La vittoria personale di Claudia Goldin, Nobel per l’Economia 2023, sta nell’aver messo nero su bianco, i suoi pluriennali studi sui cambiamenti verso la parità di genere nel mondo dell’economia. Lavoro, che a 77 anni, l’ha incoronata terza donna nella storia del prestigioso premio; prima presenza femminile come professore a pieno titolo ad Harvard.
“Comprendere il ruolo delle donne nel mercato del lavoro è importante per la società – ha detto Jakob Svensson, presidente del Comitato per il Premio in Scienze Economiche – Grazie alla ricerca innovativa di Claudia Goldin, ora sappiamo molto di più sui fattori sottostanti e sulle barriere che potrebbero essere affrontate in futuro”
Chi è il Nobel Claudia Goldin?
Classe 1946, Goldin è nata a New York da una famiglia ebrea e cresciuta nel Bronx. Si appassiona di mummie, sin da piccola, scegliendo di diventare un’archeologa. Ben presto l’idea viene messa da parte, quando al liceo, approccia alla microbiologia. Ma il suo destino non è ancora scritto; solo alla Cornell University, frequentando un corso di Alfred Kahn, profeta della deregolamentazione, prende sul serio gli studi in economia. Per il suo dottorato di laurea all’Università di Chicago, la sua tesi verte sulla schiavitù nelle città degli Stati Uniti del sud prima della Guerra civile.
Nel frattempo si avvicina agli studi sul mercato del lavoro e inizia a insegnare: nel 1990 è la prima donna con una cattedra a tempo indeterminato nel dipartimento di Economia di Harvard. La Goldin è inoltre co-direttrice dell’Economy Study Group dell’NBER Gender ed è stata direttrice del programma Development of the American Economy dell’NBER dal 1989 al 2017. Volendo approfondire l’argomento, i risultati dei suoi studi sono stati raccolti in molti saggi: “Understanding the Gender Gap: An Economic History of American Women” del 1990, e “Career and Family: Women’s Century-Long Journey toward Equity”, pubblicato nel 2021.
Perchè ha vinto il Nobel?
Goldin, ha “fornito il primo resoconto completo sui guadagni e sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel corso dei secoli”. Ha svelato “le cause del cambiamento e le principali fonti del divario di genere che ancora esiste”. Il suo lavoro si inserisce così nel filone della gender economics, studiando le differenze di genere sul lavoro, come nella distribuzione della ricchezza e nel reddito.
Gli studi di Goldin
Cosa rende i suoi studi così impattanti per lo sviluppo della nostra società? Innanzitutto il fatto che la studiosa ne ha cercato con ostinazione i motivi profondi, indagando sul piano culturale, economico e sociale. Per farlo, ha ricostruito la disuguaglianza di reddito tra uomini e donne negli ultimi due secoli. Ha studiato, inoltre, il diverso andamento della partecipazione al mercato del lavoro delle donne rispetto agli uomini. Così ha potuto dimostrare come oggi il divario retributivo di genere scatterebbe in gran parte con la nascita del primo figlio.
Si è poi concentrata su come la partecipazione femminile al mercato del lavoro non abbia avuto una curva al rialzo negli ultimi secoli, formando invece una curva a U. Cosa vuol dire? La partecipazione delle donne sposate è diminuita con la transizione da una società agricola a una industriale all’inizio del XIX secolo. Poi è iniziata ad aumentare progressivamente, all’inizio del XX secolo, anche grazie a nuovi servizi e al part-time. Ancora, Goldin ha preso in esame l’impatto della pillola contraccettiva che ha offerto alle donne nuove possibilità di pianificare la carriera. Nonostante ciò, il gender gap è comunque lento ad annullarsi, sulla base delle mancate aspettative delle giovani di oggi, che si basano ancora sulle esperienze delle loro mamme. Come fa notare l’economista, a incidere ancora molto è poi il fattore tempo.
“Uno dei grandi equalizzatori della vita è che tutti abbiamo 24 ore al giorno. Non importa se sei miliardario o povero – spiega il Nobel per l’Economia 2023, Claudia Goldin – Se hai figli piccoli o responsabilità familiari, qualcuno deve essere di guardia a casa, anche se ha un lavoro a tempo pieno. La persona “reperibile” assumerà una posizione più flessibile e meno impegnativa e, di conseguenza, meno paga. Le donne sono generalmente di guardia a casa”.
Il Nobel per l’economia: la storia
Il premio Nobel per l’economia, si aggiunse nel 1969 ai cinque tradizionali premi per la chimica, la fisica, la medicina, la letteratura e la pace. Considerato ai tempi un “falso Nobel”, e chiamato così solo per convenzione. Il suo vero nome sarebbe infatti “Premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel”. Quando venne istituito, in molti storsero il naso, sostenendo che l’economia non avesse lo stesso carattere scientifico di fisica, medicina e chimica. Peter Nobel, pronipote del fondatore Alfred, si dissociò apertamente etichettandolo come una “trovata pubblicitaria con cui gli economisti vogliono migliorare la loro reputazione”.
A suo avviso, il fondatore disprezzava apertamente quanti si interessavano più al profitto che al benessere della società. Lungi da tutto ciò, nel corso degli anni i vincitori del premio, accompagnato da un assegno da undici milioni di corone svedesi (pari a circa 920 mila euro), hanno intrapreso nuove strade dell’economia incrociando il tema della giustizia sociale. Lo dimostra il caso di Banerjee, Duflo e Kremer che nel 2019, approcciarono alla lotta alla povertà globale. Nel 2022, il premio invece assegnato a Ben Bernanke, ex presidente della Federal Reserve statunitense, e ai suoi colleghi Douglas Diamond e Philip Dybvig. I loro studi dimostrarono la loro utilità sulle operazioni di salvataggio delle banche durante le crisi finanziarie.
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