Seguaci dei royals e appassionati della cultura aristocratica dell’ultimo secolo, a rapporto: oggi si celebra il mito di Deborah Devonshire (nata Mitford), l’ennesima protagonista di una saga infinita che continua ad affascinare milioni di sudditi e semplici curiosi in giro per il mondo. Quella della nobiltà per eccellenza: l’aristocrazia britannica, fatta di carrozze, gioielli, corone, scandali, regge, palazzi e giardini, nonché abiti lussuosi ed indimenticabili.
Un look originale e assolutamente personale: Deborah Freeman-Mitford amava dettare lo stile piuttosto che seguirlo. Poteva indossare, ad esempio, un classico cappotto d’opera anni ’40, oppure grandi volumi della più pregiata couture parigina, gonne trapuntate, tanto austere quanto eleganti, ma anche abiti acquistati alle fiere agricole dell’entroterra anglosassone. Un dualismo che potrebbe sorprendere se non si ha confidenza con l’eclettismo della famiglia da cui provenivano le celeberrime sorelle Mitford: le sei sorelle note soprattutto per i look iconici ma anche per le controverse, contrastanti, opinioni politiche, che spaziavano dal comunismo più ferreo al nazifascismo che invase l’Europa in quegli anni.
Un thè con Hitler
potrebbe essere il titolo perfetto per un bel romanzo, magari scritto da Nancy o Jessica, le due Mitford più affermate nel campo della scrittura. Peccato che si tratti invece di un fatto di cronaca realmente accaduto, come confermato da Deborah Devonshire stessa in una rara intervista per il Daily Telegraph nel 2007, occasione in cui ha raccontato di quella volta in cui si ritrovò insieme ai suoi genitori a bere un thè con il Führer in carne ed ossa, mentre si trovava in visita a Monaco di Baviera, nel 1937. I contatti con l’alta società, seppur fittissimi, venivano comunque interrotti dalle passioni mondane che caratterizzavano il carattere eccentrico di questa nobildonna. Famosa, in tal senso, la sua smodata passione per il re del rock, Elvis Presley, il suo guilty pleasure forse più celebre.
Tra un cimelio di Elvis e l’altro, Debo, così veniva chiamata dai suoi confidenti più stretti, teneva anche i suoi abiti più iconici. Pietre preziose e ricchezze che solo una facoltosa ereditiera appartenete ad una delle più prominenti famiglie inglesi del ‘900 potrebbe collezionare. Tuttavia, il suo possedimento più redditizio è stato senza dubbio Chatsworth, il castello ereditato e riportato a uno splendore che perdura tutt’oggi, perfetta scenografia sovente utilizzata in produzioni di livello come quella di Orgoglio e Pregiudizio del 2005, con Keira Knightley e Ralph Fiennes.
Il matrimonio con il XI duca di Devonshire,
Le nozze con Andrew Cavendish la videro trasferirsi nel magnifico castello di Chatsworth non appena il conflitto mondiale giunse al termine. Un “meraviglioso casino”, come lo definì la stessa Deborah Devonshire, trasformato negli anni in un capolavoro che ancora oggi tra i suoi giardini, il negozio di souvenir e le prestigiosissime stanze attira migliaia di turisti. Il restauro che partì dall’installazione di nuovi bagni, di un impianto di riscaldamento all’avanguardia e tutti i comfort necessari per vivere agiatamente in una dimora nobiliare.
Negli anni, la duchessa abbellì le sale del castello con sempre più mobili antichi, cimeli e dipinti preziosi. Un lavoro di riqualificazione notevole, che le valse addirittura un riconoscimento dalla Regina Elisabetta: il titolo di Commander of the Royal Victorian Order, conferitole da quest’ultima nel 1999. Chatsworth è ad oggi un’icona imprescindibile dell’opulenza aristocratica inglese: una testimonianza architettonica di stile, gusto e ricchezza che resiste al tempo proprio come la corona che regna su queste enigmatiche isole del Mare del Nord fa da millenni. Dopo la scomparsa del marito, Debo ha deciso di ritirarsi in una piccola casa canonica, lasciando che fossero i figli a prendere le redini della proprietà, tutt’ora assolutamente prospera. Da lontano, ha continuato ad osservarla, a prendersi cura di ogni filo d’erba, nonché delle creature che la abitavano, da lei tanto adorate, fino alla sua dipartita, sopraggiunta nel 2014.