Non è un vero lavoro. Una qualifica che chiunque sia riuscito a ritagliarsi un ruolo nel macrocosmo del web – che sia come youtuber, podcaster, influencer o content creator – ha sentito fin troppe volte. Eppure, a dispetto dello scetticismo che regnava fino a pochi anni fa, oggi sono proprio loro i nuovi protagonisti del marketing mondiale. Che si prenda in considerazione il settore fashion, il mondo del gaming, quello dei profumi, del cibo, dello sport, dell’arte o della letteratura, infatti, siamo di fronte a un fatto compiuto: gli influencer non solo funzionano, ma sono ormai una forza trainante dell’economia di molti brand.
Non si tratta più di pochi, straordinari casi isolati. Il monopolio di Chiara Ferragni, che dal blog “The Blonde Salad” ha costruito un impero in continua crescita, ha dovuto condividere le luci della ribalta con un esercito sempre più numeroso di “colleghi”, che – attraverso i social – sono diventati delle vere e proprie autorità nei settori più disparati. Si tratta di una nuova, potentissima (e volubilissima) categoria professionale. Non stupisce, dunque, che sia nato AssoInfluencer, il primo sindacato italiano teso a rappresentare e tutelare gli interessi degli imprenditori digitali. Ecco di che cosa si tratta.
L’era degli influencer, tra potere e punti deboli: è davvero necessario un sindacato?
YouTube, Instagram, Twitter, Twitch, Facebook, TikTok. Sono sempre di più le piattaforme che garantiscono visibilità a tutti coloro che sono abbastanza sicuri di sé da accendere una fotocamera e iniziare a farsi sentire. Non servono provini, raccomandazioni o investimenti di sorta. Basta solo avere una voce, una passione, tanta voglia di fare e nessuna paura di condividerla con il mondo. Quella dei social è una realtà democratica, che offre ad ogni user le stesse possibilità (almeno in partenza). Ma quello che inizia come un simpatico hobby da praticare nella propria cameretta, se coltivato nel giusto modo, diventa sempre più spesso un vero e proprio lavoro. Con una busta paga a diversi zeri.
Sponsorizzazioni, inviti ufficiali, campagne pubblicitarie, partecipazioni. Nella cornice di una digital economy sempre più pervasiva, l’agenda di un influencer è decisamente fitta di impegni. Brand importanti, aziende e agenzie si litigano i creator: tutti li vogliono vestire, tutti li vogliono invitare, tutti vogliono che promuovano i loro prodotti. In un’ottica sempre più consumer-oriented, infatti, sarebbe miope non realizzare che ormai sono proprio i social a orientare le masse. Non a caso, il valore del cosiddetto influencer marketing si moltiplica ogni anno: attualmente sfiora i 14 miliardi. Così, le vecchie strategie di promozione appaiono obsolete, specialmente quando – con un semplice tweet, reel o IG Story – qualcuno ha il potere di veicolare migliaia di futuri clienti verso questo o quell’altro prodotto.
Inutile girarci intorno: le Chiara Ferragni e i Khaby Lame di questo mondo sono la nuova arma segreta del marketing globale. D’altra parte, è anche vero che – essendo una professione così giovane – quella dei content creator è una carriera ancora poco tutelata e regolamentata. Soggetti ai capricci degli utenti e alla volubilità effimera delle piattaforme, gli influencer corrono il rischio di essere sfruttati o, peggio, di passare di moda da un momento all’altro. È proprio qui, quindi, che si inserisce il progetto di Asso Influencer.
La mission di Asso Influencer
È l’agenzia di stampa Adnkronos a dare la prima definizione dell’associazione. Asso Influencer è «il primo sindacato che rappresenta le diverse figure professionali riconoscibili come influencer e content creator». «Dagli youtuber ai podcaster, dagli streamer agli instagrammer e ai cyber atleti». Tutti satelliti della vastissima galassia dei nuovi imprenditori digitali che, post dopo post, hanno raggiunto risultati eccezionali e – proprio per questo – meritano una rete di salvataggio ben solida. Pur essendo costantemente esposte al pubblico e alle attenzioni di aziende milionarie, infatti, queste nuove figure sono ancora poco tutelate dal punto di vista legale. Da qui l’idea di un vero e proprio sindacato degli influencer, in grado di assistere e difendere i professionisti digitali emergenti.
La mission degli avvocati Jacopo Ierussi e Valentina Salonia, promotori dell’iniziativa, è semplice: proteggere i protagonisti di una fascia di mercato di cui le aziende italiane non posso più fare a meno. «Sono professionisti capaci di produrre valore attraverso competenze e strumenti specifici» ha infatti spiegato Ierussi. «E in quanto professionisti, in un mercato ancora non regolato, ciò che fino ad oggi è mancato è esattamente una realtà che ne tutelasse diritti e interessi. Asso Influencer è nata proprio per rispondere a questa esigenza». Correva l’anno 2018 quando Ierussi e Salonia hanno avviato le pratiche per la realizzazione del progetto. Quattro anni dopo, oggi Assoinfluencer si è ritagliata il suo posto tra le Associazioni Professionali del ministero dello Sviluppo Economico, ed è sulla buona strada per essere tesserata.