Sono passati dieci giorni dalla scomparsa della regina Elisabetta II d’Inghilterra, eppure la sua morte continua ad essere epicentro di reazioni di dolore, disorientamento e cordoglio in ogni angolo del mondo. Amatissima e longeva, Elisabetta non era soltanto un capo di stato o una sovrana. Era un vero e proprio simbolo, portabandiera di un’era che ha accompagnato più di una generazione. Sembra naturale, quindi, che la sua morte abbia scatenato un’onda mediatica senza precedenti. Eppure, nel mare magnum di post, IG Stories e tweets, c’è chi ha preso la scomparsa della sovrana in modo decisamente personale. E – in questi giorni di trambusto prima dell’attesissimo funerale di domani – sta vivendo un vero e proprio lutto. Ma perché – dobbiamo chiederci – le reazioni alla morte della regina Elisabetta sono state e continuano ad essere così emotive?
London Bridge is down, addio alla regina Elisabetta: perché la sua morte ci ha colpito così tanto?
God save the Queen
. Un’inno, un motto, il ricordo di un’era: quella di Elisabetta II d’Inghilterra, scomparsa l’8 settembre 2022, all’età di 96 anni (70 dei quali trascorsi sul trono inglese). Che la si amasse o la si odiasse, basterebbero gli ultimi sette decenni al comando del Regno Unito per suscitare malinconia anche nel più scettico dei cuori, all’idea della sua scomparsa. Eppure, la sua longevità non è che l’ultimo dei motivi per cui la morte di Elisabetta ha gettato il mondo intero nello sconforto. Elizabeth era molto di più della regina “a cui ormai eravamo abituati”. Certo, il suo regno ha attraversato più di un’epoca storica, nonché svariate generazioni. Per molti noi, è stata l’unica regina ad aver mai vissuto a Buckingham Palace. Ma l’affetto che si era guadagnata e che l’ha accompagnata fino alla fine poggiava su ragioni ben più profonde.
A dimostrarlo, c’è il vero e proprio terremoto emotivo che la sua morte ha scatenato, non solo nei suoi sudditi, ma in tutto il mondo. Video, dediche, messaggi di addio, fotografie, canzoni. Dal castello scozzese di Balmoral, l’onda d’urto della sua morte ha raggiunto ogni piattaforma, ogni discussione, ogni Paese in ogni angolo del globo. I più anziani piangono ancora, ricordano gli aneddoti che hanno accompagnato il suo lungo regno e, insieme, la loro stessa vita.
I più giovani, invece, riversano lo sconforto sui social, rimpiangendo la perdita di quella che sentivano come punto di riferimento inalienabile della loro esistenza. Ma perché la scomparsa di Elisabetta ci ha colpito in modo così profondo? Dopotutto, a 96 anni, non si può dire che la notizia arrivasse inaspettata. Forse, però, la risposta sta proprio qui. Dopo essere stata una solida certezza così a lungo, ormai ci eravamo convinti inconsciamente che avrebbe vissuto per sempre.
Queen Elizabeth, modello femminista e portavoce di un’era: da Churchill a Liz Truss
Nessuno vive per sempre, lo sappiamo. Eppure, la Regina Elisabetta ci è andata vicino: nei suoi 70 anni di regno, dalle vetrate di Buckingham Palace ha assistito al dipanarsi della storia moderna, osservando attivamente il succedersi dei passi avanti, dei passi falsi e delle giravolte dell’umanità. Molti dei quali la vedono come principale responsabile. Salita al trono nel lontano 1951, è stata incoronata appena ventiseienne, erede di un padre-re che si era schierano contro il nazismo, per poi spegnersi a soli 56 anni. Affrontare la morte prematura di un genitore, la responsabilità della guida di un regno e le difficoltà del dopoguerra contemporaneamente, da così giovane, sarebbe stato impensabile per molti. Ma Elisabetta ce l’ha fatta, e non solo. È diventata un’icona, dimostrando come la leadership di una donna non solo fosse all’altezza della carica, ma fosse anche la scelta migliore.
Forte e risoluta, ma anche accessibile e sempre sorridente, Elizabeth si è conquistata – anno dopo anno – il rispetto e l’amore dei sudditi, barcamenandosi tra decisioni impossibili, drammi familiari e politica internazionale. In molti tra i protagonisti della grande storia moderna hanno incrociato la parabola del loro successo con quella di Queen Elizabeth. Da Lady D a Margareth Thatcher, da Nelson Mandela a Marilyn Monroe: da dentro i suoi tailleur colorati, la regina ha mosso i fili del mondo con la discrezione e il decoro che si addicono alla Corona. Ultima ad averla intercettata, la nuova premier Liz Truss, consacrata Primo Ministro dopo la tradizionale cerimonia del “baciamano” a Sua Maestà. Cerimonia che – chiudendo un cerchio che si era aperto niente meno che con Winston Churchill – ha ora il sapore di un ultimo passaggio di testimone: guarda caso, a un’altra donna.
La regina che ha saputo farsi amare: addio icona dei nostri tempi
In conclusione, se dovessimo chiedere a cento persone perché la morte della Regina abbia portato loro disorientamento e dispiacere, otterremmo cento risposte diverse. Dopotutto, i motivi per amarla non mancavano. Dall’indimenticabile power dressing a colori pastello ai suoi amati cani corgi, dalla passione per l’equitazione e per le auto fino all’ironia che la contraddistingueva in ogni occasione (come dimenticarsi del suo piccato rimprovero a Silvio Berlusconi durante la riunione del G20?). Senza parlare della sua dolcezza nel girare un video con l’orsetto Paddington, mentre le note di We Will Rock You risuonavano per Buckingham Palace e Brian May suonava la chitarra svettando sulla folla, in occasione del suo Giubileo di Platino.
Che si tratti di veri e propri fan, curiosi o semplici nostalgici, però, la verità innegabile resta una: la Regina Elisabetta ci mancherà. Unione perfetta di forza e gentilezza, dignità e abnegazione, sarà davvero difficile da eguagliare. Ma – mentre il suo volto inizia a scomparire da banconote e francobolli – possiamo rallegrarci all’idea che il suo ricordo ci accompagnerà per sempre.