L’algoritmo rischia di condizionare anche la Moda: sceglie ed indirizza,infatti, i contenuti da mostrare. Spesso non sono quelli che le case produttrici intendono privilegiare. E’ l’aspetto nuovo, e per certi versi preoccupante, di un binomio tra moda e social network diventato indissolubile negli ultimi anni. È vero che la moda che detta lo stile, ma chi è che detta le tendenze moda?
Instagram, Twitter, TikTok hanno rappresentato un vero e proprio trampolino di lancio
per la fashion industry, soprattutto per alcune aziende che sono riuscite, così, ad aprire nuove frontiere ai loro marchi raggiungendo in maniera diretta i potenziali clienti e creando con loro un rapporto di fidelizzazione. Un mezzo veloce attraverso il quale creare e promuovere le nuove tendenze. Un sistema immediato che, grazie anche alla possibilità di pubblicare foto e video, ha permesso ai brand di raggiungere un pubblico sempre più vasto. Soprattutto quando vengono coinvolte le influencer che grazie alla loro popolarità sponsorizzano prodotti che diventano veri e propri oggetti del desiderio.
Il linguaggio sui social diventa semplice e coinvolgente, capace di avvicinare e far sentire a proprio agio chi entra in contatto con i contenuti veicolati. Ai vantaggi delle case di moda, anche in termini di guadagno, si è aggiunta una gestione molto semplice dei contenuti da parte del consumatore che, nell’era di internet, ha avuto la possibilità di essere aggiornato costantemente sui nuovi prodotti fashion e addirittura di identificarsi con le modelle o le testimonial che sfilano in passerella, fino ad arrivare alla pubblicazione di immagini con gli stessi abiti appena acquistati consolidando cosi un binomio appena nato e che sembrava intramontabile.
Invece è arrivato l’algoritmo e questo rapporto sembra in crisi
Se prima infatti le piattaforme servivano a pubblicizzare i marchi e contemporaneamente stimolano la creatività regalando preziose fonti di ispirazione, oggi la tendenza appare invertita. Da un lato è cambiato l’uso dei social da parte degli utenti che preferiscono utilizzarli per postare foto personali, dall’altro l’algoritmo sceglie i contenuti da mostrare al pubblico spesso senza rispettarne gli interessi, penalizzando così la diffusione di alcuni post.
Questo succede per esempio su Facebook o su Instagram controllate da Meta: spesso i video che riusciamo a vedere nei nostri feed non corrispondono ai nostri desideri personali (ovvero di case che prediligiamo) ma a un gioco più complesso della serie di regole matematiche applicate ai social network. Un gioco, quello dell’algoritmo, che spesso riesce a decretare il successo o l’insuccesso di una strategia di marketing.
Mentre sempre più brand si interrogano sul futuro e sui possibili utilizzi dei social,
la prima casa di moda a intuire questa controtendenza è stata Bottega Veneta che nel 2021 ha chiuso l’account Instagram pur avendo 2,5 milioni di follower, stessa cosa per l’account Twitter. Azzardo o scelta lungimirante? Sarà il tempo a dirlo, di sicuro la sfida tra moda, creatività e algoritmo riserverà tante sorprese.
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