Coco Chanel, all’anagrafe Gabrielle Chanel, è stata la stilista di moda più rivoluzionaria del ‘900: la sua vera storia, dall’infanzia infelice al tubino nero, fino al tailleur in maglia, i segreti del suo infallibile successo. Anticonformista e figura influente capace di coinvolgere ed ispirare futuri discepoli in un periodo in cui la comunicazione di massa non aveva lo stesso impatto e la velocità di oggi. Mademoiselle Chanel può essere considerata una PR ante litteram dell’epoca per la sua astuzia nel saper coltivare connessioni strategiche con persone influenti dell’epoca, volti noti della società e diversi clienti importanti che le hanno garantito un’immediata visibilità. Il modo più rapido per farsi conoscere tramite spettacoli teatrali, film e balletti; così la stilista si è creata una rete ampia, una community forte e fedele che non l’abbandonerà mai, nemmeno nei momenti difficili e dopo la sua dipartita.
Un percorso di affermazione, difficoltà e rivoluzione
Una donna che impose la sua voce in un momento storico in cui il sesso femminile non era rappresentato e veniva lasciato ai margini di qualsiasi settore sociale. Fu un’evoluzione quella di Gabrielle Bonheur Chanel: da nullatenente si ritroverà a capo di un impero, costruito con le sue idee e la sua tenacia. Diversi fattori faranno di questa donna una delle più conosciute di sempre. Come lei, tanti e tante altre hanno raggiunto il successo e, molti di questi sembrano essere sempre legati da un fattore comune; la condizione di povertà o di restrizione stimola nell’uomo un senso di evasione e riscatto che spesso chi nasce e cresce in un ambiente agiato e privilegiato non ha.
Coco Chanel, una delle imprenditrici più influenti del XX Secolo
Un fiuto innato per la moda e gli affari, una fortuna imprenditoriale cospicua a differenza dell’infanzia difficile che ha vissuto. Gabrielle nasce in un ospizio per poveri e trascorre i suoi primi anni di vita con le sorelle in un orfanotrofio di monache, dopo la perdita della madre. La leggenda vuole proprio che il rigore tanto amato del bianco e nero provenga da quest’ambiente austero e dalle divise che indossava, un portamento e una rigidità scolaresca che non abbandonerà mai, pur rinnovandola costantemente.
Priva di istruzione e in una condizione di povertà estrema,
entra a far parte della comunità parigina, quando raggiunge l’età massima per poter restare in orfanotrofio, e si distinguerà dalle altre coetanee per la sua abilità nell’uso di materiali sartoriali pregiati. Una gavetta lunga, vissuta ai margini dell’ haute couture francese; una lontananza che però le ha permesso di sperimentare uno stile autonomo, incondizionato dalle mode dell’epoca e dagli standard preselezionati, ignaro delle pressioni che la produzione in serie richiedeva. Una libertà creativa che sperimenta, prima delle sue invenzioni rivoluzionarie, nella produzione di capelli raffinati e lontani dalla pomposità che la moda richiedeva; semplici copricapi in paglia ornati di nastri e fiori delicati.
Da commessa a Moulins, -presso il negozio di biancheria e maglieria Maison Grampayre-, a stilista di successo mondiale
Questa sua esperienza lavorativa le ha permesso di affinare le tecniche di cucito che metterà in pratica grazie anche alla sua vicinanza con la zia Louise. Siamo alla fine della Belle Époque e la moda femminile prevedeva lunghi abiti neri stretti da bustini di stecche di balena, una scelta stilistica che Coco proprio non accettava. Una nuova idea di donna che a causa dello scoppio della prima guerra mondiale la vede inserirsi in contesti prima a lei proibiti; le mogli furono costrette a prendere il posto lavorativo dei mariti mandati nelle trincee a combattere. Acquisisce maggiore autostima e indipendenza mentale, un cambiamento evidente anche nel vestiario che doveva essere il più comodo e meno comprimente possibile.
Una moda libera e comoda, due principi alla base dello stile Chanel, uno stile definito androgino ma raffinato, non mancheranno mai infatti perle e copricapi, sempre in linea con le idee della stilista. Gli abiti pomposi vengono sostituiti dal primo “tailleur” Chanel, giacca in stile maschile e gonna dritta o pantaloni, lo stesso tailleur che ancora oggi vediamo sfilare, declinato in varie forme, sulle passerelle del brand francese. Subito dopo arriva il cosiddetto “petit robe noir”, il tubino nero unico ed esclusivo, femminile ma non provocante.
“La moda passa, lo stile resta”
questa la filosofia intramontabile della maison e motto della stilista; due invenzioni che sanciscono l’ingresso della moda femminile nella modernità insieme alla bigiotteria in perle, tratto distintivo della donna.
Chanel “Numero 5”, una creazione da museo
Il flacone originale è esposto dal 1959 al Museo di Arte Moderna di New York; un profumo mitico, non un semplice profumo, che ha sancito l’emancipazione delle donne con stile ed eleganza.
“Amo il lusso. Non consiste nella ricchezza e nel fasto, ma nell’assenza di volgarità. La volgarità è la più brutta parola della nostra lingua. Qualcuno pensa che il lusso sia l’opposto della povertà. Sbagliato: è l’opposto della volgarità”.
Queste le stesse parole di Gabrielle. Il suo talento e pregio è stato custodite e tramandato dal genio di Karl Lagerfeld che ne ha modernizzato i codici stilistici tendendo fede ai principi iniziali.
Semplicità, funzionalità e femminilità, questi i segreti del successo firmato Chanel. Gloria ed eternità nel tempo sono stati garantiti dalla stessa fondatrice e stilista del brand; donna unica e fonte d’ispirazione delle passate, presenti e future generazioni.
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