Non sono poche le leggende che narrano di tesori sepolti, contesi e rivendicati da più parti. A condurre al loro ritrovamento sarebbero state, in tempi non sospetti, mappe tramandatesi nei secoli. Su pagine sgualcite e ingiallite, una croce indicava il punto in cui iniziare a scavare. Proprio lì, sotto strati di terra, era generalmente custodito un prezioso bottino. Una storia non troppo diversa si narra a proposito dei celebri gioielli reali italiani, anch’essi nascosti per un periodo in segreti sotterranei. Ma prima di ritrovarsi sepolto a chilometri di profondità, intorno agli anni ‘40, questo tesoro, appartenuto alla famiglia Savoia, ha vissuto alla luce del sole. Gemme, diademi, corone hanno brillato per secoli indosso a Re, sovrane e nobili della monarchia italiana.
Il tesoro della Corona dopo la morte di Umberto I
Il primo avventuroso capitolo delle sorti dei gioielli delle Corona si apre il 29 luglio del 1900. Con la morte di Umberto I, assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci, la Regina Margherita consegna i monili reali alla Regina Elena, sua nuora. Insieme al Tesoro dei Savoia c’è un biglietto contenente l’inventario dei gioielli. Un elenco di diademi, diamanti, perle, corone e tanto altro che, nel corso della storia, perderà qualche pezzo per strada.
È il 1946 e un foglio di carta bollata di 12 lire riporta una lista di gioielli appartenuti ai Savoia tra cui spicca la descrizione di un grande diadema a undici volute di brillanti, con 11 perle a goccia, 64 perle tonde e 1040 brillanti. In quell’anno l’Italia era diventata una Repubblica e Luigi Einaudi prende una decisione: dal quel momento in poi il Tesoro della Corona sarà depositato nel caveau della Banca d’Italia. Decisione che segna l’inizio di una lunga contesa dei gioielli, ancora oggi irrisolta, tra gli eredi della famiglia Reale e lo Stato Italiano.
Nascosti in un cunicolo sotterraneo del Cinquecento durante la Seconda Guerra Mondiale
Ma dove era rimasto fino a quel momento il tanto desiderato bottino reale?
È necessario tornare indietro di qualche anno per scoprirlo. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Vittorio Emanuele III, prima di fuggire da Roma, il 6 settembre 1943, ordina che i gioielli della Corona vengano messi al sicuro. Ma di lì a poco la situazione precipita e i tedeschi occupano il Paese saccheggiando ogni luogo. Quando, però, Hitler tenta di impadronirsi del tesoro dei Savoia gli viene detto che il Re lo aveva portato via con sé.
In realtà, i monili reali erano stati traferiti in un nascondiglio segreto proprio per evitare che finissero nelle mani dei Nazisti. Un antico cunicolo del Cinquecento che collegava sottoterra il Quirinale a Palazzo Barberini: era lì che si trovavano i gioielli reali ed è lì che sono rimasti per circa tre anni, fino a quando Einaudi volle spostarli alla Banca d’Italia. Qui, chiusi in un astuccio di pelle nera, rivestito di carta catramata e sigillato con undici suggelli, sono ancora oggi custoditi, sebbene all’appello manchi qualcuno di essi.
Quali gioielli sono elencati nell’inventario custodito alla Banca d’Italia
Già nel 1976, il cofanetto, dopo essere rimasto chiuso per trent’anni, o almeno così si tramanda, viene riaperto alla presenza dei gioiellieri Gianni Bulgari e Tito Vespasiani. Con grande sorpresa, il tesoro in esso contenuto valeva appena poche centinaia di milioni, molto meno di quello che ci si aspettava.
Stando all’originale inventario, i gioielli dei Savoia includevano diverse parure di gioielli acquistate da Carlo Alberto a metà Ottocento, trenta diamanti di taglio circolare del peso di 408 grammi, moltissimi pezzi realizzati dal gioielliere Musy di Torino tra cui diademi, orecchini e bracciali. Tra i monili più preziosi è citato un diadema ordinato da Umberto I, composto da undici volute di brillanti, con 11 perle a goccia, 64 perle circolari, 1040 brillanti, 541diamanti pari 2092 carati.
I gioielli mancanti
Non è dato sapere, però, quali gioielli siano realmente conservati nel caveau della Banca d’Italia; per certo, una parte del tesoro reale è disseminato per l’Italia. Si pensi all’iconica Corona Ferrea, realizzata nel X secolo, che, secondo la leggenda, sarebbe stata forgiata con un chiodo della Croce di Cristo. L’hanno portata sul capo di tutti i sovrani d’Italia a partire da Napoleone ed oggi è esposta presso il Duomo di Monza. Molti sono, poi, i gioielli che finiti in importanti aste, altri sono stati avvistati indosso a ricche donne dell’alta società nel corso degli anni.
Come siano usciti dal caveau dalla Banca d’Italia, ammesso e concesso che in esso ci siano mai arrivati, tutt’oggi resta un mistero. Tra i monili mancanti c’è, ad esempio, la famosa collana a 10 fili con 684 perle donata alla Regina Margherita dal suo consorte. Probabilmente mentre gli eredi della famiglia Savoia e lo Stato Italiano continuano a contendersi il Tesoro della Corona c’è qualcuno che pian piano, anno dopo anno, ne conquista una parte a loro insaputa.