La storia di Logan Lane e dell’utilizzo smodato che aveva della tecnologia, ha aperto una porta. Fino a ieri, si pensava , infatti, che la dipendenza fosse altro. Eravamo stati abituati a sentir sempre parlare di tutte quelle legate al consumo di sostanze stupefacenti, all’alcool e a quella che è la dipendenza dal gioco d’azzardo. Solo adesso, dopo aver conosciuto la verità di Logan, ci si è resi conto che il territorio del”vizio” è più ampio di quanto pensassimo e che la dipendenza di cui si è fatta portavoce quest’ultima e di cui, oggi, ne soffriamo tutti indistintamente, senza limiti di genere, di età e di estrazione sociale, sia in realtà diversa dalle altre.
E’ quella legata alla tecnologia ed in particolare a quel piccolo accessorio che ultimamente non riusciamo a riporre neanche in tasca o in borsetta ma che teniamo strettamente e costantemente in mano come fosse un appendice di questa, una sua estensione: lo smartphone.
Logan e la sua dipendenza
Ne sa qualcosa la newyorkese Logan Lane che, nonostante la sua giovanissima età, ha sfondato il muro di quella che era la sua dipendenza, riuscendo a trovare dentro di se, quella consapevolezza che le era mancata. Il suo piccolo smartphone era diventato tutto il suo mondo e nel tempo questa malsana abitudine, l’aveva lentamente estraniata da quello che era la sua vita. Solo dopo un lungo e lento percorso di crescita interiore Lane è riuscita a dire “basta” a quella dipendenza che l’aveva fatta letteralmente sprofondare in quella che potremmo definire una sorta di “noia” cronica, come affermerà lei stessa.
Logan è la dimostrazione vivente che è ancora possibile aprire la gabbia con la costanza e la dedizione non è difficile liberarsi da tutte quelle sottomissioni che la società troppo spesso, ci propina unito ad uno stile di vita improntato alla “sterilità”. La rinascita non è un percorso in discesa ma il tempo e l’impegno sono compagni ed alleati per chi sceglie di farne uso.
La nascita del “Luddite Club” ed i suoi primi iscritti
Tutto ha avuto inizio da Logan. Da studentessa liceale “annoiata”della “Edward R. Murrow High School” a fondatrice del “Luddite Club”, il passo è breve; Il movimento è chiaramente ispirato al luddismo e al coraggioso Ned Lud, l’inglese che nel XVIII secolo, in un impeto di rabbia distrusse il proprio telaio meccanico da lavoro. Telaio che da artigiano lo aveva trasformato ad operaio sottopagato, prigioniero di una delle tante catene di montaggio di cui, oggi, sentiamo spesso parlare. Grazie alla Lane che si è fatta portavoce del messaggio, in un epoca dove tutto ruota attorno ad internet e ad i social network, è stato possibile, finalmente, comprendere, come in fondo , sia facile “liberarsi”, svincolarsi dall’uso incontrollato e smodato della tecnologia.
Al “Luddite Club”, a chiunque scelga di iscriversi, viene richiesta una cosa sola, ovvero quella di tornare ad adoperare i vecchi cellulari. Per capirci, quelli senza internet, il cui utilizzo è mirato soltanto alla funzione primaria del telefono: effettuare e ricevere chiamate. Sempre, all’interno del club, viene inoltre richiesto di tornare a quelli che sono i vecchi valori, come riunirsi dopo essersi concluse le ore scolastiche come si faceva, neanche a dirlo, solo due decadi fa. Nel club di Logan i suoi iscritti, giocano, cantano, leggono libri e addirittura c’è chi suona la chitarra. Quelle normali attività ricreative, dunque, che un tempo allietavano i pomeriggi dei ragazzi di qualche anno addietro. “All’inizio è dura” ha raccontato la Lane, durante un’intervista. Come tutte le dipendenze, uscirne, non è semplice ma ciò non vuol dire che sia impossibile.
Da “Luddist club” a fonte di ispirazione per tanti altri adolescenti
La storia di Logane Lane e soprattutto quello che oggi rappresenta il suo esempio, ha tutte quelle carte in regola per far si che non rimanga a lungo destinata e limitata all’interno del perimetro di una scuola. Lei stessa, infatti, dopo l’illuminazione ricevuta, si è attivata per far conoscere sempre a più studenti questa nuova realtà, invitando ogni martedì, nuovi ragazzi a prender parte agli incontri. Incontri che hanno una sola regola elementare da rispettare, ovvero quella che i partecipanti “mollino” il proprio device almeno per un’ora. Un’impresa non del tutto facile per tutti… haimè! Alcuni sono ancora troppo diffidenti, altri vi si cimentano e ci provano solo per scherzo o semplicemente perchè davvero attratti dall’opportunità di stare off line.
Ma nonostante le difficoltà iniziali, sempre più adolescenti cercano una liberazione da quel senso di oppressione che l’utilizzo eccessivo di questi dispositivi e piattaforme, provocano. La speranza adesso è una sola; ed è quella che tutti i giovani prendano consapevolezza del come la loro vita sia cambiata, di come sia diventata piccola e povera, depauperata da quelle che dovrebbero essere le vere attitudini. Ci si augura che il fenomeno Logan, quello di giovani “illuminati” come lei, possa essere in continua crescita perchè il futuro non può e non deve esser visto attraverso la lente curva e distorsiva di un monitor.