La moda, lo sappiamo, vive di fiammate e di tendenze, molto spesso legate a contesti storici e culturali. Ci sono capi la cui “vita” si esaurisce subito, risucchiata dalla frenetica voglia di cambiare e di passare subito al “nuovo” trend. Ci sono tuttavia altri pezzi che più che abiti sono delle vere e proprie scoperte destinate a mutare usi e soprattutto costumi della socialità. Tra queste spicca una delle invenzioni più geniali, utili e redditizie della storia, la tuta da sci, partorita dalla mente geniale di Emilio Pucci e diventata elemento irrinunciabile per la settimana bianca e per le vacanze sulla neve. Ma quando è nata?
Un colpo di genio scoperto “per caso”
Come spesso accade con le grandi invenzioni, anche quella della tuta da sci avviene quasi per caso. Nel 1947, infatti, il Marchese Emilio Pucci di Barsento, con un passato da sciatore agonista nella Nazionale italiana, durante un suo soggiorno a Zermatt (in Svizzera) disegna delle tute da sci per sé e per la fidanzata. I due sono splendidi insieme e la loro complicità, unita ad un’estetica glamour, cattura l’attenzione di una fotografa, Toni Frisser tanto da spingerla a realizzare alcuni scatti, finiti subito sul celeberrimo magazine Harper’s Bazaar. Sarà l’inizio della carriera di Pucci e, contemporaneamente, la nascita di uno dei capi più funzionali di sempre.
Dagli scatti di Frissel, complice anche la lungimiranza di Diana Vreeland (direttrice della rivista) si inaugura una vera e propria collezione di tute da sci, preludio di quello che sarà chiamato poi a tutti gli effetti “Sportwear” e di altri progetti che segnano in modo indelebile la storia della moda italiana e internazionale.
Emilioform: la rivoluzione
Nelle prime creazioni, – quelle degli anni Cinquanta -, le ispirazioni di Pucci sono essenzialmente legata alla Valle D’Aosta e ai suoi paesaggi, impreziosite da una palette di colori audace, con un largo uso del fluo. Tra i primi modelli si ricordano “Cervinia”, il cui motivo disegna le sagome del Monte Cervino, un tipo di intuizione ripescata anche recentemente per le nuove collezioni.
Intorno al 1960 il capo compie un vero e proprio upgrade grazie a un’altra geniale intuizione del designer. Si tratta di un tessuto stretch innovativo, denominato “Emilioform” realizzato con nylon e shantung, talmente versatile da essere poi impiegato anche per la realizzazione di gonne, short, giacche e addirittura bikini. La sua caratteristica? Avvolgere il corpo in modo da migliorare al massimo della potenzialità l’aerodinamica degli sciatori. Un altro step di stampo pioneristico nella contaminazione moda e sport.
Tutte le Maison lusso oggi si occupano anche di skiwear
La varietà di motivi, design e colori si rivela praticamente fin da subito dunque un boccone decisamente appetibile per tutte le principali maison di moda e del lusso. Grazie alla visione avanguardistica di Pucci la tuta da sci diventa un vero e proprio oggetto del desiderio, un altro pezzo del guardaroba da custodire come “specchio” della propria personalità, qualcosa di lontanissimo dal tipo di vestiario che imponeva in passato, caratterizzato da un abbigliamento da sci composto da gonna o semplice pantalone.
Non è infatti un caso se, al giorno d’oggi, tutte le principali case di moda si occupano di skiwear (uno dei primi a capirlo fu il francese Jean Patou); da Armani a Louis Vuitton, Prada e Dior. Tutte, ed è l’aspetto più interessante, portando sulla neve la propria visione artistica e il proprio punto di vista stilistico, riuscendo a distinguersi tra loro malgrado un tipo di design che, giocoforza, deve rispettare in qualche modo determinati canoni tecnici. Un vero e proprio miracolo della moda compiuto proprio nel nostro Paese da sempre eccellenza del settore.
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