Informandoci bene su nutrienti e ingredienti impiegati (ricordandoci di stare attenti a grassi saturi) scopriremo infine che possiamo scegliere tra moltissimi prodotti plant based che aiuteranno i nostri sensi a non sentire la mancanza di tonno, carne, formaggi e uova.
La forza della comunità e della motivazione
Il Veganuary e il veganismo non sono percorsi semplici da affrontare, né immediati. Irrealistico aspettarsi che una manciata di giorni senza alimenti di origine animali possa cancellare anni di abitudini e cultura. Per questo motivo il consiglio è di rivolgersi a medici e nutrizionisti orientati e specializzati in questo tipo di alimentazione, così da essere consapevoli quali ostacoli affrontare in base alla propria anamnesi. Rivolgetevi alle aziende che propongono plant based o alternative, cercando di capire la differenza tra “surrogato” e “lavorato”. Attingete da fonti verificate e non da blog o forum, e affidatevi a persone che hanno già consolidato esperienza (filosofica e pratica) in questa scelta.
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