I numeri parlano chiaro: la gestione dei profili social è un elemento fondamentale per chi è alla ricerca di un impiego. A dirlo è un’indagine, che ha coinvolto un campione di circa 500 recruiter: il 51% di loro dichiara di essere stato influenzato negativamente durante il processo di recruiting dopo aver controllato le attività su Instagram, Facebook, LinkedIn e Tik Tok dei candidati. Mai come oggi le azioni virtuali influenzano la vita di tutti i giorni e possono addirittura incidere sulla possibilità di trovare un lavoro, basta infatti postare un singolo contenuto inappropriato per essere scartati e dire addio all’assunzione. Al contrario, alcune buone pratiche aumentano le probabilità di firmare un nuovo contratto di lavoro.
Gestione profili social: attenzione alla foto
A pesare sul giudizio dei datori di lavoro è soprattutto la presenza di foto inappropriate (37%). Il 27% degli intervistati, invece, individua come causa principale del “no” alcuni tratti di personalità visibili dai contenuti pubblicati, mentre per il 17% il motivo è da attribuire a manifestazioni discriminatorie di natura sessuale o razziale nelle interazioni dei candidati. I recruiter dichiarano di analizzare la presenza online del candidato andando a verificare nel 65% dei casi l’esperienza professionale e per il 47% i contenuti postati. Tra i canali social maggiormente impiegati per la ricerca c’è Linkedln, utilizzato dal 96% dei recruiter: c’è chi lo sfrutta per la raccolta delle candidature (67%), chi con lo scopo di ricerca di candidati passivi (60%), cioè quei professionisti che non stanno cercando lavoro attivamente e che non si aspettano di ricevere proposte di lavoro.
Non solo curricula
In rete si trovano annunci di lavoro, si possono inviare le candidature e sempre online spesso si svolgono i primi colloqui e le prime prove, grazie alle tecnologie di videoconferenza che negli ultimi hanno spopolato. Detto ciò, però, non tutti i canali hanno la stessa rilevanza, anzi le differenze tra uno strumento e l’altro possono essere anche decisamente marcate.
I siti aziendali, ad esempio, sono quelli meno considerati da coloro che si occupano dei processi di selezione: sebbene siano utilizzati dal 70% dei candidati, i recruiter che ne fanno uso sono solo il 41%, e soltanto il 34% esprime parere positivo in termini di efficacia. In cima alla classifica degli strumenti più battuti ci sono le bacheche di annunci, utilizzate dall’87% dei candidati e dal 47% dei recruiter. Queste ultime, inoltre, sono ritenute il canale più efficace da parte dei recruiter ottenendo il 62,2% di giudizi positivi.
In buona sostanza, chi cerca un nuovo impiego deve concentrarsi prevalentemente su siti di annunci in cui è possibile caricare il proprio curriculum e, parallelamente, aggiornare con frequenza i propri profili social, senza però pubblicare contenuti inappropriati in quanto oltre alla volontà di mettersi alla ricerca di un lavoro, serve massima attenzione per non vanificare tutto mostrando lati e tratti del proprio carattere in grado di allarmare chi materialmente seleziona il personale di un’azienda.
Il potere della rete
I recruiter apprezzano particolarmente coloro che partecipano alle discussioni su temi che conoscono o che sono affini ai loro ambiti professionali, e chi è aperto ad un confronto costruttivo con altri soggetti che hanno più anni di esperienza in un determinato settore. I social network rappresentano una vetrina davvero molto potente: possono essere utili a tutti, indipendentemente dal lavoro svolto o dal grado di seniority posseduta. Può essere d’aiuto postare contenuti che valorizzano le proprie competenze. Un piccolo ma fondamentale particolare riguarda le impostazioni della privacy: è necessario assicurarsi di rimuovere o rendere privati i contenuti in qualche modo “compromettenti”, che non coincidono con l’immagine professionale che si vuole promuovere.