I numeri parlano chiaro. Il pokè bowl è un fenomeno legato al mondo del food di grande successo anche in Italia, dove i numeri legati a questa prelibatezza sono raddoppiati nel giro di 12 mesi appena con un fatturato record. Le ultime stime riportano cifre importanti: al 30 giugno 2022 i punti vendita pokè sparsi in giro per l’Italia erano ben 820 (+140% rispetto al 2021), per un un giro di affari stimato di 328 milioni di euro.
Pokè: raddoppio del fatturato rispetto al 2021
Nel nostro paese si registrano tassi di crescita a tripla cifra, con un incremento più che doppio rispetto ad appena 12 mesi fa (si parla del +117%) quando il mercato del pokè era intorno ai 151 milioni di euro. Le previsioni, inoltre, sono ancor più rosee. Stando alle più recenti analisi degli economisti, si prevede che entro il 2026 ci sarà un CAGR del 20%, per un valore totale del mercato che potrebbe superare i 689 milioni di euro.
La situazione in Italia
Esistono fondamentalmente due tipi di pokè store nel nostro territorio: da un lato troviamo le grandi catene, dall’altro i piccoli store indipendenti. Per quanto riguarda i punti vendita in franchising, i colossi principali ad oggi sono I Love Poke e Pokè House, con il primo che vanta la quota di mercato più importante ma anche la distribuzione più capillare (15% di market share per un totale di 120 store).
La stragrande maggioranza dei negozi pokè si concentrano nelle grandi città come Milano (soprattutto) ma anche Roma e Torino, dove anche a causa dei ritmi di lavoro frenetici va molto di moda questo tipo di pietanza gustosa e particolarmente veloce da consumare in pausa pranzo. Inoltre, il pokè dà al consumatore la sensazione di essere un prodotto “healthy”, adatto per chi vuole seguire un regime alimentare sano ed equilibrato: si tratta soltanto di uno dei numerosi elementi che ne hanno stimolato la sorprendente diffusione anche alle nostre latitudini.
Pokè: un successo che viene da lontano
Le origini di questo particolare piatto sono antichissime e risalgono al 400 d.C circa, quando dopo un lungo viaggio in mezzo all’Oceano Pacifico i polinesiani sbarcarono per la prima volta sulle coste dell’arcipelago delle Hawaii. La popolazione che a quei tempi abitava la Polinesia era abituata a consumare del pesce crudo, di norma tagliato in piccoli cubetti, mentre si trovava a bordo delle barche con le quali attraversava migliaia di chilometri alla ricerca di nuovi territori da colonizzare. Il termine pokè, in base al dizionario hawaiiano (l’Ulukau) significa proprio “affettare il pesce in pezzi”. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, dunque, nonostante l’apparenza, il pokè è un piatto che ha le sue origini nelle Hawaii, e non in Giappone, la patria del sushi e del sashimi (che concettualmente sono molto simili).
Come è nato il pokè nelle Hawaii?
L’arcipelago in mezzo all’Oceano Pacifico, proprio per la sua posizione, si è storicamente ritrovato in mezzo a infinite influenze culturali: le Hawaii sono un arcipelago crocevia di scambi continui, che hanno portato ad una contaminazione in atto ancora oggi. Se la base del pokè resta dunque come da tradizione il pesce tagliato a cubetti, le aggiunte che si possono fare al suo interno sono innumerevoli e derivano proprio da questo retroterra culturale così variegato.
Il Giappone, da questo punto di vista, ha svolto un ruolo cruciale. Il popolo nipponico ha dato il suo apporto allo sviluppo del pokè con l’aggiunta di salsa di soia, salsa di sesamo e ovviamente con l’immancabile riso, diventato nel corso del tempo la principale base della pietanza insieme al pesce. I giapponesi, inoltre, hanno reso il pokè un prodotto unico includendo sapori anche molto diversi fra di loro, come il piccante, lo speziato, l’agrodolce e l’acido e sostituendo il classico salmone con il tonno.
Gli ingredienti del pokè
Non esiste una regola univoca per la creazione del piatto pokè perfetto. Il suo successo, in realtà, dipende proprio dalla sua enorme versatilità e dalle mille opzioni che le pokerie sparse per il mondo e per l’Italia offrono. L’unica vera regola fondamentale è la scelta della base: non è un vero pokè se manca il pesce (o una proteina, come il pollo teriyaki) e se manca riso. Per il resto, massimo spazio alla fantasia del consumatore: le opzioni, in questo caso, sono davvero infinite.
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