Sono senza dubbio le stelle in ascesa più fashion del momento, da Sanremo all’Eurovision, dall’apertura del live dei Rolling Stones al premio Best Rock degli MTV Europe Music Awards, la musica italiana è finalmente queer, e anche un po’ dark, grazie ai Maneskin e ai loro outfit!
Trasgressivi come i Queen e belli come un idol group: l’estetica Maneskin a metà tra il patinato e il dark
Quando il nome è davvero un programma: Maneskin nella lingua danese significa “chiaro di luna” e non c’è dubbio che sia una sintesi perfetta del flow di questa affascinante rock band romana. Un sound che coinvolge rock, funk e raggae in una sinuosa danza dove conduce il caldo timbro soul di Damiano, e che dipinge un’ immagine piena di contrasti come quella di una falce di luna che si staglia in mezzo alle nubi nere della notte, indubbiamente la metafora perfetta per descrivere non solo la musica, ma anche il fashion style di questi demoni androgini.
Tutto il mondo è passerella: gli outfit dei Maneskin come “b(r)and identity”
Conquistano la scena dovunque vadano, che siano tutti vestiti uguali, come vorrebbe la moda delle rock band vecchia scuola, o ognuno con un outfit unico, come pianeti che orbitano attorno allo stesso sole… O alla stessa luna. Che siano le borchie e le cinghie che soventemente avvolgono il frontman Damiano o gli sfacciati e punkeggianti look della bassista Victoria, questi ragazzi non passano mai né inosservati né inascoltati.
Sul palco di “E Poi C’è Cattelan”, l’outfit di Damiano David non lascia spazio all’immaginazione: catene sulla nuda pelle e qualche gioiello, a riconfermare la predilezione del cantante per indumenti che decorino il corpo, più che vestirlo. Menzione d’onore per il chitarrista, Thomas Raggi, che sfoggia una casacca dalle tinte cyberpunk e dei leggins fantasia di retrogusto queer.
Come dimenticarsi di quella volta che l’outfit di Victoria De Angelis infiammò il pubblico e i media, durante un live in Belgio, al Festival di Ronquieres? Gli outfit dei Maneskin sono sempre andati a braccetto con la sensualità, ma in un’ epoca dove la società occidentale ha riscoperto i valori del supporto alle minoranze, la scelta di Victoria di suonare a seno nudo non è più un semplice stilema. Quel giorno, il gesto della bassista 21enne assurse, infatti, a vera e propria provocazione… In pieno stile Woodstock.
Per ultimo, non si può non parlare di quella volta che i Maneskin vinsero gli Eurovision. Arrivarono a Rotterdam vestendo tutti la medesima uniforme, come fu poi sul palco, dove conquistarono il pubblico e la giuria. Kean Etro, che con la band romana ha ormai un vero e proprio sodalizio, creò per loro delle giacche in velluto viola, camicie nere, foulards strangolino decorati con un motivo paisley e pantaloni in pelle, anch’essi neri.
Eterei ma provocanti, la bellezza androgina come critica ai vecchi sistemi
I molti e variegati outfit dei Maneskin non sono, dunque, solo un mezzo per apparire, fini a sé stessi. Come per tante bands che, prima di loro, hanno scelto di comunicare anche attraverso il vestiario, dai KISS e i CCCP ai Daft Punk e i Bloody Betroots, l’outfit diventa strumento per veicolare un messaggio a sé stante, un messaggio più grande. Lo sa bene Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che a Settembre ha scelto di includere la band romana tra i testimonials per la nuova campagna Gucci Aria. Secondo lo stilista, i Maneskin incarnano: “l’impeto rivoluzionario e gioioso dell’eros in quanto forza creativa dell’immaginario contemporaneo.“