Spesso durante le fashion week si tende a circuire l’ispirazione di una sfilata soltanto agli abiti. Negli ultimi anni tuttavia ha cominciato ad assumere un significato molto importante anche l’allestimento, elemento fondamentale per riassumere il mood e lo storytelling che la collezione intende raccontare. A dimostrarlo è Bottega Veneta che, durante la Settimana della moda di Milano, rispolvera un vero e proprio pezzo di storia: lo sgabello Tabouret Cabanon, rendendolo parte integrante del set design nonché chiave di lettura principale del fashion show.
Un’invenzione di Le Corbusier
Come capita alle scoperte di successo, anche il Tabouret vanta una genesi molto particolare; l’invenzione è infatti firmata dal genio dell’architettura Le Corbusier che, nel 1952, decide di realizzare una nuova opera destinata a diventare un pezzo d’arredamento del suo Cabanon, capanna-microcosmo di soli quindici metri quadrati situata in Costa Azzurra (precisamente a Roquebrune), dove il Maestro trascorre l’ultima parte della sua vita.
La praticità diventa forza nella visione di Blazy
Secondo la visione del designer Matthieu Blazy l’opera di Le Corbusier è l’emblema della praticità che entra nel mito; sintesi perfetta del suo stile, incentrato su linee essenziali e abiti confortevoli che non rinunciano all’ambizione di rimanere impressi nella memoria. Questo è dunque il motivo che porta il Direttore Creativo ad allestire il set design della sua ultima sfilata con gli sgabelli LC 14 Cabanon, rendendoli protagonisti.
Il design set di Bottega Veneta
La presa di posizione della casa di moda italiana è forte. In un fashion system dove si è sempre più abituati a vedere sfilare abiti che rimandano all’immaginario haute couture, Blazy intende ripristinare il Prêt-à-porter al suo significato originario (esattamente come fatto da Dior pochi giorni dopo a Parigi) con una linea pragmatica, minimalista e utilitaristica. Un tripudio di essenzialismo messo in contrapposizione con un allestimento dai connotati post apocalittici, in cui svetta nel light design un uso preponderante della luce arancione, utile per richiamare uno scenario desertico non a caso impreziosito da una serie di cactus in vetro di murano collocati lungo la scena.
Nell’allestimento occupano particolare rilievo proprio gli sgabelli Le Corbusier, proposti con speciale finitura in legno bruciato capace di conferire al tessuto vegetale una naturale protezione. Ecco allora che il concetto di resilienza già sciorinato nei look si riversa anche nelle sedute destinate agli ospiti: pezzi unici provenienti da un’edizione speciale curata da Cassina (in collaborazione con la Fondazione Le Corbusier) che sarà esposta il prossimo aprile alla Design Week di Milano.
«Il cactus cresce dove non può crescere nient’altro» – ha raccontato Blazy – «Si tratta di una prova del fuoco che viene superata. Il pavimento è bruciato dal fuoco, la cassa-sgabello è bruciata dal fuoco, il cactus in vetro di Murano è fuso al fuoco. Ciascuno di essi esibisce un’identità unica attraverso questa tecnica. Niente si ripete, come l’Intrecciato. L’eleganza è nella semplicità, nell’onestà e nella resilienza».
Il trait d’union tra Le Corbusier e Bottega Veneta è quindi puramente metaforico. L’architetto infatti, dopo aver cambiato i connotati all’architettura sconvolgendo il mondo con la sua visione brutalista, si innamora in tarda età del legno, elemento che più di altri rappresenta la forza della semplicità; principio al centro della poetica della Maison nonché grande tema d’attualità di una moda che, purtroppo, sta diventando ingiustificatamente più complessa.
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