Un foglio bianco, una matita, un futuro tutto da raccontare malgrado cinquant’anni di carriera alle spalle. Giorgio Armani fa la quadra alla Milano Fashion Week, presentando la sua collezione uomo Primavera Estate 2024 in perenne equilibrio tra rilettura del proprio heritage, nostalgia e attualità. L’ennesima Lectio Magistralis di Re Giorgio in una rassegna meneghina splendente più che mai.
Una scenografia evocativa
Per capire il mood di tutto lo show basta osservare con attenzione l’allestimento, rappresentante una pagina bianca e una grande matita, simbolo di una storia del brand tutt’altro che conclusa, al servizio di una serie di capi in cui il formale e l’informale – come già accaduto in questa rassegna – si uniscono raccontando fedelmente l’identità del marchio attraverso l’uso delle sfumature stilistiche che abbiamo imparato ad apprezzare nel corso del tempo. Presenti in passerella infatti tutti i principali topos che hanno scritto pagine indelebili di moda, accompagnati di tanto in tanto da intuizioni geniali, sobrie, eleganti e soprattutto contemporanee, come ad esempio le giacche “fluide”, create seguendo l’ispirazione delle popolazioni adriatiche, sempre in giro con abiti sì comodi e larghi, ma sempre raffinati.
La lezione è chiara: per Giorgio Armani infatti i tempi mutano, ma il codice dell’eleganza resta sempre lo stesso; questo perché non conta tanto la bellezza del capo in sé, bensì come lo si indossa.
«La giacca over è nuova rispetto a quelle che faccio – ha detto in tal senso il designer – è nuova ma c’è un riferimento al passato…le mie giacche sono Richard Gere, non stiamo lì tanto a scervellarci” scherza Armani, convinto che si può fare qualcosa che ricorda un passato ma senza che sia passato, perché è come si indossa un capo ciò che conta».
T-shirt sopra la camicia e utilizzo dell’optical: un inno alla leggerezza
Tra le intuizioni più accattivanti della collezione Primavera Estate 2024 di Armani emerge un sapiente gioco di sovrapposizioni. Ecco allora che le t-shirt, leggerissime e semi trasparenti, vengono applicate sopra la camicia, abbinate a un golfino da portare come copri spalla.
Il tema della leggerezza dei tessuti è un leitmotiv di tutto il défilé, riconducibile anche nei cromatismi grazie all’uso di stampe optical sulla maglieria (su tutte le bluse e i gilet), in una palette colori in grado di oscillare dal grigio blu con spennellate di rosso e di beige, senza chiaramente dimenticare le nuance tradizionali come nero e bianco. Una leggerezza che torna anche nella struttura dei capi stessi: dal doppiopetto leggero come una camicia abbinato a pantaloni morbidi con le pinces passando per il blazer combinato con il gilet, il trench estivo di lino e il pigiama di seta.
La moda si reinventa
Non mancano poi i colpi di genio, quegli elementi in grado di ribaltare completamente il punto di vista di un abito o di un accessorio e di trasformare un’eresia stilistica in grande guizzo di eleganza. Aspetto quest’ultimo sottolineato dalla scelta audace delle “cravatte aperte”, semplicemente poggiate sul collo per poi scivolare comodamente sul petto; accessorio spesso alternato ai foulard in seta con stampe a pois o geometriche da arrotolare e lasciare cadere sulle spalle.
Spiccano poi berretti da baseball (accompagnati al classico tre pezzi maschile) oltre che una cura maniacale nella calzatura, in questa occasione sciorinata in sandali con rete. Si tratta di una reinterpretazione dei classici sandali da marinaio trasportati in couture da un Re Giorgio in perenne stato di grazia che, in una settimana della moda maschile stimolante più che mai, ha voluto porre l’accento sulla necessità di reinventarsi e di osare, senza però mai tradire eleganza e savoir fare.
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