In un lussuoso appartamento, un giovane e affascinante Richard Gere, a torso nudo, canticchiando sulle riconoscibili note di “The Love I Saw in You Was Just a Mirage” dei The Miracles, apre cassetti e armadio per scegliere l’outfit della serata. Senza ombra di dubbio è un outfit firmato Armani. L’indimenticabile scena descritta è, quella tratta da “American Gigolò” in cui il protagonista Julian Kay, comincia ad adagiare sul letto tutti i completi e le camicie alla ricerca dell’abbinamento perfetto. Difficile sbagliare look se a far parte di quel ricco guardaroba sono tutti abiti realizzati da Re Giorgio. Un sogno che divenne realtà sul grande schermo quando Paul Schrader, regista della pellicola, chiese allo stilista italiano, nel 1980, di disegnare e realizzare i costumi sfoggiati dal gigolò più desiderato di sempre. Così, a soli cinque anni dal lancio del suo marchio di moda, avvenuto nel 1975, Armani portò, per la prima volta, le sue creazioni, non su una passerella ma al cinema. Era l’inizio di un legame, quello tra lo stilista e le star di Hollywood, destinato scrivere pagine e pagine di storia, tanto nella moda quanto nella settima arte.
Come tutto ebbe inizio?
Ma cosa aveva spinto Schrader a scegliere proprio King George come suo costumista? È doveroso a tal riguardo far un piccolo passo indietro nel tempo, riavvolgendo il nastro della storia d’amore tra Armani e il cinema fino al 3 aprile 1978. Fu quel giorno che sul palco del L.A. Music Center di Los Angeles approdò Diane Keaton per ritirare l’Oscar come migliore attrice di “Io e Annie” di Woody Allen con indosso una gonna longuette plissé soleil ed un blazer oversize. Un look totalmente firmato dal Re della moda italiana che per la prima volta veniva sfoggiato in un contesto cinematografico.E pare che Allen aveva lasciato la Keaton libera di indossare anche sul set dello stesso film i suoi abiti personali, tra cui molti capi Armani. Così la protagonista di “Io e Annie” lanciò uno stile molto morbino che catturò l’attenzione di numerosi registi.
Armani e i costumi per “American Gigolò”
Tra loro ci fu proprio colui che scrisse e diresse “American Gigolò”, un successo internazionale che rivoluzionò l’abbigliamento da uomo, grazie allo zampino di King George. Il film segnò, infatti, con il guardaroba creato da Armani, il passaggio dal classico completo da lavoro, caratterizzato da linee squadrate, a capi morbidi, leggeri ed eleganti. Richard Gere si ritrovò così a ‘sfilare’ sul grande schermo in camicie preppy sbottonate, freschi pantaloni khaki, cappotto di cashmere con cintura. Un guardaroba cinematografico che lo stilista amato da Hollywood ha arricchito negli anni creando costumi per oltre duecento film cult internazionali. Indimenticabile ed emblema dell’eleganza targata Armani, il completo tre pezzi di Costner ne “Gli Intoccabili”, caratterizzato da linee pulite e toni smorzati. Scelte studiate per mettere il suo personaggio in posizione di superiorità morale rispetto a De Niro, che indossava invece giacche della misura sbagliata su eccentriche cravatte.
Gli anni ’90
Capi, quelli creati da Giorgio Armani per il cinema, in grado di raccontare il contesto sociale e culturale in cui le pellicole erano ambientate. Per “Quei bravi ragazzi” di Martin Scorsese, confezionò nel 1990 abiti che catturavano l’essenza della squallida realtà della criminalità organizzata di New York. Il regista apprezzò al tal punto il suo lavoro che, nello stesso anno, dedicò allo stilista un documentario intitolato “Made in Milan” dimostrando che l’amore che Armani nutriva per la settima arte era ben corrisposto. Il 1990 segnò, inoltre, una svolta in questo consolidato legame poiché Re Giorgio vestì tutte le star che parteciparono alla cerimonia degli Oscar.
Gli abiti maschili Armani
Dalla passerella al grande schermo, dunque, il passo è stato breve per il noto stilista, la cui creatività e raffinatezza sono riconoscibili nei generi cinematografici più svariati. La carrellata annovera thriller come “Ransom” con Mel Gibson e René Russo, “Shaft” con Samuel L. Jackson, “Red dragon” e “Hannibal” con Anthony Hopkins. Non mancano costumi fantasy o adatti all’azione nel guardaroba firmato da Armani come dimostrano i capi pensati per Jack Nicholson in “Mars attack”, Tom Cruise in “Minority report”, “War of the worlds” e “Vanilla sky”. E Re Giorgio non si è lasciato sfuggire neanche l’occasione di creare i look di film drammatici, romantici e dark comedy vestendo, ad esempio, Ben Affleck in “Bounce” e Brad Pitt in “Bastardi senza gloria”, per citarne solo alcuni, fino ad arrivare a Leonrado Di Caprio in “The wolf of Wall street”.
E i look femminili?
Tra i personaggi femminili che hanno indossato Armani sul set quelli interpretati da Jodie Foster in “Panic room”, “Flight plan”, “Inside man” fino al capolavoro “Elysium”. In quest’ultimo l’attrice sfoggia futuristiche creazioni pensate dallo stilista per il ruolo di ministro della difesa di una stazione spaziale. Uno dopo l’altro, Martin Scorsese, Bernardo Bertolucci, Giuseppe Tornatore, Paolo Sorrentino e molti altri si sono contesi i costumi creati appositamente dallo stilista. Completi caratterizzati da giacche destrutturate, pantaloni senza pinces, stile chic e rilassato, diventati il simbolo del Made in Italy.
Armani veste le dive sul red carpet
Un lavoro attento e minuzioso, quello di Armani che va oltre i confini delle scene di un film e approda sui red carpet di festival internazionali. La sua firma sfoggiata da numerose star internazionali, consuetudine confermatasi proprio lo scorso settembre in occasione dell’ottantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Caterina Murino, Matilde Gioli, Micaela Ramazzotti a Ksenija Rappoport, il Re dell’haute couture ha reso modelle con i suoi capi dive del Cinema.
A conferma, inoltre, della sua intramontabile passione per il grande schermo, Giorgio Armani ha organizzato in quella circostanza “One Night Only”, un grande party-sfilata all’Arsenale con una madrina d’eccezione, Sophia Loren. Consacrato dunque stilista ufficiale del cinema internazionale alla fine degli anni ’70, oggi continua a lasciare la sua firma sulla scena mondiale.