1885: Alessandro III desidera per la moglie Maria Dagmar di Danimarca un regalo davvero speciale in occasione dell’anniversario dei loro vent’anni di fidanzamento e opta per un dono legato alla Pasqua e straordinariamente prezioso. La storia delle uova Fabergé inizia così, da uno slancio d’amore. Per realizzare tale oggetto, infatti, lo zar si rivolge al gioielliere Peter Carl Fabergé, che era diventato quello stesso anno orafo ufficiale della Corona Imperiale. La sua creazione era bianca con smalto opaco e costruita seguendo il principio della matrioska; all’interno si trovava un tuorlo d’oro, contenente a sua volta una gallina dorata che racchiudeva una copia in miniatura della corona imperiale con un rubino a forma d’uovo. Da allora nacque la tradizione delle uova con sorpresa, che nel giro di pochi anni si diffuse in buona parte del pianeta e da allora ispirò molti artisti e designer di moda.
Le uova di Fabergé: collezioni e valore
Oggi le uova di Fabergé sono custodite gelosamente da tanti collezionisti e appassionati di tutto il mondo: negli Stati Uniti, ad esempio, una delle collezioni degne di nota è quella di Lillian Thomas Pratt, che ne conta cinque. Nel 2004, il miliardario Malcolm Forbes ha messo all’asta le sue nove uova e, nel 2016, l’oligarca russo Viktor Vekselberg ha aperto un museo dedicato a Fabergé che ospita quindici esemplari originali.
Sette delle uova Fabergé realizzate per la famiglia imperiale russa sono ancora disperse, mentre tre sono custodite dalla famiglia Reale Inglese, che possiede anche molti altri oggetti da collezione Fabergé, tra cui ornamenti, cornici e scatole rare. Di finissima realizzazione, alcune uova presentano delle vere e proprie miniature che riproducono avvenimenti della storia russa. L’uovo più costoso mai venduto all’asta è quello della famiglia Rothschild, battuto da Christie’s nel 2007 e venduto per 16,5 milioni di dollari ad Alexander Ivanov, un collezionista d’arte e direttore del Museo nazionale russo. Il gioiello color rosa, creato nel 1902 per la fidanzata del barone Edouard de Rothschild e attualmente esposto al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, ha un orologio sulla facciata e un gallo incastonato di diamanti che spunta dalla cima dell’uovo ad ogni ora.
Da San Pietroburgo alle passerelle
In epoca moderna le forme, le lavorazioni e i motivi delle opere di Fabergé sono spesso fonte d’ispirazione per stilisti di livello internazionale. Gli esempi in tal senso sono molti, a partire dalla collezione 1991 presentata da designer russo Valentin Yudashkin, fino ad arrivare alle creazioni più recenti di maison come Chanel e Dolce&Gabbana. Indimenticabili, tra gli altri, la clutch a uovo decorata in oro e cristalli portata in passerella da Alexander McQueen nel 2008 e gli abiti firmati che nel 2011 riproducevano fedelmente – nelle silhouette e nei patterns in stampe iper vivide – le decorazioni delle uova di origine russa.
Fabergé, inoltre, è stato un punto di riferimento per Oliver Rousteing: l’omaggio più chiaro è quello contenuto nella collezione d’esordio per Balmain (2011) e ripreso nella pre-fall dieci anni più tardi, con ricami su preziosi e impalpabili pizzi nei toni pastello a simboleggiare la gioia nostalgica tipica dell’epoca zarista. Ancora più pronunciato l’omaggio di Margiela Artisanal: nel 2014 le sue modelle indossavano maschere-uova che citavano esplicitamente alcuni capolavori come l’Uovo dell’Incoronazione che lo zar Nicola I regalò alla moglie Alexandra Feodorovna nel 1896.
La gioielleria più importante in Russia
Per progettare e realizzare uno dei suoi celebri gioielli, fino a portarlo a compimento, a Fabergé serviva un anno intero e la collaborazione di una nutrita squadra di artigiani. Le uova resero molto celebre l’orafo russo, tanto da consentirgli di inaugurare diversi laboratori anche in Europa, oltre a quelli di Odessa, Kiev e Mosca. Negli anni di attività dell’orafo il cui nome è legato indissolubilmente agli Zar, si calcola che siano stati prodotti circa 200.000 oggetti preziosi.