Dopo New York e Londra, anche la Milano Fashion Week è andata in archivio, portandosi dietro tanto coraggio, tanti omaggi e tante creazioni che hanno testimoniato il grande ritorno dell’industria del fashion alle modalità tradizionali e senza restrizioni. Ma quali sono le collezioni moda della Primavera Estate 2023 ad aver catturato particolarmente la scena nella passerella meneghina? Quali sono i brand ricorderemo di più? Quali sono stati i giovani designer più impattanti?
Cosa abbiamo visto di bello? I big non deludono
Nessuno delle grandi Maison attese ha deluso le aspettative inondando di bellezza, anzi di grande bellezza, i rispettivi fashion show tra tradizione, rinnovamento e trovate a dir poco geniali. Pensiamo ad esempio a quanto fatto da Gucci che, con il suo concept sul doppio, ha allestito la sfilata più suggestiva coinvolgendo più di sessanta coppie di gemelli. Non è passato inosservata neanche la virata autocelebrativa (ma non autoreferenziale) di Dolce & Gabbana, i quali hanno incoronato Kim Kardashian a nuova icona pop della propria azienda con una collezione ispirata alle loro migliori creazioni del ventennio 1987-2007.
Applausi a scena aperta poi alle donne di Re Giorgio Armani, alla compostezza di Alberta Ferretti, alla femminilità concettuale di Prada e di Fendi, senza dimenticare il grande fascino di Versace, da ormai diverse stagioni in totale stato di grazia. Tutti brand che portano in alto il valore dell’Italia e del made in Italy contaminandosi con altre arti e coinvolgendo le celebs più importanti del mondo per i propri lavori.
Una vagonata di giovani
Ma parlare soltanto dei big sarebbe troppo facile, in quanto la Milano Fashion Week ha valorizzato anche decine e decine di giovanissimi designer, tuti bravissimi a rubare la scena con una visione contemporanea e destinata a fare tendenza; è il caso ad esempio di Ylenia Durazzi, la quale ha sciorinato il suo ideale di donna sofisticata, colta, autonoma e indipendente, a cui piace vestire capi minimali e rigorosi, con diversi riferimenti al mondo della selleria, facendo particolarmente centro con le borse.
A un altro stilista apprezzato, Alessandro Vigliante, piace invece modellare i corpi, protagonisti assoluti delle sue collezioni in quella che potremmo chiamare body fashion, dove emergono abiti creati ad hoc per inneggiare alla libertà. Non a caso anche in questa occasione non è mancato un fondamentale apporto della danza contemporanea, una delle discipline che più lo affascina. Necessario citare inoltre Blazè Milano (Corrada Rodriguez d’Acri, Delifna Pinardi e Sole Torlonia), azienda che in pochissimo tempo è stata in grado di creare le giacche più cool del momento, oltre che Vernisse, brand che flirta con il lusso e con il recupero di tessuti vintage.
L’evento più chiacchierato: Moncler
Non può mancare un focus anche su quanto successo al di fuori della passerella, vista la moltitudine di eventi che hanno spopolato durante la rassegna. Tra tutti, il più mastodontico è certamente stato quello pensato e firmato da Moncler, maison che proprio a Milano ha inaugurato i festeggiamenti del suo settantesimo compleanno con un’esibizione in Piazza del Duomo destinata a restare impressa nella storia, complice il reclutamento di un cast artistico con pochi precedenti. Era tra gli eventi più attesi della fashion week, una performance dal vivo ad alto impatto visivo con il coinvolgimento di 700 ballerini, 200 musicisti, 100 coristi, 952 modelli e un cast di 1952 persone.
Il fil rouge della performance, il cui video è divenuto in poco tempo virale, è la giacca Maya, modello iconico della casa di moda rivisitato nello stile e nei materiali e perfetto ponte tra le origini del marchio e il suo prossimo futuro. La carovana della fashion week adesso senza soluzione di continuità si è già spostata nello a Parigi, in programma fino al prossimo 4 ottobre.
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