Anest
, il fashion collective emergente nato nel 2017, riscrive un nuovo linguaggio moda, basato su sartorialità, fluidità e artigianato. La ricerca di un approccio intelligente al fashion, silenzioso e autentico, si rivela fondamentale secondo il direttore creativo del brand, Brendan Mullane. In tempi di crisi, la voce del collective non urla, non si lamenta, ma riecheggiano parole profonde, che sollevano gli errori del fashion system e ne colmano il vuoto con ottimismo.
Anest collective: un nuovo linguaggio moda e un equilibrato approccio al fashion system
Il brand definisce, per la stagione primavera estate 2022, nuove silhouette, sinuose e innovative rispetto a quelle delle precedenti stagioni. Il creative director collabora con i fondatori cinesi del marchio, alla base del quale è sedimentata un’estetica ricercata e atemporale, rispettosa della tradizione e della sartorialità italiana.
Il taglio delle ultime collezioni di Mullane assume comunque una dimensione più internazionale; una cifra stilistica che spiega la ricerca costante, da parte del designer, di artisti cui commissionare delle collaborazioni. Al pari di una galleria d’arte, il marchio interagisce spesso con altre dimensioni creative, come la fotografia, l’interior design e la scenografia. L’intento è quello di radicare la propria essenza nel contesto urbano e di attuare un approccio al fashion che sia all’insegna dell’inclusività.
Il brand, per certi versi in controtendenza rispetto all’attuale panorama moda, punta sui classici del guardaroba, intrisi di una tangibile fluidità.
L’impronta stilistica del marchio deriva da una costruzione precisa e mirata, che ha alle spalle la comprensione di un concetto e di un sentimento. L’aspetto emozionale, è fondamentale. Spiccando all’interno del tessuto sociale odierno, propone una prospettiva più profonda e un punto di vista alternativo. Stili e generi diversi vengono mescolati con estrema naturalezza. La consapevolezza post-pandemica dell’importanza del tempo, definito dal direttore creativo come il lusso più grande per l’essere umano, ha implicato un processo di design molto più aperto tra colleghi e aziende. L’intensa collaborazione ha permesso la crescita dei codici creativi della brand identity; una crescita assecondata e supportata anche dai fondatori asiatici.
Sul piano creativo, è forte l’ispirazione che il marchio attinge dall’arte contemporanea e dal lavoro degli artigiani.
Brendan Mullane
rivendica il suo amore per il mondo Alaia, per la scultoreità, per la cultura in generale, che cerca di inserire nella sue creazioni, secondo un pensiero che rompe gli schemi della moda. In merito alla moda genderless, il designer ritiene che quest’ultima dovrebbe appartenere alla possibilità di scelta quotidiana di ciascuno. Il guardaroba non dovrebbe porre alcuna costrizione, e un uomo dovrebbe poter tranquillamente indossare dei capi tipicamente femminili e viceversa. Il marchio celebra, appunto, una bellezza istintiva, priva di confini, che trascende l’idea di una perfezione sistematica e che permette alla gente di sognare.
Relativamente ai processi produttivi, il lavoro del fashion collective si basa sull’artigianato di piccola scala, al fine di mantenere vive le realtà imprenditoriali familiari.
I materiali di eccelsa qualità, per i quali la longevità ne rappresenta la matrice essenziale, provengono da concerie italiane, inglesi e giapponesi. Lo spirito di condivisione tra tecniche italiane e asiatiche, influenza notevolmente lo storytelling dei disegni di Mullane. Una visione organica che accoglie opinioni e concetti diversi e che si nutre dei viaggi e delle voci più disparate. L’ispirazione principale del design dei capi è legata al rapporto tra figura umana, luci e ombre. A partire dall’osservazione dell’architettura di metà 900 e dell’estetica astrattista, le silhouette riescono a coniugare l’arte concettuale con la vita di tutti i giorni.
Gli abiti si configurano come estensioni naturali del mondo circostante.
Il taglio di una giacca o l’ondeggiare di una gonna diventano l’esito del rapporto che l’uomo intesse con l’ambiente esterno, del modo in cui il corpo plasma la luce e proietta la propria ombra. Nonostante le collezioni pret-à-porter presentino sia la linea uomo che quella donna, le sagome dell’abito conservano le caratteristiche tipiche dell’affascinante e potente sartoria maschile. Il lavoro di Anest Collective si configura come una sorta di sofisticato trompe l’oeil, in cui, a primo sguardo, gli abiti sembrano una cosa ma poi, se osservati meglio, rivelano la loro vera forma. Questo principio vale soprattutto per gli abiti chemisier estivi, in cui una forma essenziale viene elevata ad un motivo elaborato ma mai ostentato, come la leggera plissettatura.
Vi è, poi, una particolare attenzione ai dettagli più meticolosi, come il collo in pelle raffinata dei car coat. Anest Collective è un brand di lusso, costruito attorno ad una visione poetica e priva di coordinate spazio temporali. Il suo lavoro dimostra che una creazione di impatto non può mai essere il risultato casuale di un pensiero sporadico, ma il frutto di onestà, solida consapevolezza e creatività. L’alta moda supera la mentalità del single use tipico della fast fashion e, proprio come Anest, valica le tendenze e crea capi che durano per sempre.
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