Bari, Roma, Milano, Parigi, sono le destinazioni dei biglietti aerei, di sola andata, che portano il nome di un passeggero italiano dalla carriera ormai internazionale. Lui è Nicola Bonasia: chi è e quale sia il suo ruolo nel mondo dell’alta moda ce lo racconta in un’intervista che assume, passo dopo passo, il sapore di una vera favola con ben più di un lieto fine. A dirla tutta la storia del giovane e talentuoso couturier altamente qualificato è in continuo divenire e non sembra essere alla ricerca di un finale, ma piuttosto di nuovi ed avventurosi inizi. Dopo la laurea in Scienze e Tecnologie della Moda, nel 2011, Bonasia vola a Roma, prima tappa di un’ incredibile ascesa nel mondo dell’alta sartoria e dell’alta moda. Un viaggio iniziato dodici anni fa e che oggi lo porta  a realizzare il suo più grande sogno: lavorare per Dior.

chi è nicola bonasia intervista | Life&People Magazine

La passione per la moda

Ricordi il momento in cui, da bambino o ragazzo, sei rimasto affascinato per la prima volta dal mondo della moda?

Ho un ricordo sfocato di me sul divano con mia madre che mi faceva disegnare una ragazza con un vestito  mentre guardavamo la televisione. Poi ho anche l’immagine fissa nella mente di me che da bambino cercavo di realizzare dei vestiti in carta, o con fazzoletti e stoffe che c’erano in casa. Oppure ancora ricordo che giocavo arrotolando foulard sulla testa e avvolgendo il corpo con delle coperte a quadretti. C’è anche da dire che, quando ero bambino, il pomeriggio rimanevo spesso a casa di mia zia a fare i compiti e lei, insieme a mia nonna, lavorava su piccoli telai. Penso che inconsciamente quest’arte, quella manodopera, mi sia entrata dentro. Ricordo benissimo addirittura il suono dell’ago che penetra la tela e che poi esce nuovamente con il filo. Quel suono inconsapevolmente è diventato parte di me da quel momento.

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Quando hai capito e deciso che sarebbe stata la tua professione e non solo una passione? Avevi le idee chiare già alle scuole superiori?

Già al quarto liceo avevo preso la mia decisione.  Ricordo che in classe, insieme ad un professore, parlavamo del domani ed io mi ritrovavo a disegnare abiti sempre sui diari e sui banchi di scuola. Mi piaceva tantissimo disegnare però non ero cosciente della manodopera, di come in realtà i vestiti vengono realizzati. Quindi, anche se mi attraevano un po’ tutte le materie che studiavo, comunque il disegno, la moda, l’arte, il design mi affascinavano senza dubbio maggiormente. Avevo voglia di mettere tutto me stesso in qualcosa che mi piacesse realmente.  Ecco perché decisi che avrei fatto di quella mia passione il mio lavoro. E tutt’oggi mi sento davvero fortunato poiché svolgo una professione che amo in cui metto tutta la dovuta attenzione. Ed è proprio la passione che mi spinge e alimenta ciò che faccio. Se non fosse così credo che la creazione degli abiti ne risentirebbe e non riuscirei a raggiungere lo stesso livello di bellezza. Penso che, soprattutto nelle professioni artistiche ,questo aspetto sia fondamentale.

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Gli studi e il trasferimento a Roma

Hai iniziato a studiare moda all’Università di Bari: nel Sud Italia sapevi sarebbe stato difficile dedicarti a questo settore, immagino? 

Quando frequentavo l’Università di Bari la maggior parte degli esami era molto teorica e l’unica materia pratica era disegno. Io in realtà volevo conoscere, invece, la dinamica di un vestito, la sua architettura, cosa serve per farlo star su, quali marchingegni ci sono dietro la costruzione di un abito, che deve essere concepito come un palazzo. Quindi ho capito ben presto che, terminata l’università, mi sarei dovuto naturalmente spostare per cercare delle scuole che mi avrebbero permesso di apprendere la manifattura, ovvero come creare un vestito dalla base, dal niente. Anche perché crescendo ti rendi conto che il mondo è più grande del tuo piccolo paesino e hai voglia di conoscere gente diversa con passati diversi.  Hai voglia di sapere sempre più cose e viaggiare ti offre questa opportunità. Di qui la scelta di partire per Roma. Per quanto riguarda il distacco dalla mia famiglia, dai miei cari, diciamo che nel superarli mi ha aiutato molto il mio esser curioso. Amo giocare con me stesso, cercare nuove avventure, tendo ad aprirmi al mondo e questo mi ha portato ad una svolta.

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La prima tappa del tuo viaggio all’insega dell’haute couture è stata Roma: quali sono stati i luoghi e le persone che ti hanno segnato?

