Se avete sempre pensato alla Barbie come a una semplice bambola di plastica, dovrete ricredervi. La nuova Barbie Bebe Vio, è dedicata infatti all’atleta paralimpica, attivista per l’inclusione nello sport. Fino al 21 ottobre potreste aggiudicarvi la bambola, pezzo unico, nella speciale asta organizzata su eBay, i cui proventi saranno devoluti all’Associazione di Bebe Vio, art4sport ONLUS, che fornisce protesi e carrozzine sportive a bambini disabili. L’occasione la offre la celebrazione del 5° anniversario del Barbie Dream Gap Project, iniziativa globale che mette in discussione gli stereotipi di genere e i pregiudizi, che impediscono alle bambine di esprimere il loro vero potenziale.

Barbie Bebe Vio Life&People Magazine

Cos’è il Dream Gap?

Come  sognare in grande, realizzando le proprie aspettative?  Nel corso dei suoi cinque anni di attività il Barbie Dream Gap Project è intervenuto con workshop, organizzati anche in diretta streaming, con l’obiettivo di coinvolgere le piccole donne di tutto il mondo. Si creano così veri gruppi di discussione, moderati da personalità di riferimento nei rispettivi campi della letteratura, del lavoro e della cultura, che mettono la loro esperienza al servizio di bambine e ragazze. Senza dimenticare lo sport, ancora troppo spesso terreno di discriminazione: come scardinare i pregiudizi radicati? Scende in campo, offrendosi quale miglior testimonial di resilienza, proprio Bebe Vio.

Cosa ci insegna Barbie Bebe Vio?

Perché è stata scelta proprio Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio? Perché Bebe, come affettuosamente tutti abbiamo imparato a chiamarla, è un esempio di tenacia e di caparbietà nel superare le situazioni di difficoltà, guardando al futuro anche quando, a causa della malattia, il futuro sembrava non esserci affatto. Nata in Veneto, pratica scherma sin da piccola. Fino a quando, a  undici anni, nel 2008, arriva la diagnosi più crudele: la meningite di tipo B. Di conseguenza, la Vio subisce l’amputazione di avambracci e gambe ormai necrotizzati. Ma ecco che la sua carriera si lega a doppio filo con la malattia e la sua ripresa avviene soprattutto attraverso lo sport.

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Nel 2010 Vio esordisce a Bologna,

nel 2011 è già campionessa italiana under 21 e nel biennio successivo campionessa italiana assoluta. Il primo titolo mondiale arriva nel 2015, a Eger, Ungheria, durante i campionati di categoria. Nel 2016, nei campionati europei assoluti, arriva invece la vittoria dell’oro individuale e l’argento a squadre. La vera consacrazione avviene però alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, con la vittoria per 15-7 contro la cinese Zhou Jingjing. Due giorni dopo la seconda medaglia, il bronzo vinto nella prova a squadre. E ancora, nel ricco palmares figura anche un secondo titolo olimpico, conquistato a Tokyo 2021,  insieme all’argento nella prova a squadre.

Chi sono le altre Barbie Role Models?

Non è un caso che insieme a Bebe Vio, Mattel abbia voluto altre cinque donne che prestando le sembianze a Barbie, contribuiscono ad abbattere il gap, fornendo alle più giovani bambine modelli femminili ai quali ispirarsi. Sono Shonda Rhimes, la scrittrice e produttrice pluripremiata, Helene Darroze, chef francese di fama mondiale, Katya Echazarreta, ingegnere elettrico e prima donna di origine messicana a viaggiare nello spazio, e Hui Ruoqi, cinese campionessa di pallavolo.

“L’impegno di Barbie nell’emancipazione delle bambine di tutto il mondo continua a ispirarmi, soprattutto in occasione del 5° anniversario del Barbie Dream Gap Project”, ha dichiarato Shonda Rhimes, pluripremiata scrittrice, produttrice, autrice e CEO di Shondaland. “Sono onorata di collaborare per la seconda volta con Mattel nella missione che punta a promuovere la fiducia e la resilienza di cui le bambine e le ragazze hanno bisogno per conseguire un futuro di successo. Non si può essere ciò che non si vede: spero che la mia partecipazione apra gli occhi e le porte e contribuisca a ispirare le giovani donne a farsi spazio nel mondo”.

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Correva il 1958 quando nacque Barbie

Nel 1958, i coniugi Ruth e Elliot Handler co-fondatori dell’azienda di giocattoli Mattel, immaginarono la prima bambola di plastica chiamata Barbie, in omaggio alla figlia Barbara Handler. Era una bambola diversa da quelle dell’epoca: aveva le fattezze di un’adulta, bionda, longilinea e fashion. L’idea era quella di dare un role-model alle bambine, un’ideale a cui ispirarsi e proiettare i propri sogni. Con il passare del tempo, si rese evidente come Barbie incarnasse un canone di bellezza irraggiungibile e per niente reale. Tanto che negli anni a seguire, la bambola si fece più inclusiva e diversificata, in linea con la realtà, anche curvy e con diverse tonalità di carnagione.

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