Una voce graffiante e potente con un timbro inconfondibile racchiusa in un corpo minuto ma pieno di energia e grinta rimaste immutate nel tempo. Sonorità uniche e profonde che variano dal pop al rock con sfumature folk che ricordano la taranta salentina la sua terra d’origine. Dolcenera, è la cantautrice esplosa a Sanremo nel 2003 ed arrivata subito sul podio della categoria Nuove Proposte con il brano “Siamo tutti là fuori”. Da allora l’artista di Galatina non si è mai fermata collezionando nove album, di cui sette in studio e due raccolte, partecipazioni a programmi televisivi, tra cui The Voice of Italy in versione coach ed un consenso di pubblico e critica che non si è mai assopito. Il 2023 per Dolcenera, al secolo Emanuela Trane, è l’anno di un grande traguardo, 20 anni di carriera festeggiati con un tour che sta percorrendo in lungo ed in largo lo Stivale. Dolcenera, si è concessa per una breve intervista, alla fine del concerto di Mormanno, in provincia di Cosenza, nel cuore del Parco nazionale del Pollino.

Un tour 3 in 1 per Dolcenera,

che per la sua grande festa in musica ha deciso di esibirsi con tre scenari differenti: accompagnata dall’orchestra sinfonica, dalla sua band ed in versione solista al piano. Tre atmosfere diverse che raccontano le note di un’artista e di una personalità dalle mille sfumature. La cantante si esibisce in questo tour insieme alla sua band riproponendo i suoi brani più noti: “Siamo tutti là fuori”, “Com’è straordinaria la vita”, “Ci vediamo a casa”, brano sanremese del 2012 risultato di maggior successo radiofonico fino a “Il mio amore unico” e “Amaremare”, singolo realizzato in collaborazione con Greenpeace, dedicato all’amore per il mare sempre più dilaniato dall’enorme problema della plastica. E per il suo pubblico c’è anche un omaggio a Vasco Rossi con una versione al piano di “Liberi liberi”.

Un disco di platino quasi dimenticato

Oggi i riconoscimenti sono da sfoggiare, ma non per tutti. È proprio il caso di Dolcenera che ha ritirato qualche giorno fa, dopo ben 12 anni, un disco di platino. Si tratta di quello che la cantautrice si è aggiudicata per il brano “Ci vediamo a casa” consegnatole da Giuseppe Fisicaro, CEO della società di publishing Digital Noises e di Web Engine.

“Dimenticarsi di ritirare un disco di platino per 12 anni. FATTO. – ha scritto l’artista salentina sui social postando il video della consegna – Chissà forse perché ho sempre guardato avanti… ed il successo è già successo… chi mi capisce è bravo.” 

20 anni di carriera festeggiati in tour, come ti senti in questo momento?

Io sto benissimo quando sono sul palco. Quest’anno ho deciso di realizzare tre tipi di tour: uno con l’orchestra sinfonica, piano solo recital e l’altro con la band. Quest’ultimo è quello che ha dentro tutta l’energia cosmica della mia persona, con quello al piano, invece, riesco a raccontare più me stessa, c’è più improvvisazione, sono da sola al piano e seguo il mio flusso di emozioni, provando a portare con me tutte le persone che mi ascoltano. Con l’orchestra, invece, cambia tutto.

Tre facce del tuo essere?

Esattamente.

20 anni dal grande esordio, cosa c’è oggi dell’Emanuela di allora e cosa è cambiato?

C’è sempre l’Emanuela sognatrice, con sani principi e con i piedi sempre per terra. Cosa è cambiato? Niente!

Un disco di platino ritirato dopo 12 anni, la dimostrazione che per essere un artista vero, non servono solo premi?

Ma certo. C’è una frase che dice: “Il successo è già successo” ed io a questo mi ispiro. Sono sempre proiettata in avanti, con questo mestiere non si va da nessuna parte se non si comprende che è importante scrivere una canzone vera, sincera e che arriva dritta al cuori della gente. Non si vive di rendita, a volte accade certo, ma succede solo per brevi periodi. E poi, secondo me, vivere di rendita non fa stare bene con sé stessi. Sono convinta che le cose prima o poi cambiano e che la scrittura è l’unica fonte di vita.

Il tuo nome d’arte lo hai scelto pensando a De André, cosa porti di lui ogni volta sul palco?

La parte cantautorale ed il desiderio di raccontare in profondità aspetti dell’animo umano. Mi piace molto scrivere canzoni al “noi”, raccontare un’emozione che sia condivisa da un gruppo di persone. “Amaremare”, “Ci vediamo a casa”, “Siamo tutti là fuori”, sono tutte brani che parlano del noi. Nella musica italiana questa modalità di racconto è affidata solitamente agli uomini. La prima volta che feci ascoltare ai discografici “Siamo tutti là fuori” mi dissero perché non cambi con “Siamo tutte là fuori” ma io dissi di no. Perché citare solo le donne? Io voglio parlare a tutti.

Ora cosa ti aspetta? Ci puoi anticipare qualcosa dei tuoi progetti futuri?

Non lo so, vivo alla giornata e penso alle canzoni che riesco a scrivere.

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