Ogni anno, nel mese di luglio, la ridente cittadina belga di boom, solitamente popolata da appena 20.000 abitanti, accoglie più di 500.000 visitatori, pronti a calarsi in una realtà parallela. Sì perché esiste una rassegna di musica elettronica capace davvero di portarti in un’altra dimensione, a tinte fantasy, dove l’obiettivo è soltanto uno: ballare. Ballare per rigenerarsi, ballare come rito di iniziazione, ballare per salvare il pianeta terra. La storia del Festival Tomorrowland, l’evento dance europeo più importante del mondo, va oltre il classico storitellyng diventando un’esaltazione di felicità e di socialità, di estasi e se, vogliamo, anche di filosofia. Proprio mentre ci troviamo a cavallo delle due settimane dedicate all’edizione del 2023, andiamo a rispolverare la genesi e la mission della tre giorni belga.
Elettronica e fantasy
Fin dal suo inizio, datato 2005, il Tomorrowland ha sempre avuto una connotazione magica. L’evento infatti, oggi considerato l’unico outsider dell'”Ultra Music Festival” di Miami, viene allestito con cadenza annuale nel parco de Schorre, sterminato spazio verde sito proprio a pochi passi dalla già citata Boom. L’intuizione dei fratelli Beers, organizzatori insieme all’azienda ID&T, è stata quella di creare un prodotto indimenticabile in grado di fornire non soltanto una sterile fruizione, bensì di inserire i DJ Set dei vari artisti coinvolti all’interno di un mondo pensato ad hoc, allestendo così una vera e propria Disneyland della dance con tanto di castelli, tendoni, fontane d’acqua, fumo, coriandoli e fuochi d’artificio per dodici ore di musica no-stop dal venerdì alla domenica.
Questo tipo di connotazione ha consentito al Tomorrowland di evolversi con molta più velocità rispetto ad altri Festival grazie alla sola forza del passaparola. Anche dietro questo modus operandi c’è una sagace operazione di marketing. L’organizzazione infatti tende a mandare annualmente la diretta dell’evento su YouTube, concentrandosi però su una selezione di palchi (di solito quello principale e il “Freedom stage”), mantenendo però celato tutto il resto. È quindi l’esperienza diretta degli utenti ad aver generato ancora più hype e curiosità, contribuendo ai numeri clamorosi che vengono registrati in ogni edizione, con i ticket che si polverizzano una manciata di minuti.
L’evoluzione di un Festival che ha saputo leggere i tempi
Ma oltre allo scenario da favola ci sono altri aspetti che hanno spinto il Tomorrowland nell’olimpo dei Festival, strettamente correlati anche all’esplosione dell’EDM nella discografia mondiale. Il timing, in tal senso, si è rivelato perfetto. Dopo due annate positive infatti il pubblico si è allargato, attratto anche da un programma più denso, diviso in due giorni e con un’offerta molto appetibile, testimoniata da ben nove palchi, tutti di genere diverso: una vera e propria La Mecca per tutti gli amanti del genere. Nel frattempo la musica elettronica ha iniziato lentamente a conquistare il mondo, spinta dai fenomeni Bob Sinclair, David Guetta, a cui seguirà una vera e propria generazione di fenomeni che rivoluzioneranno anche nel mainstream la figura del DJ-Producer: non più personaggio anonimo da relegare in una zona nascosta della pista, bensì rockstar da idolatrare e da porre al centro del palcoscenico, esattamente come si fa con i concerti. Da quel momento il Tomorrowland diventerà da fenomeno pensato per un target ridotto a un evento di massa e pop. Il resto è storia.
L’obiettivo: non ripetersi mai
Importante rilevare poi come una rassegna del genere abbia la forza di non ripetersi mai. Pur rimanendo fedeli alla propria estetica e a un cartellone che con grande cura riesce a rappresentare alla perfezione tutto il movimento dance (territorio molto più variegato e ampio rispetto a quanto si possa pensare), sono tanti i cambiamenti che vengono apportati ogni anno.
Ad esempio annata dopo annata muta il tema. Pensiamo per esempio a quello del 2023, ambientato in una città immaginaria, Arcadiana, un luogo immagginario in cui si celebra l’arte e il progresso umano. A cambiare è poi anche tutto il contorno. Oltre alla musica infatti gli utenti, o meglio dire i cittadini, possono scegliere di alloggiare all’interno del parco con tipi di alloggi diversi, alcuni di questi lussuosissimi, affidandosi poi a diverse aree ristoro e a molteplici attività ludiche. Tra i momenti più apprezzati, nonché significativi, c’è poi la presentazione dei DJ che calcano il main stage (quest’anno di un imponenza disarmante con 43×160, con 48 fontane e 230 speaker) annunciati da una voce fuoricampo che ricorda ai presenti il motivo per cui sono lì: socializzare e ballare per cambiare il mondo.
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