Un festival del citazionismo che diventa reinterpretazione. C’è tutto l’amore verso la storia di Elsa nella collezione Schiaparelli Primavera Estate 2024 presentata nelle scorse ore alla Paris Fashion Week. Daniele Roseberry ha infatti messo in luce i punti focali della maison, rileggendo l’esperienza della fondatrice servendosi del libro delle memorie di Marisa Berenson, attrice nipote della stilista che riporta proprio i suoi primi passi nel mondo della moda. Un espediente per il Direttore Creativo che, in questa occasione, ha voluto portare al ready to wear l’audacia dell’Haute Couture, cercando di suscitare scalpore negli occhi di chi guarda. 

Schiaparelli Spring Summer 2024 Life&People Magazine

Una scelta rischiosa

Una bella responsabilità quella di Daniel Roseberry, spregiudicato nel prendere gli elementi più importanti dell’iconografia del marchio, uno su tutti l’aragosta, facendoli filtrare con la sua personale versione di surrealismo: un surrealismo ricco e forse anche opulento, capace però di cogliere il segno esattamente come la formula originaria. Nello specifico il designer si è rivelato abile a non esagerare, capendo quanto anche un semplice trench bianco o un blazer possano risultare una vera e propria tela bianca al servizio dei codici riconoscibili della Maison.

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Quasi come un divertissement d’autore, il Creative Director spalma dunque i signature della maison, spesso sfoggiandoli in tutto il suo splendore, altre volte trasmigrandone l’uso. Se infatti la “mitica” aragosta viene portata in bella vista con una maxi collana dorata, il nastrino – altro item assolutamente riconducibile all’universo Schiaparelli – è posto ai bordi delle giacche gessate.

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I codici degli anni Trenta, oggi

L’intento, soprattutto commerciale, appare chiarissimo: con una collezione di questo stampo il brand vuole sfruttare al massimo gli elementi riconoscibili della sua storia, creando così un ponte tra arte e pret a porter che può vantare di simboli ed immagini talmente celebri e impattanti da fungere quasi da status symbol. Grazie a questo escamotage il sensazionalismo surrealista d’avanguardia tipico di Schiaparelli si trasforma in un ordinario inaspettato e vestibile: un lunghissimo ponte tra Parigi, cuore pulsante della maison, e gli Stati Uniti d’America, Patria del Direttore Creativo.

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Ecco allora che in passerella si alternano drappeggiati con manicotti sfrangiati e nella maggior dei casi abbinati a maxi platform, giacche di tweed con volumi creativi e denim gonfi, altre più asimmetriche, jampsuit dal pantalone over e top bustier. Una nota a parte meritano poi le scarpe, dalla decolletees con buco della serratura alle sneakers impreziosite da una punto d’oro. Un discorso isolato merita poi il look di chiusura, affidato a una magnetica Kendall Jenner, splendida con un tubino sagomato interamente innestato da tips per le unghie rossa che rimandano alle squame marine, altra interessantissima rilettura di un heritage molto ingombrante ma estremamente stimolante se utilizzato nel modo corretto.

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Non mancano poi alcune punte più extreme, tra tutte le stampe con i pesci, coraggioso innesto che non stona con il resto dando un tocco molto marcato di contemporaneità. La sfida sarà adesso vedere l’impatto della collezione sul mercato: proposte come queste infatti possono rivelarsi un trionfo assoluto.

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