Tra le caratteristiche principali di una storia degna di essere raccontata, a distanza di decenni (ma anche secoli) dal pieno del suo svolgimento, ce n’è una in particolare che sarebbe meglio mettere sempre davanti a tutte le altre, un attimo prima di decidere di andare a tirarla fuori dall’archivio impolverato delle imprese umane del passato e riproporla ai propri contemporanei: la funzione educativa del racconto, il ruolo formativo a cui questo può assurgere nel presente in cui viviamo. La storia di Charlotte Cooper, possiamo affermarlo con assoluta determinazione, ha tutte le carte in regola per essere pedagogicamente riscoperta.

Charlotte Cooper | Life&People MagazineUn nome che dirà ben poco ai più, fatto salvo per i più irriducibili appassionati di tennis. Charlotte è infatti una vera e propria pioniera di questo sport, una leggenda che continua ad ispirare le nuove generazioni di tenniste che sognano di sfidare i pregiudizi, le critiche e le avversità che si presentano sistematicamente ad una atleta donna, sul campo e fuori, con lo stesso coraggio mostrato da lei, Chattie, come veniva affettuosamente chiamata dai suoi sostenitori. Ventuno partecipazioni a Wimbledon, dal 1893 al 1917, condite da cinque successi individuali e due in doppio; la corona olimpica conquistata ai giochi di Parigi del 1900: trofei che testimoniano un talento straordinario che, come spesso accade nei campioni, ha trovato nella perseveranza il suo migliore alleato.

Perseveranza e resilienza,

due parole forse abusate nel vocabolario moderno ma che già un centinaio di anni fa i cronisti devono aver abbinato svariate volte a Charlotte Cooper, che si fregia non a caso di essere la seconda (tra sole quattro partecipanti nella storia) atleta a vincere lo Slam dopo una gravidanza. Il torneo di Wimbledon, quello più ammirato e celebrato del mondo, che l’ha vista trionfare sia in singolo che in doppio, accompagnata dalle solite due racchette, una per l’estate e un’altra per l’inverno, ma anche dalla sua tenacia ineguagliabile.

Charlotte Cooper | Life&People MagazineUno stile di gioco innovativo: la Cooper è stata tra le prime tenniste a servire dall’alto. Chissà quanti ace messi a referto, in un’epoca in cui le statistiche lasciavano largamente spazio alle emozioni e alla spontaneità. Una battuta fulminante che è riuscita a preservare financo a 37 anni, anno della sua ultima vittoria sul prato del campo centrale più ambito del circuito, record di anzianità tutt’ora imbattuto. La partecipazione alle olimpiadi del 1900, tuttavia, è l’evento per cui è maggiormente celebrata: con la conquista della corona olimpica (all’epoca non si parlava ancora di medaglie) sia nel torneo individuale che in quello misto, Chattie è stata la prima donna a trionfare nella sua categoria ai giochi olimpici. Quell’edizione, infatti, è ricordata soprattutto per essere stata la prima aperta anche allo sport femminile.

Anticonformista anche nel privato,

Charlotte era nata nel 1870 in una famiglia modesta. Figlia di un mugnaio, si è sposata a 31 anni con un uomo più giovane, in un momento storico in cui a superare i 25 si era già considerate degli “avanzi”. Concetti ripugnanti che Charlotte Cooper ha sempre rispedito al mittente, con la medesima forza con cui rilanciava le palline, puntualmente e precisamente, nel rettangolo di gioco avversario. Non solo sport: Chattie ha frequentato il Bedford College di Londra con risultati altrettanto brillanti, dove si è laureata in matematica. Dopo il ritiro dal tennis, ha lavorato come insegnante e preside, senza mai rinunciare alla sua passione principale, continuando a giocare a livello amatoriale ben oltre i cinquant’anni.

Charlotte Cooper | Life&People MagazineLa morte sopraggiunta nel 1966 alla veneranda età di 96 anni non ne ha cancellato il ricordo: fintanto che il femminismo avrà ancora bisogno di una giusta spinta per farsi largo tra le coscienze collettive, utilizzando come propellente i racconti ammirevoli e commoventi di centinaia di donne che si sono distinte sfidando i pregiudizi e spargendo i semi per un futuro migliore, la storia di Charlotte Cooper sarà sempre periodicamente presa in prestito dall’archivio e riproposta, dopo una bella spolverata, per fare sì che questa possa continuare a ispirare le nuove generazioni di questo meraviglioso sport, che sta innegabilmente conoscendo un momento di assoluto splendore e rinascita soprattutto nel nostro bel paese.

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