Si è conclusa da poche ore al Dolby Theathre di Los Angeles la novantaquattresima cerimonia della storia della notte degli Oscar. Un evento di straordinaria rilevanza che, ogni anno, con forme e idee nuove catalizza costantemente l’attenzione di appassionati, fan e addetti ai lavori. Ma come siamo arrivati a tutto questo? Prima di esaminare i vincitori del 2022 facciamo un passo indietro, cercando di capire dove e quando è nato il mito della notte più magica dell’intrattenimento.
La storia della notte degli Oscar: l’inizio
Tutto comincia il 16 maggio 1929. Un contesto decisamente ristretto, ovvero una piccola festa privata allestita nella Blosson Room del Roosvel Hotel di Hollywood. All’interno vengono assegnate le prime, mitiche, statuette, in una cerimonia condotta da Douglas Fairbanks e William C. deMille durata poco meno di quindici minuti. A decidere a chi attribuire i premi fu una commissione, l’Academy, creata da Luis B. Mayer, capo della MGM (Metro-Goldwyn-Mayer) per compiere un lavoro di mediazione al fine di evitare le sempre più frequenti controversie tra gli studios concorrenti.
A vincere il titolo di “Miglior film” (denominato all’epoca “miglior produzione”) fu “Wings” di William A. Wellman. Da quel momento in poi, niente sarà più lo stesso: la rassegna infatti diventerà l’occasione per poter valutare i migliori film diffusi nelle sale nell’anno precedente e per spingere al massimo da un punto di vista comunicativo e industriale le opere, i registi, gli attori e tutto lo star stystem made in USA.
L’origine della statuetta
Non è segreta l’origine del nome attribuito alla celeberrima statuetta, entrata nel vocabolario comune soltanto nell’edizione 1931. L’aneddoto è ormai famoso: sembra infatti che una bibliotecaria in servizio all’Academy of motion picture arts and sciences, una volta guardato il premio, abbia esclamato «Sembra proprio mio zio Oscar!». Il resto è storia. Il disegno della statuetta fu ideato dallo scenografo Cedric Gibbons, uno dei 36 membri fondatori dell’Academy. L’artista pensò a un cavaliere dalla figura sottile con una spada posizionato davanti a una pellicola cinematografica, i cui cinque raggi rappresentavano le cinque branche della scuola (attori, registi, produttori, tecnici e sceneggiatori). La spada aveva un valore ancora più simbolico, in quanto evidenziava la difesa di un’industria in grandissima ascesa.
Il momento più emozionante: la standing ovation a Charlie Chaplin
A partire dagli anni quaranta la cerimonia si trasforma in un mega show, per mutare ancora nel 1952, anno in cui per la prima volta nella storia gli Oscar vengono trasmessi in televisione. Entrano così di diritto nell’immaginario comune al di fuori degli Stati Uniti. Innumerevoli i passaggi indimenticabili nel corso di questi novantaquattro anni: secondo molti analisti il momento più commovente è quello legato a Charlie Chaplin. Nel 1972, ha ritirato l’Oscar alla carriera dopo essere stato respinto dall’ufficio immigrazione statunitense negli anni cinquanta definendolo “non idoneo” per le sue idee progressiste e filo-comuniste. Gli organi competenti riammisero l’attore negli States soltanto vent’anni dopo. Solamente negli anni 70 al momento della consegna del premio ci furono la bellezza di dodici minuti di scroscianti applausi di ringraziamento, ma anche di scuse.
Roberto Benigni mattatore nel 1999
Ragionando in ottica italiana è stato clamoroso quanto fatto dal nostro Roberto Benigni nel 1999. L’attore e comico toscano quell’anno con “La vita è bella” riuscì a portare a casa ben tre statuette, due prevedibili (“miglior film straniero” e “miglior colonna sonora originale”) e una davvero inaspettata: quella di “miglior attore”. Superò la concorrenza, -tra gli altri-, di Tom Hanks in corsa con “Salvate il soldato Ryan”. Quella sera Benigni fu il mattatore assoluto della serata rendendosi protagonista di battute e gesti folli. Il momento rimasto maggiormente nella nostra memoria collettiva è certamente quel sonoro “Roberto!” esclamato da una Sofia Loren pregna di emozione, chiamata a premiare proprio il miglior film straniero: un urlo liberatorio che mandò in estasi la sala scatenando il toscano che raggiunse il palco tramite le poltrone occupate dagli ospiti.
