Addio all’ultimo vero crooner statunitense. Non è semplice riassumere chi era davvero Tony Bennett, uno dei musicisti più apprezzati della storia della musica jazz , pop e swing scomparso oggi all’età di 96 anni dopo aver vinto la bellezza di venti Grammy Award e inciso oltre cento album. Un tripudio vocale di eleganza e raffinatezza condito da un’attitude sul palco pacata e spumeggiante allo stesso tempo. La folgorante carriera del cantante è contrassegnata da alti e bassi, da cadute e risalite, da gloria e oscurità.

L’adolescenza tra guerra e studio

Bennett vantava origini italiane. Nato a New York nel 1926, Antonhy Benedetto (questo il vero nome del cantante): il padre, John, era un negoziante calabrese emigrato negli Stati Uniti nel 1906, mentre la madre Anna era un’umile sarta nata negli USA dopo l’emigrazione dei genitori avvenuta nel 1999.

Chi era Tony Bennett Life&People MagazineLa passione per il canto si accende subito: già a dieci anni infatti Bennett studia canto alla High School of Industrial Arts, per poi interrompere nel tempo lo studio della sua passione a causa dello scoppio del secondo conflitto bellico, fattore che lo porta ad arruolarsi nell’esercito ritrovandosi in Germania, dove contribuisce alla liberazione del campo di concentramento di Landsberg. Dopo essere rientrato in Patria Anthony torna ad esibirsi nelle tavole calde di New York, lavorando anche come cameriere e studiando nel frattempo la tecnica del canto. La sua voce già calda e avvolgente, tanto da avere bisogno soltanto di essere notata. A farlo sarà un’artista, Pearl Bailey che, nel 1949, si accorge della sua bravura durante una serata invitandolo ad aprire un suo concerto e consigliandogli anche di mutare il suo nome in Tony Bennett.

“Because of you” e “Rags to Riches”: la svolta

Proprio grazie alla collega Bennett firmerà il primo contratto discografico con la Columbia Records. Sarà proprio all’interno della Major che avrà un’unica raccomandazione: non imitare il Divino Frank Sinatra, all’epoca in scadenza di contratto. Il primo brano, “Because of you”, ottiene un successo molto importante al juke box, a cui seguiranno altri piccoli gioielli come “Cold”, “Cold Heart” e” Rags To Riches”. Il 1955 sarà invece un altro anno spartiacque: in concomitanza alla nascita di un genere impattante come il rock Tony sposa una sonorità molto più vicina al jazz, aggiungendo alla sua compagine orchestrale anche le percussioni, ottenendo con “The beat of my heart” un enorme riscontro di critica e pubblico.

Il momento più buio: la tossicodipendenza

Il climax della carriera di Bennett viene raggiunto probabilmente negli anni Sessanta, periodo in cui intensifica in modo vertiginoso l’attività concertistica, girando in lungo e il largo gli Stati Uniti con la sua musica. Il tutto sarà poi accentuato dalla pubblicazione di “I left my heart in San Francisco”, ad oggi considerato il suo capolavoro e vincitore di due Grammy. Nel frattempo, in parallelo alla musica svolge anche una fiorente attività sociale, schierandosi ad esempio contro l’apartheid in Sudafrica.

Chi era Tony Bennett Life&People MagazineMa non è tutto rose e fiori: tra un successo e l’altro, tra cui si contano duetti straordinari con Lena Horne e Barbara Streisand oltre che una collaborazione di successo con Bill Evans, Tony inizia avere dei serissimi problemi di dipendenza dalla droga, culminata con un’overdose di cocaina. Una situazione davvero pesante salvata grazie al figlio maggiore Danny, il quale decide di affiancarlo, gestendo le sue finanze e le sue apparizioni televisive diventando il suo manager.

La rinascita e la fortuna di essere evergreen

Grazie all’amore della sua famiglia il cantante rinasce dalle sue stesse ceneri. La prima apparizione post overdose arriva fine 1979, quando Tony si presenta in forma smagliante alla cerimonia dei quarant’anni di carriera del collega crooner Frank Sinatra. Proprio il suo genere musicale, – ed è questo uno dei motivi per cui verrà ricordato per sempre -, sopravvivrà a tutte le tendenze, a tutte le mode e a tutte le epoche. Anzi, sarà proprio Bennett che negli anni Novanta, deciderà di sposare le nuove influenze cercando di portare i giovani artisti, anche quelli con un background lontanissimo, all’interno del suo mondo.

Chi era Tony Bennett Life&People MagazineNascono così stimolanti nuove collaborazioni che gli consentiranno di passare dal rock dei Red Hot Chili Peppers alle pagine colte di Placido Domingo, da Aretha Franklin ad Amy Winehouse passando anche per la Regina del pop Lady Gaga, con cui incide l’ultimo disco di grande successo, “Love for sale”. Proprio grazie a questa vicinanza proficua con i giovani musicisti il mito Tony Bennett è riuscito a insidiarsi quindi nelle nuove generazioni che, oggi, piangono anche loro la scomparsa dell’ultimo crooner dopo quella di Dean Martin e di Sinatra. Da adesso, ci sentiremo tutti un po’ più soli. R.I.P.Tony Bennett!

Leggi anche: Addio Jane Birkin, icona dell’arte e della sensualità

Condividi sui social