Il caldo e l’estate sono finalmente arrivati. Quest’anno, alle nostre spalle non solo la solita, fastidiosissima, “stagione delle influenze“, passata ormai da qualche mese, ma anche la “stagione degli influencer“, che difficilmente potrà ripresentarsi al prossimo cambio di temperature. L’epoca dell’influencer marketing sembra infatti essere giunta al suo tramonto definitivo, dopo poco meno di un decennio di ascesa costante. Caduti i miti e le statue delle icone dei social, rotte in mille pezzi come la fiducia dei consumatori, a seguito di una serie troppo lunga di scandali e inchieste nei confronti di chi ha usato per anni i suoi follower come moneta di scambio, illudendoli di aver instaurato con loro un rapporto paritario.
La cruda realtà è che questo meccanismo è sempre stato artefatto: non siamo mai entrati nella quotidianità dei nostri idoli semplicemente guardando i loro contenuti, e non ci hanno mai mostrato i veri momenti difficili della propria vita privata; qualsiasi post e qualsiasi storia, che presentasse o meno la dicitura #adv, era studiata solo ed esclusivamente a scopo di lucro. Ebbene sì, persino le campagne per la beneficenza. Una sorpresa per i più buoni di cuore, la conferma di un antico sospetto per i più scettici.
Per quanto riguarda la moda
tutto nasce una quindicina di anni fa, quando gli influencer si chiamavano ancora blogger. Questi blog si sono poi tramutati in pagine social, nella nascita di personalità che hanno per prime raccontato la moda dall’interno, condividendone dettagli e segreti con i milioni di adepti al loro seguito, abituati da sempre ad ammirare le passerelle solamente da lontano, dallo schermo piccolo di una televisione a tubo catodico, o al massimo dalla copertina patinata di una rivista.
Nell’epoca moderna, le personalità di spicco sui social media sono davvero fondamentali per le strategie di marketing dei più importanti marchi di moda e lusso, soprattutto per raggiungere le nicchie più inarrivabili. Stili di vita inspirational, storytelling coinvolgenti, allineamento con i valori del brand e tantissima creatività visiva nei contenuti. L’Influencer Marketing è un ponte tra aziende e clienti dalle fondamenta ancora salde, quantomeno nel settore del luxury branding. Le personalità più in vista sui social in grado di portare contenuti di qualità, dal curriculum pienamente conforme alla vision del marchio, con una community salda e fidelizzata, verranno ancora pagati a peso d’oro nel settore della moda. Ma come si fanno a valutare tutti questi parametri?
Come ha osservato anche Olivier Billon di Ykone,
a valutare l’impatto del marketing generato da una collaborazione con un influencer può essere persino l’intelligenza artificiale. Questa può migliorare i servizi per le agenzie di marketing attraverso l’analisi avanzata dei dati, tutte quelle metriche social che i professionisti del settore conoscono e valutano scrupolosamente. Ykone, ad esempio, utilizza l’intelligenza artificiale per identificare i giusti influencer, prevedere i risultati delle campagne e misurare il ROI. Inoltre, l’intelligenza artificiale può ottimizzare le strategie di comunicazione analizzando i modelli di coinvolgimento del pubblico e suggerendo tempi di pubblicazione ottimali.
Nessuna particolare crisi all’orizzonte, dunque, almeno per i testimonial dalla qualità garantita: quei profili con alti tassi di conversione e di coinvolgimento, in grado di accrescere il Brand Sentiment con contenuti di qualità, così da aumentare la fiducia nei consumatori. L’Influencer Marketing non è affatto morto: si è solo “legalizzato”, parametrato, normato in base alle ultime disposizioni che gli organi di controllo hanno ritenuto opportuno porre in essere. Non a caso, di recente l’AGCOM ha approvato una serie di linee guida studiate e mirate per la tutela delle disposizioni contenute nel “Testo Unico” sui servizi di media audiovisivi da parte degli influencer, soprattutto in termini di promozione e responsabilità editoriale. Tutte disposizioni volte non, come qualcuno erroneamente ipotizza, a cancellare per sempre i trendsetter, ma semplicemente a inaugurare una nuova “stagione degli influencer” più etica e responsabile.