Esistono da sempre motivazioni profonde che stanno alla base del vestire, di natura psicologica e anche politica. L’abito offre la possibilità di un compromesso determinante tra impulsi inconsci in conflitto, spostando l’esibizionismo dal corpo ad un elemento aggiuntivo, l’abbigliamento appunto. L’evoluzione delle fogge, inoltre, è sottoposta a numerosi fattori sociali ed economici che si sommano a paure e superstizioni ataviche. In questo scenario, la forza delle tendenze è talmente prevaricante da riuscire a mettere in secondo piano persino esigenze basilari nella vita, come la salute. È questo il caso del corsetto, capo costrittivo per definizione: le donne che lo indossavano in passato potevano arrivare a desiderare di controllare il loro respiro e la resistenza al dolore, oltre che la forma della silhouette. Una oppressione interiore, oltre che fisica; serviranno figure come Fortuny e Poiret per decretare la fine dell’era bustino rendendolo feticcio della liberazione sessuale in tempi recenti. I top a corpetto, così, si rivelano una tendenza più che mai attuale, opportunamente risemantizzata.
Il corpetto cinquecentesco
Reintrodotto nell’abbigliamento, il bustier da interpretare questa stagione deriva dalla foggia originale. Si tratta del corpetto allacciato apparso nel ‘500: il capo, di origine francese, si distingue per l’allacciatura con cordicelle, studiata in modo tale da lasciar spazio alla voluminosa veste sottostante.
All’epoca, il busto è già osteggiato, non certo per motivazioni femministe bensì perché avrebbe ostacolato le gravidanze. Dalla struttura completamente rigida, con il tempo si passa a busti realizzati in stoffa e stecche di legno pregiato, talvolta anche d’avorio.
Bustino stile tardo Impero o cintura?
All’inizio dell’Ottocento, dopo la disastrosa campagna di Russia e la sconfitta a Lipsia, Napoleone abdica decretando la fine del suo impero. Quest’evoluzione storica porta minimi ma significativi cambiamenti nell’abbigliamento.
Con il delinearsi della moda del primo Romanticismo, le rifiniture si fanno più elaborate e il corsetto inizia a essere delimitato da uno scollo ovale, a trapezio o a punta. È anche ornato da nastri satin che seguono le forme del torace, mentre va indossato come un gilet e può avere l’allacciatura frontale. Ridotto alle sembianze di un alto cinturone, oggi si presta in modo versatile a definire il punto vita negli outfit più disparati.
Il corsetto a punta
Dalla seconda metà dell’Ottocento il busto subisce diverse variazioni nella forma. Prima si afferma una tipologia di corpetto che è a tutti gli effetti una giacca sostenuta da stecche di balena inserite nella fodera interna. Sul davanti, all’altezza della vita, il capo termina con una punta. Lo scollo è ampio e di forma ovale, mentre il modello comprende anche manichette appena sbuffanti. In seguito, sarà dotato di una baschina che finirà per costituire il primo giro di volants della gonna.
Le spalle e il décolleté sono in evidenza per via della forma stretta in basso e più larga in alto dei busti in voga dal Secondo Impero. Questo è il periodo in cui il bustino provoca più danni all’ossatura: sono in primis i medici a chiederne l’abolizione, poiché lo indossano anche le ragazzine in tenera età. Colorato e pop, questo tipo di capo può prestarsi a interpretazioni contemporanee che lo decontestualizzano.
Top a corpetto: evocare mondi proibiti
L’America benpensante degli anni ’50 è attraversata dal “brivido caldo” delle prime immagini fetish, con protagonista Bettie Page in bustier nero. Di lì a poco, Vivienne Westwood lo rende uno dei capisaldi della sua maison, provocando la morale british per tutti gli anni ’70 e ’80. Nel decennio successivo, l’abbigliamento intimo non si nasconde più sotto gli abiti e il corsetto, nostalgico emblema color pesca di un erotismo fin de siècle, diventa popolare grazie a Mugler e Gaultier.
Basti pensare al modello con le coppe del reggiseno a cono che ha reso l’immagine di Madonna universalmente conosciuta. In linea con questo filone, il top dalla silhouette strutturata adesso può aderire anche ai codici dello streetwear spesso dettati dai telefilm in streaming, riferimenti culturali di Millennial e Gen Z e grandi generatori di tendenze. Ne è un esempio il Regencycore ispirato dalla serie TV in costume Bridgerton.
La tendenza dei corsetti da uomo
Prima della sfilata Maison Margiela Artisanal firmata da John Galliano a chiusura della Couture Week 2024 – evento che è già storia – a proporre il corsetto da uomo sono stati diversi designer, da McQueen ieri a Magliano oggi.
Fermo restando che l’abbigliamento fluido non è certo una novità, in Italia l’edizione 2023 del Festival di Sanremo riesce inaspettatamente a incrinare diversi schemi riguardanti il look maschile. Blanco, ospite sul palco, indossa una mise Dolce&Gabbana con camicia sbottonata, sotto la quale si vede un corsetto di tessuto, seguito da Mahmood quest’anno, con bustier appartenente proprio alla collezione Margiela.