Presentato in anteprima mondiale al Bif&st 2023 e disponibile in tutte le sale a partire dal 6 aprile, Mia, è il nuovo lavoro di Ivano De Matteo che spiega attraverso il grande schermo cos’è il Revenge Porn. Il regista romano dei film “Gli equilibristi” e “La vita possibile” torna a parlare di famiglia, ma questa volta lo fa utilizzando la quotidianità per veicolare un messaggio urgentemente attuale. Assieme alla sua compagna, la sceneggiatrice Valentina Ferlan, De Matteo decide di dipingere una ordinaria famiglia che viene stravolta da un dramma purtroppo sempre più frequente, la “porno vendetta”.
La trama
del film vede Sergio, autista d’ambulanza interpretato da un brillante Edoardo Leo, e l’affidabile e amorevole moglie Valeria (Milena Mancini) confrontarsi con l’adolescenza della figlia quindicenne, Mia. I due genitori, che assieme alla propria ragazza formano un quadretto semplice e sereno come tanti, si ritrovano inevitabilmente spettatori delle prime feste, dei make-up più marcati e della prima relazione con un ragazzo di qualche anno più grande, interpretato da Riccardo Mandolini, già visto nella serie Netflix “Baby”, che lentamente rivela il suo lato più disfunzionale e dannoso.
Il rapporto tossico incomincerà a risucchiare violentemente Mia, che si allontanerà di punto in bianco da tutto ciò che prima dell’incontro con Marco amava fare: la pallavolo, le uscite con le amiche, la spensieratezza della giovanissima età. Fortunatamente, grazie al supporto delle persone a lei accanto, fra cui appunto i genitori, la ragazza riesce ad accorgersi dei segnali d’allarme e a separarsi rapidamente dal ventenne diventato sempre più oppressivo. Quando Mia, esordio sul grande schermo di una talentuosa Greta Gasbarri, sembra ricominciare a vivere, non senza difficoltà, Marco decide di vendicarsi nel modo peggiore, attraverso “revenge porn”, ovvero la diffusione di video e foto di lei a sfondo sessuale, distruggendo completamente la vita della quindicenne. Alla profonda sofferenza della figlia, Sergio deciderà di farsi giustizia da solo, finendo in una spirale pericolosa, tra vendetta e dramma sociale.
“Mia”: un progetto d’importanza speciale
De Matteo, accompagnato dalla sceneggiatura di Ferlan, costruisce la vita e il personaggio di Mia entrando nella stanza della figlia adolescente con la cinepresa alla mano, e lasciandosi coinvolgere completamente dal film, trasponendo la propria esperienza di padre, le proprie preoccupazioni e i propri infiniti interrogativi. Il regista, così facendo, riesce a portare sul grande schermo una tematica tanto delicata quanto urgente, spogliandola di inutili retoriche e mettendo il pubblico faccia a faccia con una situazione reale di cui non si può più rimandare la soluzione.
Cos’è il Revenge Porn?
Definito anche come «pornografia illecita», e spesso correlato al cyberbullismo, per “revenge porn” s’intende quell’atto di condivisione, sia online che offline, di foto o video intimi di una persona senza il suo consenso. Il fenomeno è stato individuato e studiato per la prima volta negli Stati Uniti dove, attualmente, esiste una legislazione in grado di far fronte alla problematica, dimostrando un’attenzione maggiore verso la tematica rispetto a quella dedicata in Italia. La normativa italiana ha formalizzato il reato di revenge porn solo nel 2019 in occasione di una riforma del codice penale emanata con la Legge n.69/2019, in vigore dal 9 agosto dello stesso anno. Una delle principali novità inserite (attraverso l’articolo 612 ter) è rappresentata dall’introduzione nel codice penale del delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, spesso dettati da intenzioni vendicative a seguito di una risoluzione di relazione.
Tale fenomeno coinvolge più di due milioni di vittime a livello nazionale, mentre sono 14 milioni gli italiani che risultano aver avuto accesso in rete ad immagini di tale contenuto. Si tratta, purtroppo, di un fenomeno in forte ascesa, che nonostante abbia finalmente trovato una sua ufficializzazione in quanto reato, risulta di difficile individuazione e di ancor più complessa risoluzione.
La condivisione non consensuale di materiale intimo è da considerarsi come una delle peggiori forme di sfruttamento sessuale
e violazione della privacy perpetrata in rete, con conseguenze che colpiscono la vittima sia nella sfera privata e psicologica, sia in quella pubblica, rischiando di compromettere gravemente la vita della persona. Agevolato dalla rapidissima viralità dei mezzi di diffusione, il revenge porn è solo una delle declinazioni del preoccupante quadro di image based abuse, di cui fa parte anche il “sextortion”, ovvero la situazione in cui viene richiesta una somma di denaro da barattare con la non-divulgazione del proprio materiale intimo. Quando, appunto, questa diffusione avviene a scopo vendicativo, generalmente ai danni dell’ex partner, il suo rapido riconoscimento diventa fondamentale per attenuarne le conseguenze.
È, quindi, fondamentale conoscere le modalità attraverso le quali vengono ricavati tali materiali,
a partire dall’auto ripresa di immagini o video intime successivamente inviate dalla vittime a terzi, oppure mediante la ripresa di un rapporto sessuale con il consenso dei soggetti. Per prevenire, come purtroppo spesso accade, la diffusione illecita di queste due tipologie di contenuti è essenziale una corretta protezione dei dati personali. Se nei casi appena illustrati la causa della dispersione delle immagini può essere attribuita ad un attacco hacker nello spazio cloud della vittima, è ancor più frequente la condivisione attraverso Gruppi e Canali italiani attivi su app di messaggistica come Telegram, ambiente dove questo tipo di reato è pericolosamente florido.
Difendersi dal revenge porn è possibile, ma bisogna agire velocemente
Tutelare la riservatezza dei propri contenuti è un aspetto fondamentale per non imbattersi in situazioni di rischio. Gli esperti consigliano di proteggere i propri dati, immagini e video con debita prudenza evitando il più possibile la diffusione tramite profili social o messaggi. Nel caso, però, in cui qualcuno violasse la nostra privacy, il fattore tempo diventa essenziale. Sporgere querela il prima possibile, infatti, agevola le indagini e permette alla polizia postale, incaricata dal pubblico ministero titolare, di aiutare la vittima dapprima nella raccolta della prova, e successivamente all’identificazione e rimozione dei materiali condivisi non consensualmente.
Per facilitare il pronto intervento delle vittime più giovani, il Garante per la protezione dei dati personali ha messo a disposizione di tutti gli utenti un canale di emergenza, online e gratuito, a cui si accede rapidamente attraverso il sito ufficiale. Data l’urgente gravità del fenomeno, risulta fondamentale un incremento dell’informazione riguardante la problematica, sia in sedi istituzionali che in sedi scolastiche, in quanto le vittime sono principalmente adolescenti. Strumento molto potente per veicolare questo tipo di messaggi, così come qualsiasi forma di prodotto culturale, diviene anche il Cinema, attraverso il quale Ivano De Matteo è riuscito, in modo magistrale, a portare una riflessione profonda all’interno della commovente storia d’amore di un padre verso la propria figlia.