Quando si parla di solitudine si usa quasi sempre un’accezione negativa. Stare fuori dal gruppo, essere poco gioviali, non avere la fortuna di condividere, tutte condizioni che si collegano in modo quasi diretto all’esclusione e alla frustrazione. Succede quando si resta a casa il venerdì o il sabato sera, quando per punizione si lascia in stanza un bimbo da solo ed in silenzio e così via per tanti altri stereotipi che ancora esistono. Ma cos’è realmente la solitudine? Siamo sicuri che abbia solo un’accezione negativa? Più che una situazione, è uno stato d’animo che la società moderna ci ha insegnato a considerare come una negatività. In realtà i benefici della solitudine sono molteplici, ma troppo spesso si tende a sminuirli.
Essere soli non causa necessariamente solitudine
Uno dei più grandi problemi sottoposti agli psicologi è proprio la paura di stare da soli, aumentata a dismisura dopo il periodo del Covid e i lockdown forzati. Si è arrivati persino a confondere “lo stare soli”, con “l’essere soli”. Infatti, in molti, possono sentirsi soli stando in mezzo a tante persone. Spesso la percezione di ciò che ci circonda, si deteriora fino a deformarsi, mentre dovrebbe fermarsi al suo significato originale: si può essere isolati ma non sertirsi soli. La solitudine infatti, riguarda la scelta di restare soli, sia fisicamente che mentalmente. Perché i benefici della solitudine partono proprio dal miglioramento del benessere psico-fisico.
I benefici della solitudine nell’arte e nella storia
Il genio di grandi personaggi, ci racconta come la solitudine abbia portato anche a successi che hanno fatto la storia. Sia Steve Jobs che Walt Disney hanno iniziato a creare Apple e la stessa Disney, soli in un garage. Più indietro nel tempo, Alan Turing, durante la Seconda guerra mondiale, fu costretto alla quarantena. Chiuso tra le mura di Betchley Park, ha decifrato tutti i codici usati nelle comunicazioni tedesche. La musica vive di solitudine da sempre, di angoli rubati al rumore, alle parole, all’inquinamento acustico. Mozart ne è la prova: amava comporre musica da solo. La letteratura ci racconta di un Giacomo Leopardi come il più grande scrittore della solitudine:
“La solitudine è come una lente di ingrandimento. – scriveva – Se sei solo e stai bene, stai benissimo. Se sei solo e stai male, stai malissimo”.
Bill Gates
ogni anno si concede due settimane da trascorrere da solo in una capanna nel bosco dove si dedica alla lettura, alla riflessione e alla depurazione dell’anima. Pablo Picasso sosteneva con la sua arte, che senza una gran solitudine nessun serio lavoro è possibile, mentre Van Gogh amava dipingere i suoi quadri lontano da tutti.
E cosa dire di una delle più belle definizioni scritte da Fabrizio De André?
“La solitudine (il silenzio, suo stretto parente, bisogna imparare ad ascoltarlo. Il silenzio non esiste) non esiste; nel senso che la solitudine non consiste nello stare soli, ma piuttosto nel non sapersi tenere compagnia. Chi non sa tenersi compagnia difficilmente la sa tenere ad altri. Ecco perché si può essere soli in mezzo a mille persone, ecco anche perché ci si può trovare in compagnia di se stessi ed essere felici (per esempio ascoltando il silenzio, stretto parente della solitudine). Ma il silenzio vero non esiste, come non esiste la vera solitudine. Basta abbandonarsi alle voci dell’Universo”.
I benefici della solitudine: come riconoscerli
Di sicuro non è necessario volare in un bosco americano o vivere in una capanna per assaporare il lato positivo della solitudine, come nemmeno affittare un box per provare i suoi effetti benefici. Basta soffermarsi a capire dove trovare il bello e come cercarlo anche solo in poco tempo, nella dimensione quotidiana.
Basta ricordare che:
- La solitudine aiuta a conoscersi meglio e a trovare la propria voce interna. Le risposte arrivano sempre da dentro e molto meno da fuori. Imparare ad ascoltarsi è il primo passo, farlo nel silenzio è l’inizio.
- Un percorso di solitudine infonde la fiducia spesso persa. Ha il potere di mettere a proprio agio le persone con sé stesse senza dare troppo peso alle influenze esterne. Più ci si sente a proprio agio, più si avrà sicurezza della propria autenticità.
- La solitudine stimola la creatività, anche quella offuscata o lasciata in disparte per la frenetica quotidianità.
- Saper stare da soli permette di avere una visione di pianificazione differente anche sulla vita privata. Perché si organizzano riunioni, consegne, eventi e non si riesce mai a mettere in primo piano gli obiettivi personali? Una pausa da tutto questo è fondamentale per i sogni e le aspirazioni di chiunque.
- Chi trova conforto nella solitudine impara a stare meglio: anche il benessere mentale migliora. Si tende a essere più felici, meno stressati e meno esposti a malattie come la depressione e l’ansia.
Imparare a trascorrere il proprio tempo da soli
Non avere paura della solitudine
è il primo mantra per imparare ad approcciarsi a un nuovo percorso emotivo. La meditazione, anche di pochi minuti al giorno, possibilmente da fare al mattino appena svegli, mette a fuoco gli obiettivi della giornata. Prendere il controllo della propria vita non è così semplice ma fattibile, soprattutto con un po’ di pazienza. Regalarsi il tempo di scrivere su un diario quello che si vuole dona una conversazione con la mente davvero unica. La riscoperta di sé stessi avviene proprio grazie alla solitudine.
Un punto fondamentale è quello di prestare attenzione alle emozioni, non solo agli spazi esterni. Il cuore pesa tanto quanto la mente, soprattutto se ci si vuole (ri)scoprire. La solitudine è un portone per curarsi, chiedersi come ci si sente, capire i messaggi del corpo, conoscersi intimamente. È la chiave per il cambiamento, non per punirsi. Non importa come e per cosa si usi il tempo da soli. L’importante è inserirla a piccoli step nella propria vita, esorcizzandola: la miglior forma di cura che si possa avere.
Guarda anche – Clean up therapy: fare le pulizie in casa migliora la salute mentale?