Sì, sono arrivato a Roma ed è stato bellissimo. Ho iniziato l’Accademia di alta sartoria  e di moda, la Koefia, dove ho conosciuto molte persone ed insegnanti. Quindi, ho iniziato a formarmi pian piano partendo dalle basi perché io comunque non sapevo tenere neanche un ago in mano. Per prima cosa, ho iniziato con il disegno, con le basi della sartoria fino ai primi tre anni in cui ho imparato a realizzare carta-modelli, a  cucire, fare tutti i punti più minuziosi, ovvero il lavoro di alta moda e alta sartoria. Roma è comunque una città molto ispirante, c’è questa grandiosità che respiri quotidianamente, questa magnificenza, perché comunque è tutto a cielo aperto e alla portata di tutti.

chi è nicola bonasia | Life&People MagazinePoi a Roma ho iniziato a lavorare anche in una boutique che si chiama Bomba che propone abiti su misura partendo proprio dalla base, quindi abiti non commerciali ma dove la cliente possa scegliere tessuti di alta qualità e pregio. Lì ho  appreso le basi del cucito e della qualità, della manodopera, dei tessuti, del rapportarsi con i clienti. Quindi anche questa è stata una scuola perché, in realtà, io ero in accademia la mattina fino alle 15, mentre il pomeriggio andavo a lavoro in boutique, incluso il sabato. E’ stata un’ esperienza altamente formativa, la prima nell’ambito di un lavoro legato alla moda. Lì ho acquisito gli strumenti necessari a rapportarmi con la clientela dell’alta società romana. Diciamo che Roma mi ha formato sotto tutti i punti di vista, partendo dagli insegnanti, ai colleghi, fino alla città stessa. Allo stesso tempo  resta una realtà legata al passato, non è propensa al futuro e la trovo molto statica, ferma nella sua bellezza. È stato questo che mi ha spinto a lasciare Roma e spostarmi ancora una volta.

L’approdo a Milano

Poi è stata la volta di Milano, capitale italiana della moda: qui sei approdato a Dolce&Gabbana. Quale era il tuo ruolo all’interno dell’azienda e quali valori ti ha trasmesso il brand?

Sono salito Milano poiché cercavo nuove esperienze lavorative e  perché Roma mi aveva già dato abbastanza, quindi volevo qualcosa di nuovo. E sono approdato da Dolce&Gabbana dove ho vissuto un’esperienza del tutto nuova. Ero alle prime armi ed è stato il mio primo lavoro, iniziato da stagista nell’alta moda come sarto: quindi mi occupavo di cucire, di preparare i vestiti sia per le clienti che quelli delle collezioni.  Lì sono cresciuto molto perché Dolce&Gabbana è una vera scuola in cui ognuno ha il suo compito. Ci sono i sarti, le persone che si occupano del taglio, i modellisti.  È tutto categorizzato in modo che sia rispettato il lavoro di ciascuno.

chi è nicola bonasia | Life&People MagazineÈ stata una scuola di vita e lavoro perché lì posso dire di aver appreso le migliori basi dell’alta moda e dell’alta sartoria italiana.  Ho imparato che ognuno con il suo piccolo può contribuire a svolgere un grande lavoro. Dopo il primo anno da stagista, cercavo qualcosa di più perché sono molto propenso alla creatività. Essere solo un sarto non mi bastava ed hanno creato un nuovo ruolo, appositamente pensato per me, ovvero quello di una figura che facesse da tramite fra l’ufficio stile, ufficio creativo in cui ci sono gli stilisti e da cui partono le idee, al reparto sartoria. Gli stilisti mi proponevano delle idee e io avevo il compito di sviluppare e rendere effettive queste in modo che prendessero forma. Cercavo di capire le intenzioni degli stilisti e di renderle possibili. Si tratta di una figura che prima non esisteva ed io sono stato molto felice che l’abbiano introdotta per me.

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A Parigi la prima tappa: Pierre Cardin

Con il tuo successivo trasferimento a Parigi hai iniziato a lavorare al fianco di Pierre Cardin in persona: raccontaci come è iniziata questa avventura e cosa ti ha insegnato sia a livello professionale che umano?

Dopo tre anni a Milano, ero alla ricerca di nuove sfide e mi sono detto che, avendo studiato a scuola il francese, Parigi poteva esser una buona idea essendo un’altra grande capitale dell’alta moda. A Parigi ho iniziato da Pierre Cardin dove ero disegnatore  e, al tempo stesso, ho avuto la grande fortuna di conoscere personalmente Monsieur Cardin ed è stato fantastico perché lui è un’icona della moda, un pilastro. Lavorare al suo fianco era incredibile perché solo guardarlo mentre prendeva un pezzo di stoffa e lo piazzava con solo uno spillo sulla spalla di un manichino per farne una manica era incredibile.

chi è nicola bonasia | Life&People MagazineVedere con quanta naturalezza un pezzo di stoffa fra le sue mani diventava un’idea bellissima era per me importante e formativo. Osservavo molto, ero al mio primo anno in Francia e dovevo ambientarmi. Poi pian piano, dopo essere stato disegnatore, da Pierre Cardin, sono sceso anche nella sartoria, ambito che avevo lasciato a Milano. E lì ho capito che, pur non avendo mai lasciato il disegno e la creatività, quello che cercavo era la Sartoria. Ragione che mi ha portato, con grande rammarico, a lasciare Pierre Cardin.

