Forse non tutti sanno che esiste un mocassino affusolato e squadrato, di nome Andy che -l’ultima discendente della famiglia Berluti -, Olga, creò negli anni Sessanta conquistandosi un cliente come Andy Warhol.
Dal fotografo Edward Wallowitch, all’assistente alle vendite Sam Bolton, al poeta John Giorno; le relazioni amorose di Andy Warhol non sono sconosciute e il nuovo documentario Netflix “The Diary of Andy Warhol” le descrive con enfasi ed emozione. Ma c’è un amore di Andy, forse meno noto degli altri: quello per i mocassini di mucca trasgressiva.
La leggenda narra che…
Nel 1962, quando la famosa opera di pop art Campbell’s Soup Cans, trentadue poster che rappresentano ciascuno la stessa lattina, esposta alla galleria Ferus di New York, fece scalpore, Andy Warhol varcò per la prima volta la soglia del negozio Berluti. Il leggendario negozio di scarpe parigino fondato da un ex falegname italiano che, sfruttando le sue capacità di falegnameria, ha realizzato le forme attorno alle quali sono state create le scarpe. Nel 1962 l’attività era gestita dalla terza generazione della famiglia Berluti e serviva clienti come il duca di Windsor e Charles de Gaulle ma anche cantanti e star del cinema come Dean Martin e Frank Sinatra.
L’incontro tra il calzolaio italiano e il futuro re della pop art, segnò l’inizio di una lunga storia d’amore.
Sedotto dall’impareggiabile know-how della casa francese fondata nel 1895 e specializzata in calzature italiane in pelle, Andy Warhol disegnò su un angolo del tavolo del negozio il bozzetto delle scarpe dei suoi sogni: un paio di mocassini il cui stile unisce classe e relax con un pizzico di dandismo. Ma l’insolente modernità delle estremità allungate e troppo squadrate non piacque a Torello Berluti, erede del fondatore, allora a capo dell’azienda. Fu invece sedotta dall’audacia dello schizzo Olga Berluti, nipote di Torello dal temperamento artistico, ora capogruppo ma allora semplice apprendista ciabattina.
La giovane Olga, che in seguito avrebbe confidato che “la creazione inizia con la disobbedienza“, sotto lo sguardo di disapprovazione dei suoi principali, realizzò il modello con pelli di scarto trovate in officina. A modello terminato, durante la tecnica di manutenzione, che consiste nel pulire, nutrire, pigmentare e proteggere la pelle delle scarpe, emerse un difetto. Una fitta venatura sbarrava la parte superiore del mocassino, un difetto rilevatosi troppo tardi e proibitivo per qualsiasi marchio di lusso che si rispetti. Ma la giovane calzolaia, che conosceva chi aveva di fronte, non si perse d’animo e, per salvare il salvabile, inventò una storia da raccontare. Olga gli disse infatti di aver scelto deliberatamente la pelle di una “vacca ribelle” a cui piaceva strofinarsi contro i reticolati di filo spinato. Immensamente divertito da quel tocco unico e surreale di “ruminante trasgressivo”, l’artista avrebbe poi risposto:
“d’ora in poi voglio solo scarpe fatte con la pelle di mucche trasgressive”.
Nacquero così i mocassini Andy Warhol che, come il suo creatore, divennero iconici e non solo nel mondo Berluti.
Questo modello avanguardistico e contemporaneo rimane ancora oggi il simbolo della creatività visionaria della Maison Berluti e ugualmente il riflesso dell’input creativo di Andy Warhol. Questo mito della creazione dei mocassini, potrebbe sembrare assurdo, ma ha un suono di verità poiché inventare una storia da qualcosa che altri chiamerebbero un difetto è uno dei punti di forza di Olga Berluti. Olga è la quarta generazione di un’illustre famiglia di calzolai, ognuno con le proprie idiosincrasie. Il fondatore, Alessandro Berluti, amava fabbricare le forme in legno, prestava grande attenzione all’atto di piallare il legno fino a renderlo perfetto. Suo figlio Torello, aveva una particolare predilezione per i prodotti finiti. Talbinio Berluti, il nipote, amava così tanto le pelli da cercare in tutto il mondo quelle più rare. Olga, la più creativa, ha una passione infinita per il suo lavoro e il suo atelier lo dimostra ancora oggi.
I piani dei tavoli sono addobbati con forme in legno di famosi clienti Berluti: tutti sono stati dipinti e personalizzati da Olga. I più caratteristici appartenevano a Frank Sinatra, Dean Martin, Toulouse-Lautrec, il Duca di Windsor, Richard Burton; Ettore Bugatti, Henry Royce della Rolls-Royce, JFK, Pablo Picasso e, naturalmente, Andy Warhol.
“Ho decorato le forme perché ho il massimo rispetto per le persone che abbiamo calzato negli anni. Fu con infinita devozione, dopo averli accarezzati per ore, che decisi di instillare in loro un soffio di vita spirituale”.
Andy è diventato il modello essenziale della casa, cambia con le stagioni e le mode senza mai perdere la sua eleganza e la sua aura.
Nel 2012, per celebrare il 50° anniversario, Berluti è arrivato addirittura a trasformare i suoi mocassini Andy Warhol in un’opera pop, proponendoli in colori accesi come il blu royal o il rosso ciliegia. Mentre per il 125° anniversario della maison, nel 2020, una moneta d’oro o d’argento infilata sotto la linguetta ha aggiunto ancor più valore ad uno dei mocassini più costosi del mondo. Nel 2022, Andy Warhol e i suoi trasgressivi mocassini in vacchetta si trovano ancora una volta nel pantheon dei miti, insieme ad un’altra star, l’attore italiano Marcello Mastroanni, che anche lui indossava scarpe Berluti.
Il documentario Netflix, il diario in sei parti di Andy Warhol, ci svela la personalità singolare di un uomo che ha fatto della sua intera vita un’opera d’arte. Ma la liaison d’amore tra Andy Warhol e le scarpe non si ferma qui; poiché avrebbe ispirato anche la famosa “suola rossa” ad un altro illustre designer di scarpe francese: Christian Louboutin. Ma questa è un’altra storia…
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