Non si sa mai bene il reale motivo ma nel campo dell’intrattenimento e delle arti in generale capita di avere dei momenti eccezionali destinati a rimanere per sempre impressi nella memoria. Nella musica italiana ad esempio il 2016 rappresenta il consolidamento di due realtà, la trap e l’indie, che hanno monopolizzato completamente le classifiche spazzando via tutto quello che c’era prima. Ma anche la moda ha un suo anno cardine, ovvero il 1997, noto tra i vari eventi per la prima collezione del Direttore Creativo Alexander McQueen presso Givenchy, per l’invenzione della borsa Fendi Baguette e per l’ultima sfilata di Gianni Versace. Un vero e proprio exploit di glamour che da oggi è possibile rivivere grazie alla mostra “1997 Fashion Big Bang“, visitabile dal 7 marzo al 16 luglio al Palais Galliera di Parigi.
Una sfida avvincente per i visitatori
Si tratta effettivamente di una tempesta perfetta quella avvenuta nella moda nel 1997, in cui di fatto si sono allineati eventi, avvenimenti e coincidenze, sapientemente riassunte nell’esposizione curata in prima persona da Alexandre Samson, il quale ha lanciato indirettamente una sfida importante ai visitatori, ovvero quella di proiettarsi in un periodo di tempo estremamente recente, non semplice da vedere traslato sotto forma di mostra. Per la prima volta infatti gli spettatori non si ritroveranno davanti a costumi d’epoca o abiti novecenteschi, bensì al cospetto di capolavori di modernità che certificano in un modo o nell’altro quanto gli anni Novanta stiano effettivamente diventando un periodo vintage.
Le rivoluzioni del 1997
Dopotutto tutto sembra cambiato nelle ultime tre decadi, anche se proprio nei 90’s, e in particolar modo dal 97, si cominciò in modo determinante a pensare anche a un ripensamento totale del concetto di genere adesso in auge, prima intuizione a dir poco rivoluzionaria. A questo si aggiungono anche le prime indagini sul corpo, esplorate per primo da Comme des Garçons con la collezione “Body Meets Dress, Dress Meets Body”. Ma non finisce qui: sempre nel 1997 si registra la prima, vera, rivoluzionaria sfilata concepita non più come uno sterile défilé bensì come un vero e proprio fashion show.
Ci riferiamo al debutto di John Galliano in Dior, designer che ha avuto per primo l’audacia di portare l’haute couture in una nuova dimensione, più intrattenente, creativa e spettacolare. Una caratteristica che, quasi come conseguenza, è ricaduta anche sulle collezioni, realizzate con un estro molto più istrionico e surreale, con il rischio di apparire poco indossabile. Non mancano poi le coincidenze, alcune di queste a dir poco clamorose, come l’incredibile somiglianza tra due collezioni diverse: “Stockman” di Martin Margiela e la già citata “Body Meets Dress, Dress Meets Body” di Comme des Garçons, entrambe proposte per le stagioni Primavera-Estate unite da un filo rosso senza aver mai dialogato tra loro.
Le parole del curatore
Proprio di quest elementi e mutamenti ha parlato il curatore Samson in fase di presentazione:
«Nel ’97 Rei Kawakubo causò lo stesso tipo di emozione disruptive che aveva creato nell’82 e ’93, tra attrazione pura e franca repulsione, aprendo una nuova strada non solo agli abiti ma al corpo e ai canoni di bellezza occidentale. Martin Margiela aveva iniziato nove anni prima, ma “Stockman” parla dell’essenza stessa della moda: con la sua creazione in studio realizzò quella che è forse la fantasia di ogni designer, mostrando gli step della creazione invece del capo finito. Raf Simons era al primo show nel gennaio ’97, in luglio il secondo fu “Black Palms”, manifesto non solo in fatto di abbigliamento ma di creazione di un nuovo canone di corpo maschile, alto e sottile, di ragazzi trovati per strada, un tipo di casting che sarebbe poi diventato la norma».
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