Oggi per una donna sfoggiare un look che mostri l’ombelico non desta certo scalpore; ma fino agli anni Settanta la situazione era ben diversa: indossare indumenti che lasciassero scoperta la pancia avrebbe suscitato scalpore. Emblema di libertà ed emancipazione, l’esibizione in pubblico dell’ombelico è stata una vera conquista per l’universo femminile. Conquista che porta la firma di un’unica grande donna, un nome che ha scritto pagine di stile ed a cui è dedicato un libro: Raffaella Carrà. Il caschetto platino più famoso al mondo, non solo è diventato un’intramontabile icona, ma ha reso la showgirl, ballerina, cantante e attrice, una paladina di indipendenza e modernità.
È l’autunno a cavallo tra il 1969 e 1970, quando la Carrà appare in tv al fianco di Corrado in Canzonissima e, sulle note di “Ma che musica maestro!”, sigla d’apertura del programma, si esibisce lasciando in bella vista la sua pancia nuda. Complici dell’autrice di intramontabili successi come Tuca Tuca, sono dei pantaloni attillatissimi a vita bassa abbinati ad un top dalle ridotte dimensioni. Un guardaroba, quello dei Raffaella Carrà, che ha fatto sognare generazioni di donne emancipate e che, a partire oggi 17 novembre, popola le pagine di un libro.
La presentazione in anteprima del libro
Così, dopo essere stati protagonisti, lo scorso anno, della mostra “A far la moda comincia tu!”, in occasione del 73esimo Festival di Sanremo, gli iconici costumi della showgirl più amata dagli italiani, e non solo, si ritrovano fra le pagine di “Raffaella Carrà. Tra moda e mito”. Un volume, edito da 24 Ore Cultura, a cura di Massimiliano Capella con la direzione dello storico compagno della cantante e ballerina, Sergio Iapino, che domani, 18 novembre, sarà presentato in anteprima nell’ambito di BookCity Milano, presso la libreria Feltrinelli di piazza Piemonte.
Un viaggio tra look camaleontici che, pur dimostrando la grande audacia di una donna, non l’hanno mai resa volgare. Una donna che ha riscritto la moda strizzando l’occhio ad ideologie femministe, anticipando tendenze future, fra cui lo stile genderless, fino a diventare icona gay mondiale. Questo, ma anche tanto altro, è Raffaella Carrà.
Uno stile camaleontico
Diva pop dalle mille metamorfosi, ha saputo attraversare epoche e stili con disinvoltura passando dal punk alla disco dance, dalle luminose paillettes alle giacche in pelle, dai costumi futuristici ai power dress anni Ottanta. La ritroviamo nei suoi sfavillanti abiti di scena, dunque, sfogliando il libro che racchiude in circa 240 pagine, le camaleontiche e avanguardistiche trasformazioni della showgirl della televisione italiana. Ma non è solo italiano il pubblico che da subito resta ammaliato dallo stile della Carrà. Iconiche sono, infatti, le immagini che la ritraggono in Buonasera Raffaella, nel 1985, in diretta da New York, o quelle che la vedono in giro per le capitali europee con il programma itinerante Millemilioni.
Emblema di liberà d’espressione
E, immergendoci, in uno dei suoi tour internazionali, ricordiamo l’autrice di Tuca Tuca con un miniabito in satin fucsia sgambatissimo, pioniera della libertà d’espressione, durante un’esibizione in Spagna. È il 1972 e qualche anno più tardi, nel 1977, Raffaella approda anche in Germania apparendo in un programma televisivo tedesco con una delle sue tute luccicanti in lamé, talmente aderente da sembrare quasi una seconda pelle. Frange, paillettes, balze e rouches non mancano nel coloratissimo guardaroba della showgirl dal caschetto d’oro che, sfidando i limiti del suo tempo, ha ‘osato’ abbattere schemi e pregiudizi senza farsi intimidire dalle censure. E lo fa addirittura sostituendo i pantaloni con la lingerie, quando negli anni ’80 decide di esibirsi con collant e reggicalze.
Portavoce di emancipazione femminile
Bianco, oro, rosso, bluette e nero sono i colori prediletti dalla Carrà i cui look iconici portano la firma di quattro storici costumisti e designer. Enrico Rufini, Corrado Colabucci, Luca Sabatelli e Gabriele Mayer, sono loro i complici della rivoluzione che, negli anni Settanta, questa donna dall’inconfondibile e contagiosa risata, ha avviato tra orli succinti e audaci trasparenze. Una rivoluzione di stile che ha spianato la strada a quello che, oggi, si definisce ‘enpowerment femminile’.