Inaugurata la mostra Ferdinando Scianna a Milano, allestita presso il Palazzo Reale. Rappresenta un’occasione più unica che rara per conoscere artisticamente e umanamente un grande fotografo italiano, che ha saputo raccontare nella sua lunga carriera la condizione umana, senza mai rinunciare allo stile e alla moda. Un tecnicista, ma anche un artista: questo era Scianna. L’ esposizione, preziosa e ricca di fotografie inedite, intende raccontare l’uomo dietro la macchina fotografica, l’essere umano che si cela dietro quegli scatti.
Il racconto di un uomo: una biografia visiva
La mostra è concepita come un viaggio, ma anche come il racconto senza veli di Ferdinando Scianna. Per questa ragione, il titolo dell’esposizione non poteva non essere più significativo: “Viaggio Racconto Memoria”. Sono 200 le fotografie esposte, tutte in bianco e nero, in base ad una precisa scelta che l’artista siciliano ha portato avanti per la sua intera carriera come lui stesso ha affermato nel corso di un’intervista sul suo lavoro,
“io guardo in bianco e nero. Il sole mi interessa soltanto perché fa ombra”.
Il Piano Nobile di Palazzo Reale, si ammanta di fotografie, che costituiscono una “biografia visiva” dell’artista. Si inizia dallo scatto “Feste Religiose in Sicilia” per poi passare progressivamente ai suoi lavori.
Una dimensione privata: il rapporto con Sciascia
Alcuni sono scatti inediti, che lo ritraggono al mare, nelle estati a Racalmuto; fotografie che lo rappresentano in una dimensione privata, accolta, familiare. Particolarmente interessanti, sono le foto con Leonardo Sciascia, la cui amicizia fu molto importante nella vita di Scianna. Questi scatti, alcuni dei quali sono raccolti nel volume edito dallo stesso fotografo nel 1989, ritraggono sia il fotografo che lo scrittore in una dimensione privata, che getta una luce nuova su entrambi. Un’amicizia fondamentale per il fotografo, che ha più volte definito lo scrittore siciliano il suo “angelo paterno”. Con queste parole, il fotografo raccontava quanto fosse speciale il suo rapporto con Sciascia:
“l’amicizia tra me e Leonardo è stata come uno scambio delle chiavi delle rispettive cittadelle individuali, l’acquisizione del reciproco diritto di utilizzare ciascuno dell’altro, gli occhi, la mente, il cuore”.
Un viaggio nella sua Sicilia
La mostra si articola in grandi cicli tematici, di cui un’ampia sezione dedicata interamente all’amico e mentore Sciascia. Un viaggio tra i ricordi che dura mezzo secolo e che non manca di descrivere anche la sua fortunata carriera nella moda. In primis, infatti, fondamentale è stato per il reporter siciliano l’iniziale rapporto lavorativo con Dolce e Gabbana, che ha dato occasione di un’interessante rappresentazione della Sicilia, quale luogo scabroso e arcaico, non privo di elementi sacrali. Attraverso un calzante flusso narrativo, Scianna trasfigura il mito in mito la terra siciliana, risaltando la sua bellezza e il suo aspetto misterico e più affascinante. Questo viaggio, così complesso e vivido, si snoda nella tematica dell’attualità, della religiosità popolare, senza evitare di raccontare anche gli aspetti meno lusinghieri della vita, come la guerra.
Un racconto del caos della vita attraverso l’ordine della macchina fotografica
L’obiettivo è una rappresentazione senza veli del caos della vita, fatta con la tecnica e la precisione che Scianna ha sempre ricercato, da perfezionista quale si è sempre dimostrato. Tutte le foto della mostra sono disponibili in un bellissimo catalogo, edito da Marsilio Editore. Accanto ad ogni foto, il commento di Scianna, che tenta con la sua maestria di riunificare due aspetti sempre presenti nella sua carriera e nella sua vita:
“Scrittura e fotografia non si escludono. Io nasco fotografo e mi sento fotografo, però ho fatto il giornalista per venticinque anni, scrivendo anche. Mi ricordo che Sciascia, mettendomi in guardia, mi disse ‘stai attento che te ne può venire una schizofrenia’. Ma io questa cosa l’ho sempre esorcizzata considerandomi un fotografo che scrive”.
Una mostra da non perdere, che resterà in esposizione a Palazzo Reale fino al 5 giugno. I suoi curatori sono Paola Bergna, Denis Curti e Alberto Bianda.
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