Nell’ultimo periodo le sneakers sono tornate un argomento caldissimo di discussione, complice l’uscita del film “Air”, incentrato sul grande business avviato da Micheal Jordan, il giocatore di basket più forte di sempre che stravolse anche il mercato delle calzature con le Air Jordan. Ma oltre alle mitiche scarpe del cestitsta, – un evergreen del mercato -, stanno poco a poco ritornando sempre più in auge anche altri brand, di cui uno “salvato” dalla sua estinzione proprio grazie a un gruppo di imprenditori italiani che hanno deciso di salvarne e preservarne la storia: stiamo parlando delle sneakers Autry, vero e proprio must have nato in Texas negli anni Ottanta e approdato nei primi anni 2000 a Venezia, a Dolo.
Le origini delle sneakers Autry
L’azienda nasce nel 1982 a Dallas, prima affermandosi principalmente nella produzione di calzature sportive da basket, running e tennis, e poi solo in un secondo momento allargandosi al mondo moda. La grande popolarità del brand tuttavia è dovuta al celebre tennista Bob Lutz, reclutato come testimonial del marchio ed entrato a gamba tesa nell’iconografia sportiva tanto da spingere l’azienda a dedicargli un modello su misura.
Sono tanti gli elementi che hanno contribuito all’iconicità delle scarpe: dalla tonalità in bianco, colore diventato un vero e proprio status symbol nel corso del tempo, passando per uno stile prettamente anni Ottanta, impreziosito da linee moderne e perfetto per essere sfoggiato sia dalla componente maschile che da quella femminile. Tra i modelli richiesti all’epoca, ma venduti ancora oggi, spiccano certamente la Dallas e la Medalist, il successo delle calzature tuttavia si affievolirà nel tempo, fino ad arrivare ad una seria fase di stanca nei primi anni del duemila, momento in cui fanno ingresso nel destino delle Autry Marco Doro, Alberto Raengo e Gino Zarrelli, tre imprenditori italiani che, colpiti dalla storia e della brand identity dell’azienda, decidono di acquisire e di rifondare il marchio in nome del made in Italy, rinominandolo “Autry Action People”.
Il rilancio del marchio
Un cambio di passo che non porta saggiamente nessun tipo di stravolgimento alla scarpa stessa: tenendo ben alto il focus sull’anima vintage della calzatura, il nuovo team ha arricchito la New Autry affidandosi a tecnologie d’avanguardia, introducendo nuovi modelli in pelle di agnello e nabuk ma rispolverando anche pezzi pregiati dell’azienda, come la già citata Medalist, rilanciata nel 2019 con un restyling. Tra gli altri pezzi emergono poi altri modelli molto richiesti come Dallas e Open, entrambi ispirati all’heritage del marchio ma con un chiaro sguardo sul futuro. Grazie a queste intuizioni vincenti e alla creazione di una collezione pret-à-porter, Autry è recentemente tornata anche al suo Paese d’Origine, gli Stati Uniti, complice la filiale Autry International USA, dopo aver trovato particolare fortuna in Asia oltre che ovviamente in Europa. I prossimi obiettivi saranno invece il Giappone e il Sud America.
Che successo per le Autry Reverse: il “non ” Pesce d’Aprile”
Le Autry non sono passate inosservate lo scorso primo aprile in occasione di una iniziativa che ha scardinato per gioco una delle regole principali del brand: quella di non cambiare mai il logo. Il giorno del Pesce D’Aprile infatti il marchio ha dato ai propri clienti per 48 ore la possibilità di comprare sull’e-commerce del sito un modello di scarpe in edizione limitata, chiamato Autry Reverse. Si tratta fondamentalmente del best-seller Medalist, ornato però da un logo proposto alla rovescia. Un tocco di follia che ha contribuito a mantenere in trend il nome di un brand in grande salute, pronto a conquistare step by step altre fette importanti di mercato, mantenendo ben alto il nome dello sportwear e del made in italy.
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