Oscar 2022: chi ha vinto la statuetta per miglior film e miglior regia?
Dopo tre anni senza conduzione, per l’edizione numero 94 appena conclusa si è scelto di affidare le redini dello show a un trio inedito di comiche, Regina Hall, Amy Schumer e Wanda Sykes. L’annata passata agli archivi verrà ricordata come quella del dominio dei servizi streaming sulle major tradizionali. Per il miglior film ad esempio Apple tv ha avuto la meglio, trionfando con “I segni del cuore-Coda“, diffuso sulla piattaforma della mela dopo essere stato presentato l’anno scorso al Sundace Festival. La miglior regia è andata invece a Jane Campion (è solo la terza regista donna della storia) con il western atipico “Il potere del cane”, un prodotto targato Netflix.
Miglior attore e migliore attrice: Will Smith si prende la scena, “è la più grande notte nella storia della televisione”
Il protagonista assoluto della serata, volente o nolente, è stato Will Smith. Poco prima di ricevere il premio come miglior attore protagonista per “King Richard-Una famiglia vincente”, è stato artefice di un gesto deprecabile, colpendo con un sonoro manrovescio in faccia il comico Chris Rock, “colpevole” di aver preso in giro durante il classico roast (il momento in cui il comico irride in maniera irriverente le celebrity presenti nel parterre) il taglio di capelli della moglie Jada Pinkett Smith, affetta da alopecia. Tornato a sedere al proprio posto urla due volte: ” Tieni il nome di mia moglie fuori dalla tua fottuta bocca”. Il premio come miglior attrice lo ritira Jessica Chastain: “Gli occhi di Tammy Faye”.
L’Italia a bocca asciutta
Niente da fare lper Paolo Sorrentino. Non è riuscito ad accaparrarsi l’Oscar con “È stata la mano di Dio”, in lizza per “miglior film straniero”. Il premio va invece come già accaduto ai Golden Globe all’elogiato “Drive my car” del nuovo genio del cinema nipponico Ryusuke Hamaguchi. A bocca asciutta anche gli altri due artisti italiani in corsa, ovvero Massimo Cantini Parrini (per i costumi di “Cyrano)” ed Enrico Casarosa (per il film d’animazione Pixar “Luca”).
Oscar 2022: tutti i vincitori
- Miglior Film: Coda – I segni del cuore di Sian Heder
- Migliore regia: Jane Campion per Il potere del cane
- Migliore attrice protagonista: Jessica Chastain per Gli occhi di Tammy Faye
- Migliore attore protagonista: Will Smith per King Richard – Una famiglia vincente
- Migliore attrice non protagonista: Ariana DeBose per West side story
- Migliore attore non protagonista: Troy Kotsur per Coda – i segni del cuore
- Migliore sceneggiatura originale: Belfast di Kenneth Branagh
- Migliore sceneggiatura adattata: Coda – I segni del cuore di Sian Heder
- Migliore fotografia: Dune (Greig Fraser)
- Miglior trucco e acconciatura: Gli occhi di Tammy Faye
- Miglior film internazionale: Drive My Car di Ryusuke Hamaguchi
- Miglior film d’animazione: Encanto di Byron Howard e Jared Bush
- Miglior documentario: Summer of Soul…or When the Revolution Could Not Be Televised di Ahmir “Questlove” Thompson
- Migliori effetti speciali: Dune
- Miglior suono: Dune (Mac Ruth, Mark Mangini, Theo Green, Doug Hemphill e Ron Bartlett)
- Miglior montaggio: Dune (Joe Walker)
- Migliore colonna sonora: Dune (Hans Zimmer)
- Migliore canzone originale: No time to die (Billie Eilish e Finneas O’Connell)
- Migliori costumi: Crudelia (JJenny Beavan)
- Migliore scenografia (production design): Dune (Patrice Vermette; Set Decoration: Zsuzsanna Sipos)
- Miglior corto documentario: The Queen of Basketball di Ben Proudfoot
- Miglior animato: The windshield wiper di Alberto Mielgo e Leo Sanchez
- Miglior corto live action: The long goodbye di Aneil Karia e Riz Ahmed
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