Uno stile essenziale ma ricco di sex appeal, ha portato la moda americana nel mondo: tra capi iconici e pubblicità controverse, ripercorriamo storia e biografia dello stilista del minimalismo Calvin Klein per celebrarne oggi l’ottantesimo compleanno.
Gli inizi
Nato nel 1942 nel Bronx (New York) da genitori ungheresi-ebrei, il giovane Calvin Richard frequenta una delle scuole di moda più importanti della grande mela, la New York’s Fashion Insitute of Technology. Ma il suo percorso di studi non arriverà mai a compimento (ci tornerà poi da adulto ricevendo un dottorato ad honorem, chiudendo dunque il qualche modo il cerchio). Klein viene rapito subito dal lavoro, cominciando nel 1962 un lungo praticantato durato cinque anni interamente dedicato alla realizzazione di vestiti destinate ad alcune boutique di New York. Sarà in questi anni che affiancherà in qualità di assistente Dan Millstein, accumulando una grande esperienza nel suo campo.
Il 1968 è l’anno della svolta. Insieme all’amico d’infanzia Barry Schwartz lo stilista fonda infatti la Calvin Klein Inc, ottenendo praticamente sin da subito un successo di enorme rilevanza, complici soprattutto delle iconiche collezioni di jeans attillati che diventano un must a livello Mondiale. A dargli una mano il Baron De Gunzburg (eccentrico Barone di istrionica personalità), al quale va dato il merito di aver contribuito a lanciare Calvin Klein nel mercato ancor prima del lancio vero e proprio dei jeans.
Il Re del Minimalismo e della sensualità: le due intuizioni firmate Calvin Klein
Una delle grandi peculiarità dello stilista fu quella di cogliere l’attimo e capire il proprio momento, sapendo interpretare nel migliore dei modi il mondo che stava vivendo. Negli anni Settanta in tal senso l’esigenza era nelle linee, nella pulizia e nella purezza: tre caratteristiche che lo statunitense traduce in abiti dalla fortissima impronta minimale, rendendoli casual, ben definiti e impreziositi da una palette di colori molto neutra, tra cui spicca il bianco clinic. Sarà proprio questo nuovo lusso sobrio, discreto ed elegante che porterà Calvin nell’Olimpo dei designer.
Nel decennio successivo, dunque negli anni Ottanta,
il mondo dell’advertising rimarrà fortemente influenzato dalle idee di Calvin Klein, il quale rivoluziona la pubblicità grazie alla collaborazione con dei fotografi di altissimo profilo, tra cui si contano Peter Lindbergh, Stevan Maisel e Bruce Weber, quest’ultimo autore della prima campagna nel 1982. Il classico scatto in bianco e nero fece subito storia, giocando con la sensualità e la malizia. Si ricordano in tal senso, solo a scopo esemplificativo, lo shooting di Brooke Shields ritratta da Richard Avedon (accompagnato dall’iconico claim “Volete sapere cosa c’è tra me e i miei jeans Calvin Klein? Niente”) oppure quella famosissima campagna con Kate Moss petto a petto con Mark Wahlberg inscenata da Herb Ritts.
La componente erotica e sexy diventa dunque un must per Calvin Klein: l’intimo, complice proprio le splendide foto pubblicitarie, diventerà uno dei pezzi di punta del brand: tutti infatti, dagli uomini alle donne, vogliono indossare gli iconici slip arricchiti dalla scritta del marchio nell’elastico, invogliati dal coinvolgimento di tantissimi VIP che negli anni hanno partecipato agli scatti, tra cui spiccano ancora oggi icone amatissime dai giovani come Justin Bieber e Kendall Jenner.
Da Calvin Klein e K&C
Nei primi anni del nuovo millennio, precisamente nel 2003, l’azienda trova come acquirente la holding PVH (Philips-Van Heusen Corporation), di cui fanno parte colossi come Tommy Hilfigher. Dopo il passaggio, costato la bellezza di 438 milioni di dollari, subentrano nel ruolo di Direttori Creativi al posto del fondatore Italo Zucchelli (dedito alla moda uomo) e il brasiliano Francisco Costa (attivo per la moda donna): sarà un’altra grande trovata. Coadiuvati dallo stesso Klein in prima battuta, i due catturano in modo convincente l’attenzione di critica e addetti ai lavori, riuscendo nel non semplice intento di svecchiare un brand rendendolo contemporaneo non tradendo neanche di un centimetro la poetica per cui è stato fondato.
Un upgrade ulteriore avverrà poi nel 2016, anno dell’ambiziosa nomina del belga Raf Simons a Chief Creative officier dell’intera azienda: in sostanza, l’ex mente di Dior ebbe il compito di occuparsi della strategia creativa dell’interno mondo C&K, guidando insieme a Pieter Mulier tutte le varie linee dislocate: una summa di meraviglia che fece toccare punte di artisticità altissime al marchio, purtroppo terminata a causa del non raggiungimento dei risultati economici prefissati lasciando il timone a Jessica Lomax.
Le curiosità sulla storia di Calvin Klein
Difficile contare in una sola mano tutte le curiosità che avvolgono la storia di Calvin Klein. Non tutti sanno per esempio che il noto designer inventò nel 1994 lo slipdress, ovvero la sottoveste, sdoganandola sulle passarelle grazie alla splendida Kate Moss: l’obiettivo? Portare l’underwear anche fuori dalla zona letto. Una trovata geniale che entrò anche nel grande schermo, precisamente nel film “Ragazze a Beverly Hills”, indossato da una Cher Horovitz in grandissimo spolvero.
Notissimo anche il carattere di Klein, sempre a un passo dal proibito.
Non a caso, nel 1995 ricevette un’accusa pesantissima dal Presidente Bill Clinton a causa della campagna pubblicitaria scattata da Steven Meisel, intento a ritrarre degli adolescenti in pose succinte e con fare ammiccante: Clinton decise di mettere addirittura sotto indagine le foto per pedofilia. Alla fine legalmente la spuntò il designer, il quale riuscì a dimostrare la maggiore età di tutti i modelli coinvolti durante lo shooting. Ma le foto, a prescindere dall’esito della causa, vennero ritirate.
Impossibile non citare poi il grande apporto dato da Calvin Klein nel mondo della cosmetica e dei profumi. A lui si deve infatti il primo lancio della storia della fragranza unisex, nominata CK One e creata da Albert Morillas e Harry Freemont. La fragranza, a pochi giorni dal lancio, diventò immediatamente un best seller, generando oltre 90 milioni di dollari in pochi mesi.
Insomma. Genio, intuizione, sregolatezza, visione. In un solo nome: Calvin Klein.
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