Il “New Look” Christian Dior compie 75 anni, l’iconico stile rivoluzionario creato dal couturier francese è riuscito a scrivere la storia resettando completamente i canoni della moda mondiale, proponendo un ideale di bellezza sartoriale che da tempo era messa da parte. 

“Quando pensai la mia collezione, eravamo appena usciti da un periodo di restrizioni. Il mio sogno nasceva quindi da una reazione a quell’atmosfera di indigenza”. “Il segreto della bellezza consiste nell’essere interessante”

queste le parole dello stilista, nato a Parigi il 21 Gennaio 1905. La sua prima esperienza nel settore è legata a Pierre Balmain, con il quale inizia a lavorare nel 1942. Condizionato da uno sfondo sociale non favorevole alla produzione tessile, dopo non poche difficoltà, riesce ad aprire il suo primo atelier proprio nella Ville Lumière, l’8 Ottobre 1946, grazie anche alla sua amicizia con Marcel Boussac, all’epoca chiamato “il re del cotone”; insieme attivano una grossa lavorazione di filati pregiati, un grande inizio a seguito dello stop forzato causato dalla Grande Guerra durante la quale era abolita la produzione di tessuti. 

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Delineare lo scenario politico-sociale in cui Christian Dior

muove i suoi primi passi, – stilisticamente parlando -, risulta fondamentale per capire la sua concezione di moda e la sua evoluzione nel tempo. La seconda guerra mondiale mette a dura prova la sicurezza dell’alta moda francese; le grandi perdite umane e le leggi razziali proposte da Hitler degenerano e la società, in tutti i suoi aspetti, sprofonda in un baratro oscuro dal quale non sarà possibile farne ritorno, ovviamente anche la moda risente di questa crisi nera. Le richieste dei clienti nel farsi commissionare un abito diminuisce a dismisura e l’approvvigionamento dei materiali si fa sempre più difficile, questo porterà molti atelier alla chiusura. Le sorti della moda francese fu addirittura minacciata dalle forze di occupazione che tentarono di deturpare gli archivi della Chambre Syndicale de la Haute Couture Parisienne, per trasferire tutto il materiale storico a Berlino.

Delle normative regolavano il razionamento dei materiali tessili necessari alla produzione degli abiti

I metri di stoffa non dovevano, per nessun motivo, superare quelli prestabiliti. L’abbigliamento, di conseguenza, si impoverisce tanto da rendere un accessorio come il cappello, – realizzato con materiali di scarto anche questo -, elemento di punta del look per distogliere l’attenzione dall’immiserimento dei capi. Il grande ritorno delle case di moda francesi avvenne nel 1945 e vedrà protagonisti grandi nomi tra i quali Chanel e Dior. 

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L’haute couture francese torna con grande forza, riscoprendo la gioia del bel vestire

Nel 1946, quando Christian Dior apre la sua maison, ha già 41 anni e un’esperienza consolidata, un bagaglio culturale ricco grazie anche alla sua infanzia passata a Granville, Normandia, e l’amicizia con Lucien Lelong, stilista da cui impara l’arte del mestiere. Dopo la povertà che la Grande Guerra ha causato, l’obiettivo di Dior è quello di riportare la moda alla bellezza e all’eleganza di un tempo.

Quando la donna veste bene sa che l’uomo la considera attraente come se non indossasse niente.

Il designer quindi paragona la perfezione degli abiti e dei tessuti alla sinuosità della nudità, niente di più puro e naturale

Ecco quindi l’idea della sua prima collezione New Look, abiti modellati alla perfezione sulle forme delle donne; lo stilista si lascia alle spalle la crudeltà delle ristrettezze belliche e si abbandona allo sfarzo dei tessuti. Il mitico ‘New Look’ inventato da Dior richiedeva sino a 15 metri di stoffa, anche 25 se si trattava di abiti da sera, metraggi che donavano ampiezza e anche rigore. Una rivisitazione moderna della moda ottocentesca; la rigidità delle spalline viene sostituita da forme arrotondate e la perfezione degli orli si arricchisce di seta e chiffon svolazzante. 

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Una rivoluzione che suscitò l’indignazione di una delle più audaci innovatrici del secolo: Coco Chanel 

L’iconica stilista, è ricordata, come la prima donna a proporre un nuovo codice stilistico della moda femminile. Una moda meno austera e libera da costrizioni, come l’utilizzo del corsetto. Dior fu il primo a realizzare collezioni stagionali ogni sei mesi, una per l’Autunno/Inverno e l’altra per la Primavera/Estate; precursore anche nel comprendere il valore della stampa nell’attività di divulgazione e successo delle linee da lui disegnate. Ogni collezione era contrassegnata da una lettera, ripresa negli articoli a lui dedicati, come ‘’A’’, ‘’H’’ e ‘’Y’’; seguiranno le iconiche realizzazioni “a corolla”, il “tailleur Bar” composto da una gonna ampia e una giacca molto stretta in vita.

Un uomo dalla visione manageriale e dalla mente aperta, lontano dagli stereotipi del tempo

Punta alla diversificazione e l’espansione del suo marchio sui mercati internazionali, sfruttando contratti di licenza d’uso sulla linea degli accessori. Questa la breve vita di una bellissima parentesi nel mondo della moda, quella del New Look. Le parole di Elsa Schiaparelli che nella sua biografia ricordò la fine di questo capitolo stilistico:

«suonarono le campane a morto, quando il New Look, abilmente immaginato, superbamente finanziato e, infine, lanciato con un fracasso assordante di pubblicità, diede il colpo finale alla più breve esistenza di tutta la storia della moda».

jacket bar Dior Life&People Magazine LifeandPeople.it

Dopo la sua morte, avvenuta il 24 Ottobre 1957, succede alla direzione creativa Yves Saint Laurent

Il delfino abbandona la linea Corolle, avvicinandosi piuttosto ad uno stile molto più simile a quello di Chanel; realizza il vero primo tailleur da donna, ormai iconico, conservando però la bellezza delle linee raffinate tipiche di Dior. Oggi le redini passano a Maria Grazia Chiuri; viene nominata nel 2016 alla direzione creativa di Dior dopo i grandi nomi di John Galliano, Gianfranco Ferrè e Raf Simons. 

Bar Jacket di Dior: un cult della moda Life&People Magazine LifeandPeople.itNonostante la crisi, le restrizioni e i limiti che il periodo storico comportava, Dior è riuscito a segnare le sorti della moda mondiale e a risollevare un settore incupito dalla Grande Guerra. Il suo obiettivo: restituire alle donne il gusto di piacersi e incoraggiarle a mostrare le loro bellissime forme che per troppo tempo sono rimaste nell’ombra. 

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