I dati sono allarmanti e preoccupanti. In Italia le molestie o le discriminazioni dirette nei confronti delle donne sul luogo di lavoro raggiunge il 55%. La statistica emerge da una ricerca la quale ha coinvolto nell’indagine quasi 4/5000 lavoratrici in tutto il nostro Paese con l’obiettivo di immortalare un aspetto gravissimo e mortificante, ancora molto difficile da estirpare.
Battute, discriminazioni e l’equità di genere è un’utopia
Svariati sono gli episodi in cui possono incappare le donne nel quotidiano Si passa dalle allusioni viscide (magari espresse sotto forma di “battuta”) ad apprezzamenti fuorvianti o massaggi non richiesti, fino ad arrivare anche a violenze psicologiche ancora più pesanti, rappresentate per esempio da una promozione da parte di un altro collega durante il delicato periodo di gravidanza. Tutti aspetti che chiaramente peggiorano le condizioni fisiche e mentali della lavoratrici che, giocoforza, devono fare i conti con questo problema senza perdere ovviamente il focus sugli impegni e la performance lavorativa, aumentando dunque lo stress.
Gli autori delle molestie, sempre quanto osservato dalla ricerca, sono per lo più i colleghi, seguiti poi dai capi e dai responsabili. La situazione poi non migliora neanche nelle posizioni di alto profilo e nei ruoli di altissima carica: spesso infatti gli stessi atteggiamenti subiscono una ricezione diversa a seconda dal sesso. Un uomo in una posizione di potere che si mostra ambizioso e intransigente è considerata una persona di polso e decisa, una donna in molti casi invece è recepita come ostile e linguisticamente aggressiva. Si tratta dunque di un problema ad ampio raggio che si addiziona poi con un’altra criticità del gender gap legata ai compensi, al momento al 20% sotto quello degli uomini.
Le difficoltà nel progredire
Tutti questi fattori messi insieme ostacolano chiaramente la carriera delle donne. Ma c’è di più. La difficoltà nel progredire viene amplificata anche nei contesti lavorativi (purtroppo non pochi) dove la genitorialità è considerata soltanto come aspetto legato alla sfera femminile, condizione che porta alle future mamme a uno stato di insicurezza e di instabilità emotiva nel comunicare alla propria azienda di essere incinta. Un patema giustificato da dei numeri francamente disarmanti: secondo le ultime stime infatti quasi il 70% delle donne con la maternità ha visto rallentare la propria crescita di lavoro.
Come arginare il problema?
È chiaramente la domanda più complicata a cui rispondere, in quanto è chiaro che dietro il problema delle molestie sul luogo di lavoro ci siano delle carenze di tipo culturale ed educativo. L’aspetto più preoccupante è infatti che, per molti uomini, determinati gesti nei confronti delle donne secondo la loro visione non corrisponde realmente ad atteggiamenti fastidiosi o molesti. Il primo aspetto che necessita quindi di approfondimento riguarda dunque la sfera culturale e di individuazione della percezione dei nostri gesti nel quotidiano.
Ad oggi – in attesa di una vera legge chiara e concisa – esistono comunque alcune istituzioni a cui le donne possono rivolgersi per denunciare e segnalare qualsiasi comportamento violento, presentando un esposto all’autorità giurisdizionale e chiedendo il supporto dell’INAIL. Può essere opportuno inoltre rivolgersi al Comitato Unico di Garanzia – ente in grado di fornire informazioni e contatti in base alla zona di residenza – o contattare il numero verde antiviolenza e staling,l’1522, attivo ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette . I datori di lavoro, dal canto loro, devono essere in grado di attuare quanto previsto dal DL 81 del 2008 ( che regola la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro), avviando inoltre un processo di formazione continua sul tema, creando una cultura del lavoro in cui alla base sta il rispetto reciproco.
Leggi anche: La F/W Prada è un omaggio a tutte le donne