Sono 28 le opere del pittore bolognese Valerio Adami attualmente in mostra presso la Dep Art Gallery, in via Comelico a Milano, in quella che è sede espositiva moderna e luminosa adatta a ospitare le vivaci tele dell’artista. L’esposizione a cura di Gianluca Ranzi, intitolata “Immagine e Pensiero”, rimarrà allestita fino al 14 aprile p.v. e presenta una selezione di lavori di grande formato realizzati da Adami principalmente nel corso degli anni ’70, periodo che rappresenta il focus primario di attenzione da parte della galleria, non mancano opere realizzate anche in anni successivi.
Lo scopo di questa personale è quello di rendere omaggio all’arte
da parte di uno dei numerosi artisti italiani che nella seconda metà del secolo scorso ha contribuito a far conoscere la pittura nazionale all’estero, avvicinandosi già dalla fine degli anni ’50 a quello stile di produzione denominato Nuova Figurazione, con influenze certamente derivanti dal mondo americano. Un’arte quindi, quella di Adami, che dimostra conoscenza e consapevolezza delle nuove ricerche d’oltreoceano e che accoglie gli spunti delle forme di rappresentazione che sempre più prendono piede nel panorama artistico, ovvero il fumetto, la fotografia, la televisione e il cinema, tutti strumenti espressivi che acquisiscono nel tempo un valore artistico mai riconosciuto prima.
Le suggestioni del mondo della grafica e del fumetto sono evidenti nelle opere di Adami
sia nella scelta di un uso del colore steso in modo molto denso e compatto, quasi per campiture monocrome e con tonalità sgargianti, sia per la scelta di incorporare alle proprie tele alcune parole o brevi frasi, utilizzando tratti e segni grafici spessi, taglienti e precisi. Tale soluzione è adoperata anche per delineare le figure, le quali sembrano essere ritagliate e impresse in un una sorta di “set” cinematografico in assenza di un effetto chiaroscurale, soluzione utilizzata proprio per mettere in risalto la centralità delle figure stesse.
A questi spunti molto contemporanei che testimoniano l’attento sguardo di Adami al proprio contesto storico, si uniscono elementi che richiamano miti greci del mondo antico. Ispirazioni recuperate dal pittore bolognese per mantenere ben saldo il legame con la figurazione, la quale deve essere non solo ripristinata ma anche esaltata. Sintesi emblematica di tali elementi è per esempio la tela intitolata Il fauno, in cui al centro della composizione vi sono due figure che sembrano fondersi l’una con l’altra, mentre sullo sfondo vi è un tempio greco che evoca credenze antiche. Il tutto tradotto in chiave contemporanea tramite l’uso del tratto deciso che delimita forme e figure e tramite colori sgargianti, utilizzati nella maggior parte delle opere dell’artista.
L’obiettivo che Adami persegue e che la mostra vuole rappresentare è dunque evidente:
la necessità di non abbandonare la figurazione (immagine) in quanto è necessaria per poter dare una tangibile e concreta manifestazione del proprio sentire interiore (pensiero). Per questo è anche giustificata la contaminazione del linguaggio della parola all’interno del disegno, abbracciando il gusto postmoderno di molta produzione artistica in voga già dagli anni ’50 che si diffonde sulla scia di esperienze di grandi figure quali l’irlandese Francis Bacon, pittore espressionista molto osservato da Adami, o ancora lo statunitense Roy Lichtenstein, considerato uno tra i più celebri esponenti della Pop Art.
Non è un caso dunque trovare opere che accolgono e raccolgono in modo originale e armonioso tutti gli spunti di numerose esperienze artistiche che Adami sa fare propri: ne sono esempi lampanti la tela che è anche locandina della mostra stessa, intitolata La nuvola, o ancora Trois planches puor une parabole (quasi una fantasia), in cui citazioni mitologiche e realtà contemporanea si mimetizzano in una sapiente rilettura dell’arte.
È grazie ai numerosi viaggi che nelle opere di Adami si riscontrano tutte queste suggestioni:
l’artista compie nel 1955 il primo viaggio a Parigi, città per eccellenza simbolo di avanguardie non solo pittoriche ma anche letterarie e culturali in senso più vasto, luogo di grande accoglienza degli stimoli e delle sperimentazioni internazionali e ambiente ideale in cui inserirsi per far conoscere in Europa e non solo la propria produzione. Parigi diviene poi la città prediletta dall’artista, tanto che ancora oggi risiede principalmente nella capitale francese.
Nel corso degli anni ’60 Adami lavora tra Parigi e Londra, viaggia in America Latina e in India,
e sul finire del decennio si sposta per un periodo a New York, dove realizza alcune opere che espone alla Biennale di Venezia del 1968. L’attività di Adami prosegue anche nei decenni successivi e partecipa a varie retrospettive non solo in Europa (Siena nel 1994 o Madrid nel 1991) ma anche in America Latina. Una mostra da non perdere -quella allestita presso la Dep Art Gallery- per cogliere la complessità di una delle personalità artistiche più affascinanti della nostra produzione nazionale.
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