Ne “Il sol dell’avvenire”, il film che Nanni Moretti porta con orgoglio in concorso al Festival di Cannes 2023, si condensa tutta l’anima morettiana, quella tanto amata dal suo pubblico e che lo ha reso il regista dissacrante e nostalgico che conosciamo, tra interrogativi esistenziali, sferzante autoironia, racconto impietoso dell’italianità, intessendo una trama variegata fatta di politica, costume e sentimenti. “Non un testamento – ha tenuto a precisare il cineasta romano – ma un film sul cinema”. Al suo fianco sul set alcuni degli attori iconici della sua poetica, come Margherita Buy e Silvio Orlando, oltre a Valentina Romani, rivelazione della serie “Mare fuori”.
Un film manifesto insieme alla sua Margherita
“Con questo film chiudo la prima parte della mia carriera”. Ironizza Nanni Moretti alla presentazione alla stampa della sua nuova opera, “Il sol dell’avvenire“, sfoggiando un animo divertito e sarcastico, quello delle “giornate buone”. Al suo fianco, la sua attrice feticcio, Margherita Buy, amica e indefessa compagna di set, che con questo lungometraggio marca il cartellino dei 5 film realizzati insieme, per di più di seguito (andrebbe premiata, solo per la pazienza). E proprio la sua musa ha confessato che lavorare sotto la sua regia è impegnativo, perché si tratta sempre di dare vita a “personaggi bellissimi dentro storie complicate”.
Un film che è un atto d’amore verso il cinema in generale, “la cui forza resta immutata nel tempo”, ha commentato lo stesso Nanni.
Ci sono tutte le premesse per fare di questo suo ultimo sforzo cinematografico uno dei più amati dal suo pubblico, in vista della presentazione al prossimo Festival di Cannes. Oltre alla Buy, sul set si sono avvicendati anche Silvio Orlando, Barbora Bobulova, Jerzy Stuhr e Mathieu Almaric, a cui si aggiungono nuove leve come Blu Yoshimi e Valentina Romani, quest’ultima protagonista della serie italiana più amata degli ultimi tempi “Mare fuori”.
Dopo “Caro diario” un racconto nostalgico tra pubblico e privato
Il protagonista della storia è Giovanni che di mestiere fa, neanche a dirlo, il regista, impegnato nella realizzazione di un film ambientato nel 1956 nel quartiere romano del Quarticciolo, dove il segretario della sezione del PCI, interpretato da Silvio Orlando, si interroga sulle ragioni dell’occupazione sovietica di Budapest. Al suo fianco la moglie produttrice, la splendida Buy, che a sua volta si interroga sull’opportunità o meno di restare la sua consorte, travaglio ignorato dal protagonista, troppo preso dai suoi dubbi sul valore di ciò che sta girando, mentre coltiva il sogno di realizzare un altro tipo di film che racconti la storia di una coppia di lunga data, accompagnata da una colonna sonora nostalgica, fatta da tante canzoni italiane.
Ma si tratta di una nostalgia “non immobile” – ha commentato lo stesso Moretti – “ma generatrice di futuro”.
Le canzoni dei suoi film, sempre amatissime, spesso ballate, saranno forse il leitmotiv di un prossimo progetto, ispirato ai pezzi dei grandi autori della musica nostrana. In questo film, ancora una volta, la vita professionale e quella privata si intrecciano, sullo sfondo di temi universali e grandi interrogativi, a cui è difficile dare una risposta. E a ricordare le indimenticabili scorribande in vespa di “Caro diario”, ecco l’inedita e contemporanea immagine del protagonista che conversa divertito con il co-produttore francese, che ha il volto di Mathieu Almaric, mentre attraversano una Roma notturna su due monopattini.
Un finale tutto da scoprire, illuminato dal “sol dell’avvenire”
L’espediente del film nel film già lo conosciamo: Nanni Moretti che indossa l’abito del regista – o non lo toglie mai, neanche per dormire – e che si pone perplesso davanti ai grandi temi, come la politica, gli ideali, le relazioni umane, o ai piccoli affanni quotidiani, variazioni minime dell’umore, che sono però rivelatrici della personalità e aprono a intuizioni sorprendenti su noi stessi e il mondo.
Compiaciuto e autoreferenziale sempre, ma più generoso nel coinvolgere chi lo guarda. Le certezze enunciate con grande convinzione nei suoi film precedenti perdono forza, la storia travolge il protagonista che alla fine dovrà issare bandiera bianca e dichiarare il suo fallimento, come regista e come marito. Ma non è una sconfitta totalizzante. Quel “sol dell’avvenire” che illumina la storia fin dal titolo dispiega un finale possibilista, luminoso, nonostante la strada per arrivare fin qui sia stata accidentata. E anche il più distratto tra gli spettatori non potrà non riconoscersi.
In concorso a Cannes 2023 per replicare il successo de “La stanza del figlio”
Cast e regista si danno quindi appuntamento al photocall della kermesse francese, in programma sulla lussuosa riviera mediterranea dal 16 al 27 maggio. In gara per la Palma d’Oro 2023 quest’anno sono tre i registi italiani: Marco Bellocchio, Alba Rohrwacher e Nanni Moretti. Talenti nostrani molto apprezzati in Francia. Sulla Croisette, il regista romano ha già passeggiato diverse volte, anche se l’ambito trofeo d’Oltralpe lo ha portato a casa una volta sola, nel 2001, ultimo regista italiano a vincerlo, con “La stanza del figlio”, film intenso e drammatico sulla vicenda di una famiglia che si trova a fare i conti con il più insopportabile dei lutti. Non possiamo non incrociare le dita e augurare una meritata vittoria, almeno a uno dei tre.
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