Sotto il firmamento di Torino, in una calda giornata d’agosto i passanti intonano un verso che recita così: “Acquista un senso questa città e il suo movimento, fatto di vite vissute piano sullo sfondo”. È in via Po’, all’angolo con via Sant’Ottavio che la gente riconosce, sugli sportelli chiusi di un chiosco, le parole del celebre successo dei Subsonica: “Il Cielo su Torino”.  Accanto ad esse si leggono anche poesie di Baudelaire, frammenti dei brani di Vasco Rossi, citazioni di Jung e Giordano Bruno. A scrivere tutto ciò sulle pareti del vecchio chiosco sono due edicolanti prima di andare in vacanza per evitare che durante il periodo di ferie quel luogo a loro tanto caro passasse inosservato. Un luogo, l’edicola di giornali, che oggi, dopo secoli di storia, sopravvive alle trasformazioni della società reinventandosi.

Ma come nascono i caratteristici chioschi?

Tutto iniziò con i cosiddetti strilloni che un tempo agli angoli delle strade urlavano i titoli delle notizie più importanti posizionandosi vicino agli ambulanti che vendevano merci varie. È alla fine dell’ottocento che le due realtà si incontrano e, grazie alla concessione di suolo pubblico da parte dei Comuni, sorgono i primi chioschi in cui vendere giornali. Così, – ad esempio -, nel 1882 Ulisse Sicola ottiene il permesso di aprire a Mantova, in piazza Sant’Andrea, la sua edicola, la più antica d’Italia, per poi trasferirla, nel 1925 in piazza Canossa. Ed è qui che, ancora oggi si trova, ricordo di un passato ormai lontano in cui l’odore dei giornali impregnava quelle pareti in ferro.

storia origini edicola | Life&People MagazineConsiderarle un semplice punto vendita di quotidiani e riviste sarebbe un grande errore e significherebbe sminuire il valore culturale dei chioschi ottocenteschi. Punto di incontro, di informazione e chiacchiere, nel ‘900, le edicole poste nelle piazze ed angoli delle strade, costituiscono l’accesso all’aggiornamento quotidiano su fatti di cronaca, politica e cultura. Pare che nel 2023 ne fossero rimaste attive in Italia solo 11.000 rispetto alle 36.000 di circa vent’anni fa. Non ci sarebbe, d’altronde, nulla di cui stupirsi in una società in cui la carta stampata galoppa senza sosta verso il fallimento e la rivoluzione digitale ha preso le redini del giornalismo contemporaneo.

Ma forse c’è una speranza per i pittoreschi chioschi

che al giorno d’oggi spesso chiudono la loro saracinesca per sempre consapevoli della fine di un’epoca che li voleva protagonisti e punto di riferimento cittadino. Si pensi alle edicole in stile art nouveau progettati a Parigi erano dall’architetto Gabriel Davioud come espressione della trasformazione cittadina haussmaniana a fine Ottocento. Sebbene abbiano perso la loro centralità quei chioschi presso cui ci si fermava ogni giorno per acquistare il proprio giornale preferito, in alcuni casi riescono a superare l’avvento del digitale. In che modo? Affiancando alla vendita dei giornali quella dei biglietti dei mezzi pubblici cartine turistiche e souvenir.

storia chioschi edicole | Life&People MagazineTuttavia, averle rese biglietterie ed info point, oltre ad aver snaturato la loro originaria funzione, non è stato sufficiente a salvare dall’oblio le antiche edicole. Ciò che invece ha donato nuova linfa a questi piccoli spazi, custodi di cultura, è un cambio look, in alcuni casi, e l’evolversi in spazi ibridi in cui cartaceo e digitale convivono, in altri. A tutto ciò si aggiunge la radicale trasformazione che ha riguardato le edicole che oggi sono diventate appendice di musei accogliendo opere d’arte al loro interno. Aggirandosi fra le strade di Parigi si incontra, così, i chioschi progettati da Matali Crasset in cui le decorazioni art-decò e i disegni floreali cedono il passo a un design pulito vetro che privilegia materiali riciclati, illuminazione LED e scelte cromatiche orientate al verde, grigio e rosso.

Volgendo lo sguardo al Belpaese, un esempio di best practice

lo si trova a Milano, città alla quale va il merito di aver fornito un esempio di riqualificazione con il progetto dell’edicola Radetzky. Dopo essere stato utilizzato per esibire i comunicati dell’omonimo governatore austriaco, il chiosco in stile liberty è rimasto inutilizzato per anni fino a che a che l’arte non ha trovato casa fra le sue vetrate: oggi ospita al suo interno mostre e attività culturali. Cavalcando l’onda di un recupero in chiave artistica, anche l’edicola Magenta, situata nella città meneghina, è divenuta spazio espositivo a cui è associata una programmazione multidisciplinare. Esempi, quelli di Parigi e Milano che dimostrano come il passato non debba mai essere cancellato, bensì attualizzato. E se la saracinesca di un’edicola si chiude si aprirà una nuova porta, un nuovo sguardo sulla società.

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