Una sensazione si imprime nella mente. Lo sguardo corre tra le pieghe dolci di quell’abito, scolpito con grazia nella pietra. Come se con gli occhi si potesse percepire il marmo gelido, in una straordinaria esplosione sinestetica. Una piega, un plissé, in cui si istilla una storia, un legame profondo tra passato e futuro. C’è una relazione celata ma indissolubile tra l’Auriga di Delfi, una scultura greca che risale al 475 a.C., e le passerelle della moda contemporanea. Un file rouge che trova un punto fermo nel 1909, quando un pittore, fotografo e couturier spagnolo, ispirandosi al richiamo dell’antichità, ha dato vita ad un’invenzione che guardava al futuro: il plissado, o plissé. Una piega a fisarmonica, frutto di una sopraffina tecnica, adagiata su abiti e gonne, che dalle sculture elleniche ai front row della modernità, non ha mai smesso di esercitare il proprio sempiterno fascino.
L’abito Delphos di Mariano Fortuny
Uno sguardo alle passerelle certifica il tributo costante della sartoria nei confronti del plissé, il quale si eleva oltre la semplice tendenza, rappresentando un vero e proprio pilastro della moda. In ogni stile e forma – dalle ispirazioni geometriche a quelle più sportive, dalle tonalità romantiche a quelle metalliche -, il plissettato sopravvive ai secoli e alle mode effimere che permeano la contemporaneità. Ad affascinare ed alimentare l’interesse per i tessuti plissettati è, non solo la grazia e la maestria dietro la tecnica, ma l’incredibile storia che dall’antica Grecia passa attraverso il 1909 e arriva fino ad oggi.
L’invenzione del plissé è attribuita, all’unanimità, a Mariano Fortuny, un autentico visionario che, nel 1909, ispirandosi al chitone ionico dell’Auriga di Delfi, dà vita all’abito Delphos. In un gioco d’unione tra arte e scienza, il designer spagnolo creò un abito a tunica, fuori dalle mode, semplice ma sensuale; in una parola: eterno. Ma ciò che rende unico il Delphos è la presenza del plissé, – brevettato da Fortuny -, che dona all’abito la possibilità di espandersi, rivelando ed esaltando le forme del corpo in un tripudio di femminilità. L’abito era completato da una fila di piccole perle di vetro rifinite sulle spalle e una cintura liscia stampata con motivi floreali o geometrici (oggi nelle versioni più contemporanee i dettagli sono ton-sur-ton con il coloro dell’abito).
Issey Miyake e l’avanguardia del Pleats Please
Di fatto l’abito Delphos con il suo plissé nasceva dalla volontà di Fortuny di avvolgere il corpo femminile, per esaltarne in modo elegante le forme. Un’esigenza che mosse anche, all’inizio degli anni ’70, Issey Miyake: il designer giapponese, mentre si interrogava sulle modalità di “vestizione” di un corpo tridimensionale con tessuti bidimensionali, trovò nel plissé la sua epifania perfetta. Partendo dagli insegnamenti di Fortuny, Miyake mise a punto la sua tecnica del plissé adattandola a tessuti sintetici in cui, la classica forma a zig-zag, veniva ottenuta grazie ad un metodo di fusione a caldo. Inoltre mise a punto un metodo di confezione dell’abito che ribaltava il processo tradizionale: egli, infatti, imprimeva le pieghe solo dopo aver rifinito l’abito, al fine di dare elasticità ai capi che, dunque, si adagiavano con maggior cura sulle forme del corpo.
Dopo anni di studio, la concezione filosofica e stilistica dietro agli abiti del designer nipponico, soprannominato anche “sarto del vento” per la capacità di restituire leggerezza e movimento attraverso le pieghe dei tessuti, trovarono massima espressione nella linea Pleats Please by Issey Miyake, presentata nel 1993. La collezione, che perseguiva l’obiettivo fortemente voluto da Miyake di realizzare abiti universali e accessibili, contribuì a consacrare il designer tra i padri del plissé.
La gonna a pieghe di Marilyn Monroe
Il fascino del plissé ha influenzato anche le grandi dive del passato. A far esplodere ancor più la fama del tessuto a pieghe ci ha pensato la più famosa di sempre, Marilyn Monroe, con l’iconico abito bianco di William Travilla (costumista dell’attrice), protagonista dello scatto realizzato sul set del film Quando la moglie è in vacanza. Nella scena del film, un colpo d’aria proveniente dalle grate della metropolitana di New York, solleva la gonna dell’abito bianco indossato da Marilyn, dando vita ad una delle scene più iconiche di sempre, in cui le pieghe della gonna incarnano eleganza e sensualità.
Una piega che non passa mai di moda
Dopo un secolo dalla sua invenzione, il plissé continua ad ispirare stilisti contemporanei e a popolare i cataloghi delle maison. Da Alessandro Michele per Gucci (FW 15-16) a J.W. Anderson per Loewe, da Marni a Rick Owens, solo per citarne alcuni, sono molti i designer che non resistono al fascino elegante del tessuto pieghettato, reinterpretato in chiave contemporanea ma con ispirazione d’antan. La presenza costante nelle passerelle del plissé, una tecnica che richiede ore di lavorazione e un’elevata abilità artigianale, può essere interpretato come un segnale evidente delle tendenze moda contemporanea a perseguire la linea dell’alta qualità sartoriale. Un monito per un futuro in cui la conoscenza profonda e l’abilità dovrebbero sempre prevalere sui dettagli effimeri che dominano, oggi, l’industria.