Il fascino vintage anni Settanta torna in passerella grazie alla rivisitazione dell’iconico modello Blondie presentato in occasione della sfilata Gucci Cruise 2025, l’ultima collezione di Sabato De Sarno. Fra minuziosi ricami e frange di cristalli, anche gli accessori hanno un ruolo da protagonisti. Su tutti, spicca la riedizione della celebre borsa che, con le sue nuove dimensioni e il logo arrotondato, è la sintesi perfetta delle influenze contemporanee che ispirano De Sarno e i codici storici del marchio. Un concetto in linea con il tema dei contrasti, al centro della sfilata andata in scena alla Tate Modern di Londra.
La creazione del modello originale negli anni Settanta
Lo stile delle maison di haute couture più blasonate, molto spesso, è immediatamente riconoscibile grazie agli accessori che completano le loro collezioni. In particolare, numerose borse nella storia della moda sono state create ispirandosi a donne famose o personaggi in vista.
L’origine della Gucci Blondie è diversa. Nel 1971, quando viene disegnato e realizzato il primo modello, non ha questo nome e nessuna musa ne influenza lo stile. L’unica vera connotazione è data dal logo con il motivo doppia “G” intrecciata – a formare un cerchio – appena brevettato e applicato su pelle scamosciata, molto usata nel corso degli anni Settanta.
La Gucci Blondie di Alessandro Michele
La borsa Blondie
– in realtà – debutta a Los Angeles, sul glorioso Hollywood Boulevard, in occasione della Gucci Love Parade tenutasi nel novembre 2021. L’allora direttore creativo Alessandro Michele, propone una prima riedizione del modello d’archivio dalla foggia stondata, con l’applicazione dello storico monogramma tridimensionale in metallo dorato, abbinato ad una tracolla a catena intercambiabile.
Il moodboard della collezione unisce, ancora una volta, elementi dall’estetica rétro e contemporanei rifacendosi, però, al senso di libertà – anche sessuale – instillato dal movimento Hippy, insieme al dinamismo di New York City. Uno stile rappresentato in una serie di fotografie vibranti – immortalate da Angelo Pennetta – in cui ragazze androgine con l’inseparabile Blondie passeggiano per le strade della Grande Mela, fermandosi per uno scatto ricordo davanti ai simboli della città, dalla Radio City Music Hall al Guggenheim Museum.
La nuova versione di Sabato De Sarno
Quest’anno la Blondie bag torna in passerella in una nuova versione proposta da Sabato De Sarno. Rispetto ai modelli precedenti, si presenta in diverse declinazioni. La prima, più robusta, è completamente in pelle fiorentina – compreso il logo originale in rilevo – di medie dimensioni e riprodotta in un’ampia palette di colori: dalla tonalità Gucci Rosso Ancora – voluta da De Sarno nel momento del suo debutto – al verde acido.
Una seconda variante è ispirata alla tendenza tipicamente estiva delle borse canvas: realizzata in tela stampata, con bordi e monogramma in pelle, contrappone preziosità e utilitarismo. Oltre al modello da portare a spalla, alla linea si aggiungono quello a secchiello e una shopping bag dallo stile urban.
Le borse Gucci più celebri
Con l’arrivo di De Sarno la maison fiorentina sembra aver intrapreso – per il momento – la via del rinnovamento delle fogge d’archivio senza stravolgerle: abiti e accessori del recente corso, quindi, non nascondono un’estetica vintage, la stessa che richiama l’epoca d’oro del marchio, tra la seconda metà degli anni ’50 e gli ’80: allora le celebrità iniziano a desiderare abiti firmati, accessori e borse, rappresentative dell’heritage della maison.
Ne costituisce un lampante esempio la borsa Fifties Constance, cioè la hobo con cui è spesso fotografata Jackie Kennedy, per questo ribattezzata Gucci Jackie nel 1961. Non va dimenticata nemmeno la Gucci Diana, rivisitazione in versione tote bag anni 2000 di un’altra icona del marchio, ossia la Gucci Bamboo del 1947, capolavoro d’inventiva in un periodo di recessione economica. Tra le altre celebri borse, a fare la storia del brand ci sono la Gucci Horsebit del 1955, la Gucci GG Marmont anni ’70 e la mini bag Dionysus GG ideata da Tom Ford negli anni ’90.