Viviamo in un periodo storico nel quale, grazie alle battaglie dei giovani attivisti, i confini fra ciò che era tradizionalmente considerato maschile e femminile sono sempre più labili. Si tratta di una vera e propria ondata gender fluid, che tuttavia non ha nulla di nuovo. L’esempio delle Burrnesh, le donne dei Balcani che hanno deciso di vivere la loro vita in abiti maschili, è in questo senso esplicativo di come non si tratti di un cambiamento di prospettiva necessariamente contemporaneo.
Donne Burrnesh: una storia particolare
La vergine giurata (ecco un altro modo per chiamare questo tipo di persona) è una donna di un paese balcanico, di norma l’Albania o il Kosovo, che non solo può scegliere di vivere in abiti maschili ma che viene considerata dalla società stessa come uomo e, in quanto tale, ha la possibilità di godere di una serie di privilegi. Per esempio, una burrnesh può bere e fumare senza che nessuno si scandalizzi. La sua figura è, nel concreto, riconosciuta dal diritto tradizionale di quei luoghi, chiamato Kanun. Ciò significa che per la società balcanica una burrnesh acquisisce anche doveri e obblighi di norma associati alle figure maschili, nel contesto di quella che si potrebbe definire come la classica società patriarcale.
Come è nato il fenomeno?
Le origini delle burrnesh sono molto antiche e necessariamente legate all’emergere di particolari necessità familiari. Poteva infatti capitare che all’interno di una famiglia venisse all’improvviso a mancare il padre, figura centrale con l’onere di prendersi cura dei suoi parenti più stretti con il lavoro. In mancanza di un capofamiglia, dunque, poteva subentrare una burrnesh, che avrebbe evitato alla famiglia di disperdere il proprio patrimonio in mancanza di un erede maschio.
I fattori che hanno fatto nascere la figura delle Burrnesh
Stiamo parlando di qualcosa che difficilmente potremmo ritrovare anche oggi, nell’attuale società progressista in cui viviamo. Le vergini giurate sono ormai poche decine, donne anziane che hanno vissuto i loro primi anni di vita in un contesto spesso rurale, retrogrado, dove la scelta di diventare burrnesh è stata in qualche misura obbligata. Gli antropologi che si sono impegnati per studiare questo particolare tipo di forma culturale hanno sviluppato diversi tipi di ipotesi e scenari per cercare di comprendere come molte donne di queste aree abbiano deciso di fare una scelta così radicale sulle proprie vite.
Il primo motivo è legato ad una vera e propria necessità e al loro spirito di sopravvivenza. In mancanza di figli maschi o nel caso in cui il padre fosse morto, era necessario che una delle donne di casa si facesse carico del nucleo familiare, a 360°. Il secondo motivo è legato alla decisione da parte di queste donne di nascondere la loro reale identità per fuggire da un matrimonio combinato. Si trattava di una scelta a modo suo femminista, in quanto queste donne rifiutavano di essere assoggettate ad una volontà maschile da trasformarsi a loro volta in uomini, assumendole le fattezze.
Il terzo motivo, seppur più raro, ha a che fare con quella che oggi chiameremmo identità di genere. C’è infatti un’ampia letteratura a nostra disposizione riguardo a tutti quegli individui che non si riconoscono nel sesso assegnato loro alla nascita. Si tratta di vera e propria disforia di genere, una condizione psichiatrica e psicologica che da qualche anno l’Organizzazione Mondiale della Salute ha eliminato dalla lista delle malattie mentali. Le burrnesh, in base agli studi di genere, sono dunque uomini a tutti gli effetti, nonostante siano nate in un corpo, per così dire, diverso.
Un film racconta le burrnesh
Nel 2015, a proposito, è uscito in tutte le sale “Vergine Giurata”, per la regia di Laura Bispuri, opera cinematografica con protagonista Alba Rohrwacker che racconta proprio la storia di una donna orfana; Hana, costretta a doversi fingere uomo a causa della sua stessa cultura. La sua vera essenza, delicata e femminile, emergerà soltanto quando avrà la possibilità di giungere in Italia, dove entrerà in contatto con un ambiente molto diverso e con una donna speciale. Una storia moderna e toccante che lancia un messaggio fondamentale: è impossibile privarci della nostra identità più profonda, anche quando pensiamo di averla perduta per sempre.
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