C’è stata poi la parentesi Chanel nel 2019: come l’hai vissuta e quali sono i canoni della maison in cui rispecchi e cosa hai amato di più di questa esperienza?

Sono stato qualche mese da Chanel imbattendomi nel prêt-à-porter di lusso. Una grande scossa perché riprendevo la sartoria in toto in un contesto diverso rispetto all’Italia, ovvero Parigi. Qui mi sono relazionato di nuovo con lo spazio lavorativo sartoriale approcciandomi a tecniche nuove, diverse da quelle che utilizzavo in Italia e che conoscevo. Però volevo riprendere il mio primo amore, ovvero l’alta moda ed ho iniziato a cercare ancora nuove esperienze fino ad approdare  da Stéphane Rolland.

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 Senti di riconoscerti nella visione di questo stilista?

Stéphane Rolland è una grande azienda di alta moda, piuttosto giovane rispetto a Chanel o Dior, in cui sono rimasto per tre anni e mezzo. È stato per me un ritorno all’alta moda, alle basi della costruzione di un vestito. Lì si costruiscono abiti, è una vera scuola di architettura del design e della moda dell’abito e della sartoria. Ho appreso da Rolland come un abito possa star su, quale deve essere la sua impalcatura, come realizzare strutture che possano reggere l’importanza di un abito. Ho capito come si realizzano i grandi abiti, quelli molto scenografici. Da Rolland gli abiti sono grandiosi, alcuni sono lunghissimi, dai 6 ai 9 metri, quindi ho sviluppato questa capacità di rapportarmi allo spazio, al peso, alla fluidità dei tessuti. Ho capito che si può passare da qualcosa di molto costruito e architettonico a qualcosa di fluido e leggero e, soprattutto, che i due mondi sono molto legati tra loro.

L’inizio di un sogno chiamato Dior

Quest’anno inizia finalmente la tua avventura con DIOR, parlacene

È un sogno che si realizza perché, in realtà, quando mi sono trasferito a Parigi era quello il mio obiettivo. Dopo i tre anni da Rolland, a partire da maggio sono approdato a Dior, dedicandomi all’alta moda nell’alta sartoria, nell’ambito di una delle più storiche maison d’haute couture. Qui mi occupo di realizzare vestiti su misura per clienti dell’alta società. Dior mi ha sempre ispirato, è sempre stato un mio punto di riferimento, mi rispecchio nel suo stile, nel suo estro, nella sua creatività, nella sua ispirazione ai fiori.

chi è nicola bonasia | Life&People MagazineE’ una maison che guarda la donna come essere speciale fino ad enfatizzare le sue forme arrivando quasi ad adorarla. Non vedo l’ora di godermi questo mio sogno che si realizza, questo viaggio, questa nuova avventura che chissà dove mi porterà. Sono a Parigi ormai da quattro anni, tantissimi per me che non sono abituato a restare così a lungo in un posto. A questo punto perché non guardare anche oltre l’oceano. Un altro dei miei desideri è sempre stato arrivare negli Stati Uniti, magari New York o Los Angeles dove godermi, perchè no, un po’ di sole.

Il progetto Bicolin

E poi c’è il progetto Bicolin, un nome che racchiude lo spirito internazionale e le tue radici allo stesso tempo. Di cosa si tratta? Pensi che Parigi sia la sede definitiva in cui poter portare avanti il progetto o sogni un altro continente?

È proprio negli States che immagino un giorno di aprire qualcosa di mio ed è la ragione per cui oggi, in parallelo, porto avanti il progetto Bicolin, il mio spazio creativo a cui posso dedicarmi nel tempo libero. Bicolin fa parte di me, è il mio stile, il mio modo di vedere la realtà, di godermela e di giocare con essa. Era nato, infatti come un gioco in cui dar sfogo al mio estro. Man mano è diventato lo specchio di come io vedo il mondo della moda, di come  la interpreto secondo il mio stile e il mio gusto, fatto di una semplicità giocosa, di un dettaglio.

chi è nicola bonasia | Life&People MagazineBicolin include ora le mie creazioni, da camicie, pantaloni, abiti. Ho lavorato anche su una piccola collezione di tre capi di cui alcuni sono già stati pubblicati. Di recente, mi sono dedicato poi alla creazione di abiti su misura su bambole, più piccole della misura tradizionale. Ho scelto le bambole sia perché mi hanno sempre affascinato e poi perché in piccolo è più semplice creare degli abiti che magari in futuro potranno trasformarsi in vestiti a grandezza d’uomo. Diciamo che le bambole sono le mie modelle. Tra l’altro, già nell’antichità, quando ancora non esistevano le sfilate, erano utilizzate dagli stilisti dell’epoca per mostrare le nuove collezioni a tutto il mondo. Cosa ne sarà di Bicolin lo vedremo, sarà certamente una scoperta continua! Probabilmente, fra qualche anno, sentiremo parlare di un nuovo emergente brand negli Stati Uniti, fondato forse a New York, da un italiano innamorato di quella bell’avventura chiamata moda. E chissà, se allora, il suo talento metterà radici una volta per tutte.

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