Un’altra notizia scuote il mondo della moda a quattro mesi di distanza dal discusso addio di Alessandro Michele al timone di Gucci. Nella giornata di ieri, Il Gruppo Aeffe, proprietaria del marchio Moschino, ha comunicato l’interruzione della collaborazione tra il brand e il Direttore Creativo Jeremy Scott dopo ben dieci anni di successi. Un altro fulmine a ciel sereno nella fashion industry, di cui ad oggi non si conoscono né le motivazioni né tanto meno indizi circa i potenziali successori.

Il comunicato di Aeffe

Solo tanto rispetto e gratitudine nel comunicato diramato dal Gruppo Aeffe – che controlla anche altri colossi del lusso come Alberta Ferretti, Philosophy di Lorenzo Serafini e Pollini – in cui ha parlato in prima persona Massimo Ferretti, Presidente della società:

«Sono fortunato ad avere avuto l’opportunità di lavorare con una forza creativa qual è Jeremy Scott. Voglio ringraziarlo per il suo impegno decennale nei confronti della maison Moschino e per avere lanciato una visione distintiva e gioiosa che sarà per sempre parte della storia di Moschino».

Moschino Jeremy Scott Life&People MagazineParole speculari a quelle del diretto interessato Jeremy Scott:

«Questi 10 anni in Moschino sono stati una fantastica celebrazione di creatività e immaginazione. Sono davvero orgoglioso del lavoro che mi lascio alle spalle. Vorrei ringraziare Massimo Ferretti per avermi concesso l’onore di guidare questa fantastica maison».

L’eredità di Jeremy Scott

Difficile riassumere in poche parole l’impatto che una mente istrionica come quella di Jeremy Scott ha lasciato alla casa di moda italiana. Dal suo ingresso nell’ottobre 2013 il designer ha confezionato fin da subito una visione e un approccio estremamente caratteristico, portando in auge nel mondo lo stile camp proposto in salsa pop e un senso dell’umorismo che con rispetto ha riscritto e reinterpretato i codici del marchio fondato da Franco Moschino.

Moschino Jeremy Scott Life&People Magazine

L’intuizione più grande avuta dallo stilista

è stata infatti quella di declinare in moda gli elementi tipici della pop culture, dal logo di Mc Donald’s (comparso proprio nella prima collezione) alla scatola di sigarette Malboro trasformata in borsa con tanto di scritta “fashion kills” (la moda uccide). Tutte intuizioni che hanno fatto breccia soprattutto nella generazione dei millennials, ovvero dei nati tra gli anni ottanta e l’inizio dei 2000. Tra le tante trovate geniali del nostro spicca anche quella di brandizzare e vendere a prezzi relativamente accessibili anche degli item destinati a prodotti di consumo quotidiano, come t-shirt e custodie per smartphone, un modo per rendere aperto il brand ad una fascia di acquirenti più ampia possibile.

Abito Lampadario Moschino Life&People Magazine

Ma all’interno della poetica di Scott c’è sempre stata una feroce critica sociale anche inerente alla moda stessa. Non a caso è opportuno ricordare solo a titolo esemplificativo il suo fashion show più riuscito, intitolato “Il falò delle vanità”, riferimento colto a quello che successe davvero nel 1497 a Firenze, quando il frate Girolamo Savanarola e i suoi seguaci decisero di sequestrare e bruciare gli oggetti di lusso, considerati causa dei peccati. Nel 2016 allora il Direttore Creativo riproiettò l’avvenimento storico in passerella, facendo sfilare le sue modelle con abiti volutamente usurati, fumanti, anneriti, talvolta anche proposti sotto forma di altri oggetti come tappeti persiani e lampadari. Un modo questo per rimarcare in modo sagace l’eccessiva velocità della moda. 

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Top secret sul successore

Ad oggi nulla trapela sul potenziale successore di Jeremy Scott, il quale avrà una responsabilità oltremodo impegnativa. Lo stampo e lo stile dell’ormai ex creative director era infatti talmente tanto impattante e caratterizzante che non sarà facile capire in quale direzione potrà muoversi il brand che, giocoforza, dovrà sicuramente basarsi prima sul suo heritage per poi prendere un altro tipo di cammino, mantenendo chiaramente alto il nome di Franco Moschino.

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