Sempre più raramente la mondanità incontra un’arte elevata come la musica colta. Un’alchimia da oltre settant’anni ogni 7 dicembre: la storia della Prima al Teatro Alla Scala di Milano racconta opere dirette da Maestri leggendari e interpretati da icone del bel canto; ma anche di proteste, curiosità e tanto glamour; un patrimonio per il nostro Paese.
Perché la Prima si svolge a Sant’Ambrogio?
Per quanto possa sembrare strano l’origine della Prima, così per come la conosciamo, è relativamente recente. Il Teatro, costruito a fine Settecento al posto della Chiesa di Santa Maria Alla Scala (da qui il nome), fu inaugurato il 3 agosto 1778, aprendo i battenti con “L’Europa riconosciuta”, opera con musica di Antonio Salieri su libretto di Mattia Verazi. Al tempo, come consuetudine, l’inizio della stagione lirica cadeva ogni 26 dicembre, dunque alla vigilia della settimana di Carnevale, sfruttando la grande capacità aggregativa del luogo, dove venivano ospitati balli e veglioni. Negli anni più datati rimase particolarmente importante la grande apertura del 1883, annata contraddistinta dall’avvento dell’illuminazione elettrica, svolta tecnologica di assoluta avanguardia per il periodo.
Sarà solo nella seconda metà del Novecento che si decise di anticipare di tre settimane la Prima, per volere del Direttore Artistico Victor De Sabata che, per avvicinare ancor più la cittadinanza all’evento, decise di spostare la rappresentazione al 7 dicembre, giorno della Festa di S.Ambrogio, Santo Patrono di Milano. La svolta avviene nel 1951, con la messa in scena de “I Vespri siciliani” di Giuseppe Verdi: protagonista la Divina Maria Callas.
I compositori più gettonati
Da quel momento in poi, la Prima si trasformerà in un vero e proprio evento mondano. Sfruttando il giorno di festa, il Teatro anno dopo anno si riempie sempre più di autorità, curiosi, ma anche di celebrità pronte a conquistare l’attenzione dei fotografi.
Nel corso della storia della Prima le opere di Giuseppe Verdi si sono rivelate di gran lunga le più utilizzate, sintomo del rapporto speciale che lega il compositore di Busseto alla città meneghina. Ad oggi, il suo nome compare in elenco ben sessantasei volte, un numero spropositato rispetto ad altri musicisti di grande prestigio come Gioacchino Rossini (dodici “Prime” per lui), Giacomo Puccini (nove), Gaetano Donizetti (nove) oppure il tedesco Richard Wagner (venti rappresentazioni). Anche per il prossimo anno è prevista un’altra opera verdiana: “La forza del destino”.
Le contestazioni
Un evento mondano che ha generato anche diverse contestazioni nel tempo: alla fine degli anni Sessanta, dunque in piena rivoluzione giovanile, il Teatro diventa bersaglio dei movimenti di protesta contro la borghesia aristocratica ricca, società in contrapposizione con la rabbia studentesca affamata di diritti e uguaglianza.
Risale al 1968 il primo lancio di uova verso gli spettatori, gesto compiuto dai giovani per scatenare la reazione della Polizia. Da allora l’inizio dello spettacolo è annualmente anticipato dalle proteste dei manifestanti, i quali sfruttano la grande attenzione mediatica e televisiva per puntare i riflettori anche sulle loro battaglie.
Le proteste dei puristi
Di norma avvengono svariati atti di protesta anche all’interno del Teatro stesso, anche per motivazioni artistiche. Ad ogni Prima non mancano le reazioni scomposte dei loggionisti, i melomani DOC, spesso autori di sonori dissensi verso il Direttore d’Orchestra o, peggio ancora, verso il regista. Nella storia recente si ricorda ad esempio la grande contestazione verso la palermitana Emma Dante, artista che propose una sua visione personale de la “Carmen” di Bizet accolta da una bordata di fischi. Da quando, – grazie al buon lavoro degli addetti ai lavori e della RAI -, la prima opera stagionale scaligerea è tornata ad essere trasmessa sulla rete Nazionale, la Direzione Artistica ha optato per allestimenti adatti al pubblico generalista, in grado dunque di apparire spettacolari e scenografici, ma senza stravolgimenti o riletture moderne capaci di far accapponare la pelle ai puristi.
Il glamour, sempre di scena
Non può esserci infine Prima senza una grande dose di glamour. Il Teatro Alla Scala ha accolto le personalità più svariate, alcune di queste accompagnate da outfit rimasti scolpiti nella memoria. Come dimenticarsi la grande Sophia Loren affiancata da Giorgio Armani in occasione della riapertura del Teatro nel 2004, o la meravigliosa Carolina di Monaco in Chanel insieme all’innamorato Domenico Casiraghi nel 1984? Soltanto due fotografie che certificano l’impatto di un evento unico nel suo genere, divenuto pilastro della cultura italiana.
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